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Storia di una ladra di libri

Storia di una ladra di libri di Markus Zusak edito da Frassinelli prima edizione 2005.

Questo è un romanzo atipico per varie ragioni; intanto è uno dei pochi libri in cui la seconda guerra mondiale ci viene raccontata dalla parte della Germania e non dalla parte degli ebrei o degli alleati; inoltre l’io-narrante è decisamente atipico (non scendo in particolari per non togliere la sorpresa al lettore).

La piccola Liesel Meminger sta viaggiando insieme alla mamma e al fratellino diretta al piccolo paese vicino Monaco dove vive la famiglia che ha adottati i due bimbi (ma questo loro non lo sanno). Inaspettatamente il fratello di Liesel muore durante il viaggio in treno e viene seppellito durante una sosta del viaggio.

Proprio questa sosta farà di Liesel la ladra di libri annunciata dal titolo infatti, durante l’interramento del cadavere del fratello, il caso aiuta Liesel a trovare un libretto nella neve. Senza pensarci troppo la giovane lo raccoglie e lo nasconde.

La bambina non sa leggere eppure l’attrazione di quel piccolo oggetto (che immagino nero e consunto) è troppo forte e che, per la bambina, diventa un tesoro inestimabile.

Giunta nella famiglia adottiva e dopo aver superato il trauma dell’abbandono da parte della madre, Liesel inizia la sua vita con la nuova famiglia. Il padre è un uomo buono che cerca in tutti i modi di mettere a suo agio la piccola, mentre la madre adottiva è una specie di arpia che la maltratta e la riempie di parolacce ma che si rivelerà, nel corso del romanzo, molto meno cattiva di quanto possa apparire.

E’ una vita dura quella che Liesel affronta fatta di consegne del bucato stirato dalla madre, poche gioie, scuola, amicizie nuove e giochi con in sottofondo il rumore sordo della guerra.

Grazie al padre adottivo Liesel inizia ad imparare a leggere e, il libricino che ha rubato diventa il loro libro di testo.

Questo appuntamento notturno si trasforma nel filo che legherà il rapporto tra la piccola e il padre. Proprio quando sembra che tutto si stia volgendo al meglio (guerra permettendo) ecco che entra in scena un nuovo personaggio; Max è un ebreo in fuga dai nazisti che cerca rifugio nella casa dei genitori di Liesel.

La storia acquisisce quindi una nota di tragica urgenza. Liesel sa che se i nazisti dovessero trovare Max nascosto nella loro casa per loro sarebbe la deportazione immediata in un campo di concentramento se non addirittura la morte, eppure il personaggio di Max la affascina; pian piano tra i due si stringe una bella amicizia. Liesel aiuta Max a sopportare i lunghi giorni di solitudine nella cantina di casa e Max aiuta Liesel con i suoi racconti.

Durante una manifestazione per il compleanno del Fuhrer (in cui la partecipazione è obbligatoria) vengono accatastati i libri che il regime ritiene pericolosi o sovversivi e vengono dati alle fiamme. Quando la festa è finita Liesel si accorge di un piccolo libro che non è stato divorato dalle fiamme e, nonostante il pericolo e la paura, lo nasconde sotto la giacca. Non sarà l’ultima volta che la protagonista si troverà a rubare libri.

La trama è molto complessa perchè entrano in gioco svariati elementi, personaggi, cause ed effetti; nonostante ciò il libro è scorrevole e molto gradevole alla lettura.

I personaggi sono ben delineati e, per la prima volta assistiamo al racconto della guerra dalla parte del popolo tedesco. La fatica di convivere con una guerra devastante, la disillusione di un popolo che non ne capisce le motivazioni, la fame, la difficoltà di sopravvivere sia agli stenti che al regime nazista, il tutto visto dagli occhi di una ragazzina prima e dei suoi amici poi.

Libro molto interessante, la cui trovata geniale sta non tanto nella trama stessa, quanto nella voce narrante. Per la prima volta sentiamo le opinioni e i sentimenti di chi ci spaventa ancestralmente, e sono sensazioni che certo non ci aspetteremmo da lei.

Libro consigliato.

Splendore

Splendore di Margaret Mazzantini edito da Mondadori prima edizione 2013.

I protagonisti di questo romanzo sono due ragazzi, che diventano poi due uomini e che vivono i propri destini. Il primo eclettico e vitale; carnale e sofferto il secondo. Un legame fortissimo che però ha tempi di realizzazione diversi.

I due protagonisti Guido e Costantino sono due navi che si incrociano nella nebbia, che iniziano un rapporto che potrebbe essere stupendo ma, a causa della differenza di tempi che c’è tra loro si trasforma in un lotta continua.

Guido è il figlio dei ricchi dell’ultimo piano e Costantino, ricco di umanità e spirito, è figlio del portiere e vive nel sotterraneo. Non c’è coppia peggio assortita di questi due adolescenti eppure, proprio per questo, l’attrazione chimica che svilupperà tra loro sarà fortissima.

Le loro vite scorreranno parallele e, durante il viaggio i due ragazzi si occhieggieranno più e più volte, si annuseranno, conoscendosi fino nell’anima.

Il loro rapporto sarà una continua attrazione e repulsione, vergogna e violenza, vicinanza e distanza.

La vita li allontanerà come solo lei sa fare, ma l’attrazione tra loro sarà tanto forte da farli rincontrare proprio quando credono di aver finalmente trovato la pace nella loro distanza. Ci saranno matrimoni veri ed altri di facciata. Ci saranno risate e lacrime, baci e pugni.

E’ stato il primo romanzo che io abbia letto della Mazzantini e temo che sarà anche l’ultimo.

La sua scrittura è aulica, pomposa, verbosa, autoreferenziale e sterile; sfoggia una gigantesca conoscenza di parole e costruzioni per scrivere una storia che gira, avanza, si arrotola su sé stessa, torna indietro, procede, si ritrae, divaga, continua senza mai giungere ad una vera esposizione di sentimenti.

I personaggi sono poco definiti, soprattutto dal punto di vista psicologico. Le ambientazioni sono banali e anche i rapporti che i due costruiscono al di fuori dal proprio, sono opachi come i vetri delle docce.

Ho riflettuto a lungo prima di scrivere questa recensione ma, la mia onestà intellettuale, reclama che io dica le cose come le penso. La storia in se poteva essere trattata molto meglio. A mio modestissimo parere, l’autrice avrebbe dovuto concentrare la sua attenzione non sulla difficoltà dei due di stare insieme, ma sulle cause psicologiche di tale difficoltà.

Poteva essere un grande, trionfale omaggio all’amore omosessuale ed invece è una insulsa storiella d’amore tra due uomini che lascia l’amaro in bocca.

Libro assolutamente non consigliato.

Il baco da seta

Il baco da seta di Robert Galbraith edito da Salani prima edizione 2014.

Togliamoci subito le incombenze: Robert Galbraith è lo pseudonimo usato da J. K. Rowling per pubblicare romanzi dopo la fine della saga di Harry Potter. Questo è il terzo scritto editato con questo pseudonimo ed è il secondo che ha per protagonista Cormorn Strike.

Strike è un investigatore sui generis ma con un gran fiuto. Nato dalla relazione extra-coniugale tra il cantante John Robeky e la groupie Leda Strike, non ha mai avuto frequentazioni con il padre verso cui nutre un sentimento molto negativo nemmeno troppo celato. E’ un uomo alto, con un naso da pugile ed è spesso stropicciato (non solo negli abiti che indossa). Arruolatosi nell’esercito inglese partecipa alla guerra in Afganistan dove perde una gamba. Congedatosi apre uno studio di investigazione privata.

In questo romanzo Strike dovrà seguire le tracce lasciate da Owen Quine prima della sua scomparsa. Quine è uno scrittore che ha pubblicato un ottimo primo romanzo ma che poi si è perso e i suoi lavori seguenti non erano all’altezza del primo.

Non è la prima volta che Quine scompare ma, prima d’ora non è mai stato via così a lungo e la moglie ha urgenza di ritrovarlo. Appena l’investigatore inizia a smuovere le acque appare subito chiaro che dietro alla scomparsa di Quine c’è molto più di quello che ci si aspettasse.

L’autore è andato via di casa portandosi dietro il manoscritto del suo ultimo romanzo in cui ha tracciato una serie di ritratti velenosissimi di quasi tutte le persone che conosce, in special modo di quelli che svolgono la sua stessa attività.

Se venisse pubblicato il libro di Quine porterebbe parecchio scompiglio in questo mondo dove tutti odiano tutti. Diventa pertanto difficile per Strike barcamenarsi alla ricerca del filo logico che lo potrebbe portare alla soluzione del caso.

Strike si deve quindi addentrare nel mondo dell’editoria scoprendo altarini e gelosie, ripicche e cattiverie, sotterfugi e verità taciute.

Anche in questa investigazione Strike è affiancato dalla brava e capace assistente Robin Ellacott giovane e determinata, che in questo secondo romanzo avrà un ruolo molto importante.

Trattandosi di un “giallo” ho volutamente tralasciato moltissimi elementi che l’autrice, maestra nel mantenere la suspance e nel nascondere gli indizi, ha disseminato per tutto il romanzo.

Ancora una volta la Rowling/Galbraith ha scritto un ottimo romanzo in cui la trama è avvincente, i personaggi sono accuratamente dipinti e il lettore viene incatenato alla sequenza delle vicende fino alla naturale conclusione del romanzo.

Libro consigliato.

Oltre il confine

Oltre il confine di Cormack McCarthy edito da Einaudi prima edizione 1994.

Billy Parham è un cowboy adolescente che vive in Texas; la sua esistenza è monotona, sottoposta ai voleri del padre e soprattutto, senza alcuno sbocco. La vita però gli fornisce un’occasione che Billy non si lascia sfuggire.

Quando un lupo, probabilmente solitario, attacca gli animali attorno al villaggio, Billy e suo padre si mettono alla ricerca nella speranza di poterlo uccidere.

Dopo aver posizionato varie trappole che il lupo fa scattare senza mai restarci impigliato e dopo lunghi appostamenti la fortuna mette Billy e il lupo (o sarebbe meglio dire la lupa), uno di fronte all’altra da soli.

Billy imbraccia il fucile per ucciderla ma quando la guarda negli occhi, improvvisamente capisce che non potrà mai farle del male. Senza porre tempo in mezzo parte con il suo cavallo, il suo fucile e “la sua lupa” a cui lega strettamente le fauci, con l’intento di riportarla sulle montagne del Messico. Nel corso del viaggio Billy “addomestica” il lupo, e al contempo, avrà modo di mettere alla prova la sua vita e il proprio coraggio.

Tante sono le avventure e le sfide che dovrà affrontare il giovane; conoscerà la bontà d’animo ma anche la crudeltà; stringerà una bellissima amicizia con un animale feroce e conoscerà la ferocia degli uomini.

Ritornato da questo prima avventura (che non vi dico come si conclude) Billy partirà nuovamente insieme al fratello Boyd e di nuovo affronterà le intemperie, i pericoli e, purtroppo gli uomini e la loro cattiveria.

Si potrebbe quasi dire che questo romanzo sia una bellissima e crudele storia d’amore. Un lungo viaggio avventuroso che porterà i due fratelli ad avvicinarsi, dividersi ed infine ritrovarsi, riconoscendosi non soltanto come fratelli ma soprattutto come uomini.

L’azione si svolge tra il Texas e il Messico alle soglie della Seconda Guerra Mondiale ma la vita ruvida e spartana, i panorami mozzafiato e la bellezza dei sentimenti di fratellanza e amicizia dei due giovani sono talmente imperanti da nascondere le brutture della guerra in arrivo.

I personaggi sono oggettivamente pochi, anche perchè i veri protagonisti di questa storia sono i comportamenti, i sentimenti e i pensieri di Billy.

McCarthy è grandioso in questo romanzo a raccontare le immagini delle praterie, delle montagne e della vita dei cowboys.

A mio modestissimo parere siamo di fronte ad un libro emozionante sotto tutti i punti di vista.

Libro consigliato.

Noi siamo infinito – Ragazzo da parete

Noi siamo infinito – Ragazzo da parete di Stephen Chbosky edito da Sperling & Kupfler prima edizione 1999.

Si tratta di un bel romanzo epistolare in cui si racconta la vita di un adolescente (probabilmente un po’ disadattato) noto con lo pseudonimo di Charlie.

Le lettere su cui si basa il romanzo, sono indirizzate ad un “amico” anonimo del quale Charlie ha sentito parlare a scuola e non vuole che questi provi a scoprire chi sia in realtà.

E’ il primo anno di liceo del protagonista e nell’estate precedente il suo migliore amico ha compiuto suicidio lasciando Charlie da solo ad affrontare la nuova vita liceale.

Charlie ha un fratello che frequenta già l’università ed una sorella più grande che ormai orbitano lontano dalla sua vita. E’ un ragazzo solitario e un pochino asociale eppure, grazie all’incontro con Sam, una bella ragazza con gli occhi tanto verdi che quando lo guarda fa tremare il mondo, e il di lei fratellastro omosessuale Patrick, Charlie riesce a rompere il guscio di solitudine che lo avvolge e si getta nella serie delle “prime volte” che caratterizzano la sua età. La prima festa, la prima rissa, il primo amore, le prime sigarette.

Charlie trova il coraggio di dichiararsi a Sam la quale, in un impeto di tenerezza lo bacia, ma gli ricorda anche che lei è troppo grande per lui e chiede di rimanere amici.

 Per superare il colpo Charlie trova una che non gli piace neanche troppo e fa il primo sesso della sua vita senza nemmeno sapere il perché.

Patrick e Sam continuano a far parte dell’esistenza di Charlie dispensando consigli, presentandogli amici e iniziandolo all’uso di droghe.

Charlie ha anche la fortuna di avere un professore di letteratura inglese che lo sprona alla lettura consigliandogli molti titoli e chiedendogli di farne delle recensioni che poi valuterà ma che non influiranno con i suoi voti. Grazie a queste letture Charlie scoprirà il gusto dell’introspezione e analizzerà i propri sentimenti.

Questo mix esplosivo di cose trasforma ben presto Charlie in un confidente perfetto; il ragazzo a cui tutti si rivolgono per consigli, per farsi ascoltare e per raccontare i propri segreti certi che mai li rivelerà. Ma il segreto più grande è proprio Charlie a tenerlo nascosto nell’intimo profondo della sua anima e, chiaramente lo scopriremo soltanto al termine della lettura.

Charlie è ovviamente uno che vive sempre un po’ ai margini di qualsiasi gruppo di cui faccia parte. Sempre la figura sullo sfondo e mai il vero protagonista (ragazzo da parete appunto).

Libro all’apparenza adolescenziale è invece un ottimo romanzo di formazione che ci permette, a qualunque età, di analizzare il nostro rapporto con noi stessi, con la nostra psiche e che racconta dei disastri che possono derivare al nostro io, se non sistemiamo accuratamente i pezzi delle nostre paure psicologiche.

Gli attori sono ben delineati e la scrittura è fluente. Mi è piaciuto seguire la storia di Charlie perché in alcuni momenti mi sono riconosciuto in lui (in fondo chi di noi non si è sentito almeno una volta un “ragazzo da parete”?).

Anche se tratta della parte psicologica della vita di una persona non siamo di fronte ad un noioso trattato e quindi è più facile “digerire” quelle analisi che aiutano chiunque ad scrutare, conquistare o fortificare la propria montagna di autocoscienza.

Libro consigliato.

Lucernario

Lucernario di José Saramago edito da Feltrinelli, prima edizione 2011.

Prima di avventurarci nel racconto di questo romanzo del grande autore portoghese, è necessaria una brevissima nota introduttiva.

José Saramago muore nel 2010 ma questo romanzo è stato scritto sessanta anni prima da un Josè giovane che ancora non era assurto all’onore delle cronache letterarie. La mancata pubblicazione si deve innanzitutto alla casa editrice a cui l’autore invio il manoscritto (di cui non aveva una copia), che rifiutò la pubblicazione; così il volume, anziché essere gettato, venne posto negli archivi della casa editrice.

Solo dopo molti anni Saramago richiese la restituzione del manoscritto che però sembrava essere andato perduto. Fortunatamente durante il trasloco dell’editore si rintracciò il volume e la casa editrice chiese all’autore il diritto di pubblicarlo; l’autore negò l’autorizzazione e decise che non sarebbe mai stato pubblicato se non dopo la sua morte.

Nel romanzo l’autore ci racconta la vita di un condominio della zona popolare dove vivono sei famiglie. L’azione è ambientata nella Lisbona salazarista del 1952.

La trama del romanzo è abbastanza semplice. Sembra quasi che le pareti di questo condominio siano di vetro e ci permettano di vedere le vite dei suoi abitanti. Scorgiamo quindi la famigliola distrutta dal dolore della perdita della figlioletta; ci accostiamo alla vita della famiglia che combatte per garantire alla figlia un avvenire sereno, e al desiderio di questa figlia di fuggire da quell’ambiente opprimente che è la sua stessa casa; spiamo la vita serena di una donna sola che sfrutta la propria bellezza facendosi mantenere dal ricco amante, senza che questo sia, per lei, motivo di preoccupare o remora; entreremo nella vita del vecchio calzolaio e di sua moglie quando decidono di affittare una stanza della casa ad Abel, un giovane intellettuale libertario che legherà con i padroni di casa (soprattutto con il ciabattino) e che darà una forte scossa alla loro routinaria esistenza, senza però che questa cambi veramente.

Il rapporto tra Abel e il vecchio padrone di casa è sincero e profondo (quasi un amore ante litteram); li vediamo in un formale balletto di avvicinamenti ed allontanamenti, frequentarsi, annusarsi, studiarsi, conoscersi ed abbandonarsi.

E’ folle notare come in questo romanzo giovanile di Saramago ci sia già “in nuce” tutta la poetica del grande scrittore andaluso; quasi come se avesse voluto racchiudere le caratteristiche della sua scrittura in un unico testo e come se, i successivi romanzi, fossero una rielaborazione estesa dei temi trattati in questo primo volume (che però sarà l’ultimo in ordine di pubblicazione).

Che dire della capacità descrittiva di Saramago che non sia già stato detto abbondantemente? Come al solito il grande portoghese racconta immagini, sensazioni, emozioni e personaggi in maniera meravigliosa lasciando sempre al lettore la possibilità di personalizzare con la propria fantasia quelli che sono gli elementi raccontati. Ecco quindi che ognuno di noi si ritrova catapultato in una Lisbona che è uguale a sé stessa ma al contempo assolutamente unica ed incondivisibile, a contatto con i personaggi che sono diversi di lettore in lettore.

Forse questa è proprio la chiave che ha portato Saramago al grande successo letterario e alla assegnazione del Premio Nobel per la letteratura nel 1998.

Anche se non serve dirlo, libro consigliatissimo

Pantumas

Pantumas di Salvatore Niffoi edito da Feltrinelli prima edizione 2012.

Come al solito Niffoi scrive un racconto corale che avvince il lettore e gli permette di sognare con la solita ricetta di storie minime di una Sardegna poco nota, dura ma al contempo, dolce e affascinante.

L’azione si svolge nel paese di Chentupedes (un paese barbaricino di cinquanta anime e quindi cento piedi), nel novembre del 1964.

Nel paese è tradizione che i morti siano in coppia, cioè solitamente alla morte del marito segue immediata la morte della moglie e viceversa. Questa tradizione viene spezzata con la morte di mannoi Lisandru.

Mannai Rosaria Niala è così convinta che il cielo si sia preso suo marito anzitempo, che lo aspetta pregando per un anno intero; alla scadenza dell’anno, come per magia, mannoi Lisandru ritorna in vita e lei lo accoglie con la stessa gioia con cui una sposa accoglie il marito di ritorno da un lungo viaggio.

Mannai Rosaria è certa che sia tornato per morire assieme a lei ma prima che questo accada è necessario raccontare i passaggi importanti della vita di Lisandru e a questo compito si dedica Serafinu Marradu che proietta le bobine del film della sua vita.

Nel mentre che il racconto avanza Lisandru ringiovanisce (Benjamin Button barbaricino) fino a giungere ad essere un infante tra le braccia della moglie che capisce di essere pronta a partire insieme a lui.

Libro fantastico; Niffoi ha abituato molto bene i suoi lettori. Anche le pagine di questo romanzo sono impregnate dai profumi, dagli odori, dai sapori ma soprattutto dagli umori di quella terra stupenda che è la Sardegna, con le sue asprezze accompagnate dalle sue meravigliose dolcezze; da un popolo forte e fiero dalla storia millenaria e delle sue tradizioni.

La lingua di Niffoi è sempre un mix di dialetto e lingua italiana. Un mix perfetto che permette al lettore, anche il meno avvezzo alla lingua locale, di cogliere tutte le sfumature dei dialoghi, tutto l’amore per quella terra aspra e bellissima ma soprattutto tutti i giochi di parole che l’autore si è divertito ad inserire nei nomi e soprannomi dei luoghi e delle persone.

Come in tutti i romanzi di Niffoi, i personaggi sono appena accennati, ma sufficientemente definiti perchè l’immaginazione del lettore possa “completare il disegno”.

Leggendo questo romanzo mi è sembrato di essere tornato in Sardegna. Ho riassaporato il profumo forte del mirto, ho rivisto i colori di questa terra stupenda, narrata magnificamente da questo autore straordinario.

Libro molto consigliato.

Tatuaggio

Tatuaggio di Manuel Vazquez Montalban edito da Feltrinelli prima edizione 1974.

Si tratta del primo romanzo con protagonista Pepe Carvalho anche se in realtà il primo vero romanzo con questo personaggio è “Ho ammazzato J. F. Kennedy” in cui la storia onirica e sconclusionata non permette al personaggio Carvalho di uscire allo scoperto.

Scritto nel 1975 per scommessa etilica Tatuaggio è un ottimo romanzo poliziesco e lo si può considerare come un vero e proprio “biglietto da visita” di questo detective anomalo, del suo mondo, della sua bizzarra filosofia.

E’ un investigatore un po’ spiegazzato, buongustaio, disincantato (alimenta il camino con libri che non legge), ex agente CIA, ex comunista, colto, acuto e pronto ad affrontare qualsiasi avvenimento con un sorriso ironico.

La storia è semplice. Pepe viene assunto dal signor Ramòn per investigare circa l’identità di un cadavere senza volto, ripescato in mare a pochi chilometri da Barcellona. Unico indizio a disposizione un inquietante tatuaggio che recita: “Sono nato per rivoluzionare l’inferno”.

Da questa labile traccia il detective inizierà il proprio percorso che lo porterà dai sordidi bassifondi di Barcellona fino ai Paesi Bassi a contatto con varia umanità; tra storie di droga e prostituzione sembra che l’indagine “giri a vuoto” e che il protagonista si sia perso in un groviglio di eventi apparentemente non collegati; eppure nella tecnica investigativa di Carvalho c’è del metodo e, grazie alla sua perspicacia e alla sua umanità giungerà fino alla tragica ed inevitabile risoluzione del mistero.

Trattandosi di un giallo non voglio dare troppe informazioni a chi vorrà cimentarsi nella lettura di questo ottimo romanzo che permette di vedere, attraverso gli occhi del detective, la crudeltà di alcuni esseri umani ma anche l’umanità di molti altri.

Attraverso questo romanzo entriamo per la prima volta nel mondo affascinante dei personaggi creati dalla fervida immaginazione di Vazquez Montalban. Ad una prima occhiata sembrano i personaggi di un circo un po’ tristi e affannati, un po’ cialtroni ma al contempo molto umani; pieni di difficoltà ma anche di tanta allegria; pronti ad affrontare con un sorriso le sfide della vita.

Il modo di scrivere dell’autore è molto scorrevole, il libro è affascinante e cattura dalle prime pagine. Sembra di camminare con il protagonista attraverso le strade della sua Barcellona. Alle spalle di Pepe Carvalho, ci infiliamo in un viale stretto, umido e buio e siamo subito catturati dalla maestria di questo autore straordinariamente abile nel raccontare le ambientazioni, le emozioni e la sordidezza dell’animo umano.

Libro consigliato.

Einstein – La sua vita, il suo universo

Einstein – La sua vita, il suo universo di Walter Isaacson edito da Oscar Mondadori prima edizione 2007.

Non so voi, ma io ho sempre immaginato Einstein come un signore anziano un po’ strano e con una massa di capelli scompigliati che riempiva lavagne su lavagne di formule complicate ed invece il ritratto che viene fuori dalla lettura di questo libro è quello di un uomo normale, con un cervello eccezionale che cerca in tutti i modi di trovare una formula al caos del mondo. Una formula che valga tanto per il micro quanto per il macro-cosmo.

Ovviamente, essendo una biografia, racconta la vita nel suo divenire. Quindi seguiremo prima il giovane Albert con le sue difficoltà di trovare un’occupazione che sia consona ai propri studi; Lo vedremo dibattersi nelle difficoltà di convenzioni sociali che non sempre condivide e che raramente comprende; spieremo dalla sua spalla la fase intuitiva e creativa delle sue scoperte.

Però vedremo anche l’uomo Einstein; i suoi amori giovanili, il suo impegno con la prima moglie con cui credeva di avere in comune l’universo, le difficoltà di interazione con i figli, l’avvento del vero amore con una donna che fatica a capire le sue motivazioni scientifiche, l’esule che scappa in terra straniera perchè non condivide la brutalità del proprio paese, l’impiegato dell’ufficio brevetti di Berna e tanti tanti altri momenti.

Troppe sono le cose che questo libro racconta ma vorrei soffermarmi brevemente su un paio di esse. Innanzitutto una cosa mi ha stupito. Come scienziato Einstein non effettuava verifiche empiriche alle proprie intuizioni basate su esperimenti mentali ma lasciava alla comunità scientifica l’onere della confutazione; invece, come uomo, mi ha fatto sorridere e piacevolmente sorpreso la sua grande capacità di ironizzare su qualsiasi argomento, la sua grande arguzia nel discorrere con chiunque avesse il piacere di entrane nell’arena della sua vita. Si racconta che all’ufficiale della Dogana che gli chiese: “razza?”, rispose senza porre tempo in mezzo “umana, spero”!

Il modo di scrivere di Isaacson è perfetto per raccontare, anche a chi non ne ha mai sentito parlare la vita dei grandi. Già avevo letto la sua biografia di Steve Jobs e con questo libro ho avuto la conferma della sua notevole capacità di essere voce narrante discreta ma potente delle esistenze dei grandi uomini.

Ovviamente nel libro sono presenti anche le elaborazioni ed i ragionamenti sui vari argomenti che il grande scienziato fece nel corso delle sue ricerche, e devo ammettere che di molti di questi argomenti ignoravo (e continuo ad ignorare quasi totalmente) il significato. Soprattutto su quegli argomenti che maggiormente si discostano dalla realtà come la teoria delle stringhe o come Einstein sia pervenuto alla famosissima equazione E=mc2.

Però non dovete farvi intimorire da queste piccole difficoltà, il valore del libro si estrinseca anche solo nella narrazione della vita avventurosa (per certi versi), riflessiva per altri di un uomo che da solo ha cambiato il mondo, e che ha smentito Lord Kevin che agli inizi del 900 dichiarava che la fisica non aveva più nulla di nuovo da scoprire.

Libro consigliato.

Open

Open di Andre Agassi edito da Einaudi prima edizione 2009.

Il sottotitolo del libro è “La mia storia”, e chiaramente è la biografia, anzi l’autobiografia di Andre Agassi.

Pur trattandosi della vita di uno sportivo non è un libro banale ed il tennis serve all’autore solo per raccontarci la vita che riempie le pause dal tennis.

Il primo capitolo si intitola “La fine” e inizia dicendo “Apro gli occhi e non so dove sono o chi sono. Non è una novità: ho passato metà della mia vita senza saperlo. Eppure oggi è diverso. E’ una confusione più terrificante. Più totale”.

Tutto prende le mosse dall’ultimo incontro che gioca Agassi come professionista e dalle difficoltà di affrontare, non tanto l’avversario oltre la rete, quanto quello che vive nella sua testa.

Entriamo così nel flusso di pensieri di Andre che ci racconterà tutta la sua esistenza; dall’infanzia in famiglia con un padre ossessionato dall’idea del successo come chiave per la ricchezza, al matrimonio farsa con Brooke Shields, fino al vero amore che arriva quando meno ce lo si aspetti.

Non voglio anticipare niente a chi deciderà di affrontare questo libro che è scritto proprio come un romanzo; però al contempo vi dirò quale è stato l’episodio che ho sentito maggiormente come mio. Andre racconta del “drago” che è un lanciapalle che suo padre ha modificato perchè le palline vengano scagliate più spesso e più forti del normale. Questa figura del drago inseguirà il tennista per tutta la sua vita sportiva.

Dal punto di vista letterario è scritto molto bene, lo stile è scorrevole e molto intrigante. Non vi annoierete mai durante la lettura di questo libro e, se come me avete guardato il tennis degli anni 80-90, allora farete anche un bel giro nei ricordi leggendo il resoconto delle partite giocate da Agassi.

La parte però che maggiormente vi rimarrà dentro il cuore sono le sensazioni e le emozioni di un ragazzo che non ha mai capito cosa volesse fare, ma che di certo non avrebbe mai voluto giocare a tennis.

Allego gli scritti presenti sul quarto di copertina iniziale e finale tanto per farvi capire cosa potrete trovare nel libro.

Se colpisci 2500 palle al giorno, cioè 17500 la settimana, cioè un milione di palle l’anno, non potrai che diventare il numero uno. Questo è quello che il padre-padrone di Agassi ripeteva ad Andre bambino, costringendolo ad allenamenti disumani nel cortile di casa contro una sorta di drago sputapalle di sua invenzione. Un padre dispotico e ossessivo che con i suoi metodi brutali diede l’avvio a una delle carriere sportive più sfolgoranti e anche controverse di tutti i tempi. Perchè Andre Agassi con i suoi capelli ossigenati, l’orecchino e le tenute sportive più da musicista punk che da tennista, ha sconvolto l’austero mondo del tennis”.

Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giovare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perchè non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l’essenza della mia vita…”.

Libro consigliato.