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Tutta colpa di New York

Tutta colpa di New York di Cassandra Rocca edito da Newton Compton – prima edizione 2013.

Il sottotitolo ideale di questo libro dovrebbe essere “Se pensi che i sogni non si avverino mai, ricorda che a New York tutto può succedere”.

Inizio spoilerando la dedica scritta dall’autrice, che io trovo bellissima, e che recita: “A chi continua a credere, nonostante tutto”.

In un piccolo quartiere residenziale di Staten Island vive Clover O’Brian, di professione personal shopper (per chi non lo sapesse, lavora comprando i regali per interposta persona, oppure accompagna le persone e consiglia loro quali siano i regali più adatti; il tutto ovviamente in cambio di denaro); Clover adora il periodo natalizio. Ne è completamente posseduta; il suo spirito natalizio si accende come le luci degli alberi di Natale fin dalla Festa del Ringraziamento.

Cade Harrison è un attore hollywoodiano famosissimo, bellissimo, corteggiatissimo, ricchissimo che vive in un mondo che non esiste, inseguito dai paparazzi che vogliono ficcanasare qualsiasi avvenimento della sua vita, circondato da agenti e collaboratori “lecchini” che gli risolvono qualsiasi problema. Ma nonostante tutto questo Cade non è felice; sente che nella sua vita qualcosa non funziona, a partire dal fatto di aver appena interrotto una relazione amorosa con una collega meno famosa di lui, sempre molto bella e un po’ tanto isterica.

Proprio nel tentativo di riprendersi dalla fine di questo amore avvenuta attraverso il proprio ufficio stampa, e per mettere a tacere le polemiche fomentate dalla sua ex, Cade decide di accettare di passare le feste di Natale nella casa che gli presta un amico, a New York… più precisamente in un piccolo quartiere di Staten Island.

Ovviamente Clover e Cade sono destinati a conoscersi ma ogni volta che i due si incontrano Clover è in una situazione o condizione imbarazzante. Clover è abituata a vedere i divi di Hollywood solo sullo schermo del cinema o sul televisore ma nonostante gli imbarazzi, le due vite apparentemente inconciliabili, inciamperanno l’una nell’altra proprio nel periodo più emozionante e romantico dell’anno, nella città più fantastica e fantasmagorica del mondo.

Vedremo i due protagonisti avvicinarsi e allontanarsi come falene intorno ad una fiamma, o ballerini in una complicata coreografia decisa dal destino. Ogni volta che Clover si lascerà un po’ andare e proverà ad essere felice, accadrà qualcosa che le farà credere che Cade la stia sfruttando per della pubblicità gratuita.

Anche dei paparazzi inviati da giornali scandalistici si intrometteranno nella vita di Clover e Cade, mettendo a rischio una possibile relazione ancora in nuce.

La scrittura di Cassandra Rocca è fresca e scorrevole come l’acqua di un torrente di montagna; i personaggi sono ben immaginati e immaginabili. Favolosa l’idea di dotare Clover di una capigliatura rosso fiammante che accende la fantasia del lettore (e a quanto pare, non solo di quello). Ma l’idea migliore di tutte è quella di mettere in bocca a Clover una serie di battute al vetriolo che la ragazza rivolge al belloccione hollywoodiano.

La trama è relativamente semplice eppure il romanzo risulta molto piacevole, scorrevole e intrigante al punto da impedire al lettore di chiuderlo prima di essere giunti alla fine della storia.

Cassandra Rocca ha prodotto ottima letteratura, ricca di ironia, fresca e divertente. Aggiungete poi la bravura nel raccontare le mille luci di una città favolosa come solo “la grande mela” sa essere, ed ecco realizzato un ottimo romanzo che allieta il cuore del lettore, risvegliando in lui quello spirito natalizio che i più, hanno provato solo quando erano bambini.

Libro consigliato soprattutto nelle imminenze del Natale.

La cena di Natale

La cena di Natale di Luca Bianchini edito da Mondadori prima edizione 2013.

Dopo l’azzeccatissimo romanzo “Io che amo solo te” (di cui trovate la recensione su questo blog) Luca Bianchini ci regala l’ennesimo ottimo romanzo.

In questo, che è il sequel di Io che amo solo te, Bianchini ci racconta il secondo tempo del film. Avevamo lasciato tutti i protagonisti dopo la faraonica festa per il matrimonio di Chiara e Damiano, e ora li ritroviamo nelle imminenze della cena di Natale.

Polignano a mare si sveglia magicamente sotto la neve che stravolge la vita degli abitanti, Matilde (la moglie di don Mimì) riceve un anello di smeraldi come regalo dal marito che si sente colpevole per le troppe trascuratezze.

Questo regalo la fa così inorgoglire che decide, seduta stante, di organizzare un supermega cenone di Natale. L’obiettivo di Matilde è quello di umiliare Ninella, la consuocera. Ninella, da buona guerriera accetta la sfida.

Ecco quindi tutta la famiglia riunita nella casa di Matilde e don Mimì (che in paese tutti chiamato “il Petruzzelli”) in cui troneggia un abete di quasi quattro metri e “tempestato” di luminarie.

Ancora una volta seguiremo le avventure di Chiara e Damiano, della diciassettenne Nancy ossessionata dalla propria verginità, e di Orlando. Assisteremo alla preparazione e allo svolgimento di una cena di Natale che , per l’intreccio dei personaggi e delle storie, assomiglia sempre di più ad un minuetto in cui tutti seguono le regole del gioco ma al contempo cercano di mettere in difficoltà l’altro.

Ma nonostante tutto il trascorrere degli eventi, i veri protagonisti della storia sono ancora Ninella e don Mimì e il loro amore sempre sotto copertura eppure forte come un incendio.

Di nuovo li vedremo ballare una danza in controtempo rispetto a quella danzata da tutti gli ospiti della festa; ancora una volta si guarderanno, si studieranno, si ameranno a distanza e, forse ancora una volta ma sempre come la prima volta, sapranno di essere “altro” rispetto alla banale umanità che li circonda.

Bianchini ha colto ancora una volta nel segno con questo sequel del romanzo che tanta fortuna ha avuto alla sua pubblicazione, e che ha consacrato l’autore tra i best-seller dell’anno.

Inutile ripetere che i personaggi sono tratteggiati in maniera tale da permettere al lettore di figurarseli, eppure con la necessità di completarli usando la propria fantasia.

Proprio come al termine del libro precedente, anche alla fine di questo desidererete essere amici dei protagonisti per poter continuare ad infiltravi nelle loro vite e sognare con loro.

Notizia dell’ultima ora: da questi due libri dovrebbe essere presto realizzato un film per la regia di Marco Ponti.

Libro consigliato

Shantaram

Shantaram di Gregory David Roberts edito da Neri Pozza prima edizione 2003

Il sottotitolo di questo libro potrebbe essere “Diario di una rinascita” perchè proprio di questo si tratta. Di una rinascita vera e propria.

Si tratta di un bellissimo romanzo autobiografico in cui si raccontano le avventure di un eroinomane, rapinatore australiano, evaso dal carcere di Pentridge e rifugiato in India dove poi ha vissuto per oltre 10 anni.

Penso che il modo migliore per entrare nella meraviglia di questo volume sia lasciar parlare il libro stesso con quello che credo sia uno dei migliori incipit dei romanzi contemporanei.

Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare quello che so dell’amore, del destino e delle scelte che si fanno nella vita. Per capire l’essenziale, però, mi è bastato un istante, mentre mi torturavano legato a un muro. Fra le urla silenziose che mi squarciavano la mente riuscii a comprendere che nonostante i ceppi e la devastazione del mio corpo ero ancora libero: libero di odiare gli uomini che mi stavano torturando oppure di perdonarli. Non sembra granché, me ne rendo conto. Ma quando non hai altro, stretto da una catena che ti morde la carne, una libertà del genere rappresenta un universo sconfinato di possibilità. E la scelta che fai, odio o perdono, può diventare la storia della tua vita”.

Roberts ci immerge fin dall’inizio nella sua vita-avventura; è come se scendessimo con lui dall’aereo che lo deposita nella Bombay più “indiana” che mi sia mai capitata di visitare. Nella narrazione dell’autore se ne percepisce l’odore acre e speziato, si sente il trambusto, la lotta spasmodica per la vita, il calore afoso e appiccicoso; si apprezzano i volti differenti eppure noti del popolo.

Quasi impossibile fare una sinossi del romanzo ma alcune considerazioni mi sento di farle.

Vediamo Roberts scendere dall’aereo e immergersi in una città multicolore, multiforme, multietnica, multi-qualsiasi cosa e immediatamente eccolo in un “hotel” di infima categoria a condividere un po’ di droga con altri turisti.

L’incontro con un ragazzo del luogo di nome “Prabaker” sarà l’inizio della sua risalita. Tante sono le avventure che il protagonista vivrà. Lo vedremo organizzare una clinica gratuita in uno “slum” (che sono le baraccopoli più povere della città) dove imparerà a conoscere la cultura di un popolo che finirà per amare immensamente; lo vedremo alle prese con la maitresse più influente di Bombay che lo farà arrestare senza una vera colpa; entrerà in contatto il più potente boss della mafia locale che lo trascinerà in luoghi meravigliosi e spaventosi dell’India; diventerà molto ricco riuscendo allo stesso tempo ad avere un rapporto molto distaccato con il denaro.

Lo so che ho scritto tanto ma in realtà non ho ancora detto niente di questo romanzo. Il problema è che troppe sono le cose, le avventure, i profumi, i suoni, le emozioni, le disgrazie, le fortune, i tramonti che si possono trovare in questo ponderoso volume.

Vi prego, vi prego, vi prego non fatevi scoraggiare dalla dimensione di questo libro. E’ vero, sono oltre novecento pagine eppure scorrono veloci come l’acqua di un fiume impetuoso. Sarà grazie alla capacità di scrittura di Roberts che riesce con poche righe a raccontare sensazioni ed emozioni, sarà per le affascinanti immagini raccontate, sarà per la trama avvincente ma questo libro è veramente una “grossa” gemma.

Da leggere assolutamente gustandone sulla lingua i sapori.

Se domani farà bel tempo

Se domani farà bel tempo di Luca Bianchini edito da Mondadori prima edizione 2007

Sono ancora qua a recensire l’ennesimo ottimo romanzo di Luca Bianchini che nel panorama letterario italiano sta conquistando sostenitori in numero sempre maggiore.

Il protagonista di questa ennesimo romanzo si chiama Leonardo ma per tutti è Leon; è un giovane rampante della Milano bene; ha alle spalle scuole svizzere, master alla Bocconi, una famiglia importante, una madre pesante ed un padre assente e case sparse in posti mai banali.

Il ragazzo sa come godersi la vita, beve parecchio (per non dire troppo), ovviamente tira di coca ma soprattutto non lavora e ha una fidanzata bellissima, Anita, che lo lascia nelle prime pagine del libro.

Per il giovane rampollo è il primo no serio della sua vita. Questo improvviso stop alla sua autostima lo devasta al punto da farlo reagire decidendo di trascorrere alcuni giorni nella tenuta di famiglia in Toscana, alla vigilia di quella che si preannuncia già come una grande vendemmia.

L’idea è quella di oziare, fare lunghe passeggiate, divertirsi e cercare di non pensare a niente, soprattutto di non pensare a lei e invece la vita mette Leon in contatto con una realtà di cui egli non ha mai preso visione.

Avulso dalla propria realtà quotidiana il giovane Leon dovrà fare i conti con quelle piccole sfide che rendono la vita dolce e importante. Farà incontri sostanziosi, capirà che le persone per vivere hanno bisogno di lavorare e, forse per la prima volta nella sua vita, si renderà conto che la vera esistenza non è quella dorata del jet-set ma quella cruda e faticosa della provincia.

In contatto con la sua vita milanese attraverso un cellulare che prende solo sporadicamente, Leon si astrarrà a tal punto da mettere in discussione tutta la sua precedente esperienza, tutte le scelte fatte nella vita e, forse, inizierà un nuovo cammino più consapevole di se stesso e del mondo che lo circonda.

Con questo scritto Luca Bianchini ci racconta il jet set odierno, mettendo in evidenza con ironia e cinismo tutti i tic e le debolezze di un rampollo speciale: bello, dannato, vittima e carnefice della sua stessa vita ma soprattutto dannatamente sensibile.

Ancora una volta Bianchini dimostra la sua grande capacità di raccontare le vite dei suoi contemporanei. E’ evidente che questo autore sia abilissimo nell’immedesimarsi nei protagonisti dei suoi romanzi. Sembra quasi che riesca a viverne la vita che racconta, quasi come se ne avesse esperienza diretta.

Questo romanzo è una nuova conferma nella bravura dello scrittore torinese di raccontare i propri “attori” in maniera minima; ma quelle poche pennellate che lo scrittore elargisce sono sufficienti per permettere al lettore di imbastire un’immagine del personaggio e poi di caratterizzarlo con la propria fantasia in modo che ognuno di noi abbia un protagonista che è soltanto suo.

Il racconto scorre in maniera piacevole e divertente, i personaggi sono attraenti perché sanno farsi apprezzare fin dal primo incontro; la lettura è scorrevole e inchioda il lettore al romanzo al punto da provare una spasmodica necessità di sapere come va a finire, facendo terminare il libro molto rapidamente con quella sensazione di aver incontrato un ottimo libro e soprattutto un grande scrittore.

Ovviamente libro consigliatissimo.

Inferno (Dan Brown)

Inferno di Dan Brown edito da Mondadori prima edizione 2013.

Dunque… il solito Dan Brown e il solito Robert Langdon per il solito romanzo giallo.

Si tratta dell’ennesima “caccia al tesoro” e relativa “caccia all’uomo” perpetrata dal buon docente di simbologia di Harvard.

Ma andiamo con ordine.

Langdon si risveglia in un ospedale e non ricorda come e perchè ci sia arrivato. Lo stupore del protagonista aumenta quando scopre che si trova in Italia, a Firenze per la precisione, e che l’amnesia che soffre è dovuta ad un buco che ha in testa e del quale non ricorda assolutamente come se lo sia procurato. Il libro prosegue con una forsennata corsa alla ricerca dei ricordi del professore.

L’improvviso omicidio a bruciapelo del medico che lo sta curando, effettuato da parte di una misteriosa ragazza con una strana capigliatura, dà il via ad una ridda di eventi che porteranno il nostro arcinoto protagonista a scoprire una terribile minaccia.

In una tasca segreta della giacca del professore e della cui esistenza anche Langon era all’oscuro viene ritrovato no strano oggetto legato alla visione dell’inferno dantesco.

Nel corso di questa avventura Langdon sarà affiancato dalla dottoressa Sienna Brooks. Ovviamente niente filerà liscio e il nostro eroe si troverà a dover scappare da un fantomatico gruppo armato che lo vuole eliminare, risolvere enigmi partendo dall’Inferno di Dante Alighieri e “La mappa dell’inferno secondo Botticelli” per cercare di fermare una terribile minaccia che aleggia su tutta l’umanità.

Vedremo Landon in compagnia della Brooks attraversare Firenze prima, poi spostarsi (non senza difficoltà) a Venezia, per poi andare in un’altra città (che, per cattiveria, non vi dico) nel tentativo di scappare dal pericolo mortale che lo minaccia e, al contempo per cercare di dipanare una matassa molto intricata.

Sembra quasi che tutte le forze in gioco si siano coalizzate per impedire la ricerca del noto esperto di simbologia ma proprio quando sembra che sia arrivato il momento del primo caso senza soluzione da parte del professore, ecco che…

E’ un buon romanzo, ricco di colpi di scena, i personaggi e le ambientazioni così ben raccontate che è molto semplice “vedere” il professore e la sua bella amica muoversi nei vari scenari; indubbia è l’abilità di Brown nel tenere alta la tensione del lettore anche solo con lo stratagemma di interrompere il capitolo nel momento di massima suspance.

Devo ammettere però che il finale scelto dallo scrittore mi ha un po’ deluso. L’idea è abbastanza prevedibile e soprattutto non ha il mordente necessario per essere la degna conclusione di un libro che avrebbe potuto essere allo stesso livello di altri scritti di Brown.

Per tutto questo, nonostante la ricetta vincente scoperta anni fa dall’autore, questa sua ultima fatica manca di qualcosa; forse è proprio la pedissequa ripetizione di una ricetta ormai nota al grande pubblico, che fa sì che questo racconto sia meno avvincente dei precedenti e non certo per colpa dell’idea di fondo che è sicuramente buona.

Chi come me ha amato L’Inferno dell’Alighieri troverà molti motivi di gioia e molte soddisfazioni; però si tratta di un romanzo che si può gustare anche senza avere alcuna informazione sul libro di Dante.

Se non avete letto altro di Dan Brown forse vale la pena leggere uno dei precedenti; se invece avete già letto di questo autore non aspettatevi i fuochi d’artificio presenti in alcuni altri suoi scritti.

Consigliato come lettura leggera.

Lionel Asbo – Lo stato dell’Inghilterra

Lionel Asbo di Martin Amis edito da Einaudi, prima edizione 2013.

No, no, no… non ci siamo proprio. Questo libro proprio non l’ho gradito. Sia chiaro non dico che la lettura mi abbia disgustato o roba simile ma alla fine della lettura non ho trovato alcun motivo per consigliarlo o rileggerlo.

Bisogna dire che sul sito di Repubblica il titolo della recensione è molto azzeccato: “Frivola, trash e volgare: questa è l’Inghilterra oggi” ma andiamo per ordine. Partiamo dalla sinossi.

Il protagonista si chiama Lionel Asbo; in realtà non è vero perchè Asbo è il suo soprannome e deriva dall’ “Anti Social Behaviour Order” la legge voluta da Tony Blaire a fine anni 90 per combattere i comportamenti anti-sociali.

Dopo qualche esperienza in carcere per atteggiamenti violenti, droga, furto e via di seguito Lionel torna alla sua vecchia vita.

Oh sia chiaro… Lionel non è cattivo, ma è un campione di immoralità e sfrontatezza. La prova della sua bontà è il fatto che quando la propria sorella muore, Lionel ne adotta il figlio, Desmond immediatamente ribattezzato Des. Il ragazzo però è una continua delusione per lo “zietto” infatti ama lo studio e la lettura e sogna una vita normale con un lavoro ben pagato e una famiglia regolare.

Lo zio prova a fare di lui un bravo ragazzo propinandogli dei “buoni” consigli: “Perchè non te ne vai in giro a sfasciare qualche vetrina… oppure vattene a casa e guardati un porno come si deve”!

In tutto questo, all’improvviso, lo zio vince alla lotteria e diventa schifosamente ricco.

Ecco se fino a questo momento il libro aveva un suo perverso significato, d’ora in avanti si trascina stancamente fino ad un finale che non risolve le domande e che lascia con la delusione negli occhi.

Amis è un bravo scrittore non lo nego, ma probabilmente il tema non lo esaltava come avrebbe dovuto perchè il tono del libro è poco “sentito”; il personaggio di Asbo è sicuramente ben raccontato, ma è facile scrivere di un “cattivo”, ma tutte le altre figure sono poco disegnate e, soprattutto, mancano di quella forza e di quella profondità che trasformano un personaggio letterario in un grande amico.

L’immagine dell’Inghilterra che esce da questo romanzo è spaventosa. Sembra quasi che girato l’angolo che porta fuori dal centro delle principali città inglesi, ci si imbatta in sordide periferie trapuntate da casupole fatiscenti abitate da uomini squallidi perennemente alla ricerca di un’occasione per fregare il prossimo.

Insomma un libro che sono stato felice di finire e che non consiglio assolutamente di leggere. Una perdita di tempo.

Via da Brooklyn

Via da Brooklyn di Tim Mcloughlin edito da Marsilio prima edizione 2001.

Iniziamo con il “quarto di copertina”.

Finito il liceo per il diciannovenne Mike è tempo di scelte: restare a South Brooklyn, il quartiere di New York in cui è nato e cresciuto, oppure andarsene? Continuare gli studi, trovarsi un lavoro serie, o magari, seguendo le orme del padre, entrare nel remunerativo ma spietato mondo della malavita organizzata? In attesa di una decisione che è tutt’altro che ansioso di prendere, Mike si diverte, guadagna qualche soldo come autista per un servizio di taxi abusivi, frequenta i corsi serali al college e gioca al gatto col topo con l’eterna fidanzata Gina, disposta a tutto pur di mettergli un anello al dito. Ma due eventi, l’incontro con Kathy, sofisticata e intellettuale studentessa di Manhattan, e il brutale omicidio di un amico da parte della mafia, imprimeranno una brusca accelerazione alla vita di Mike, costringendolo a scelte molto più impegnative di quanto immaginasse.”

Dunque dunque… il giovane Mike si trova al primo vero bivio della sua vita ma preferisce bivaccare nella terra di nessuno dell’indecisione piuttosto che progettare e realizzare il suo futuro; in fondo è giovane, ha tutto il tempo per decidere cosa vuole fare da “grande”. Sarà quindi la vita che sceglierà per lui infilandolo in una situazione davvero pericolosa da cui uscirà smarrito e spaventato solo grazie all’acume e all’esperienza del padre, figura in chiaroscuro (più scuro che chiaro in realtà) ma con una propria morale.

Seguiremo Mike in giro per le strade, spesso pericolose, di Brooklyn, nei fumosi bar di periferia, nella sede della società di taxi per cui lavora, a casa di una fidanzata isterica e spasmodicamente alla ricerca di farsi sposare da Mike. Il personaggio della fidanzata è forse quello più azzeccato dall’autore. E’ isterica ma simpatica; l’ha caratterizzata talmente bene che sono riuscito ad immaginarmela perfettamente nei suoi vestitini tanto a modino.

Poi nella vita del protagonista entra la bella e intelligente Kathy che, con poche parole e pochi gesti, si abbatte su Mike e ne sconvolge mente ed esistenza, mettendone in dubbio tutte le certezze granitiche. Lei si infila come un gas benefico nella vita del ragazzo che, senza capire come, si trova cambiato nel suo intimo.

Se volete sapere di più, cercatevi questo vecchio libro e leggetelo.

E’ un buon libro, ben scritto e con una trama inusuale ma sicuramente intrigante.

I personaggi sono tanti e ben raccontati; in alcuni casi vengono solo tratteggiati non perchè non siano importanti ma perchè l’autore desidera che sia il lettore a fare uno sforzo di fantasia e a personalizzare gli attori come meglio preferisce.

E’ bellissimo girare con Mike per le strade di una New York che rimane al limite delle grandi rotte turistiche. Grazie a questo autore, il lettore si immerge in una nuova New York meno scintillante e “grattacielesca” ma sicuramente più vera e vissuta. Frequenteremo personaggi discutibili, assassini, mafiosi, persone che vivono al bordo della normalità, eppure mai sentiremo il vero brivido della paura. E’ un thriller ma di quelli soft.

In alcune descrizioni delle città ricorda uno degli autori che preferisco, David Leavitt, ma non ha il suo genio e la sua capacità di immergere totalmente il lettore nella New York che sta descrivendo.

Ottima la scrittura e buona la trama.

Niente di trascendentale ma sicuramente libro consigliato.

Artemisia

Artemisia di Alexandra Lapierre – edito da Oscar Mondadori – prima edizione 1998

Cosa passa nel cervello di un pittore quando crea le proprie opere? Cosa ne stimola la fantasia? Quali motivazioni portano alla creazione di capolavori celeberrimi? A queste domande e a molte altre risponde questo libro che racconta la vita e le opere della pittrice Artemisia Gentileschi (1593 – 1653). Il volume è corredato da una serie di riproduzioni (forse un po’ troppo piccole) di alcune opere della pittrice.

Roma 1611. In un atelier del quartiere degli artisti, la giovane pittrice Artemisia si batte furiosamente per imporre il proprio talento. Il suo avversario più temibile altri non è che il padre. Orazio Gentileschi. Possessivo, geloso, il celebre pittore vorrebbe infatti nascondere al mondo la bellezza sensuale e il genio della figlia. Ma il destino sconvolge i suoi piani: il suo collaboratore e amico Agostino Tassi violenta Artemisia. Ne segue un processo per stupro, scandaloso per l’epoca, da cui la giovane esce vittoriosa. Il conflitto tra padre e figlia, a questo punto, diventerà un duello all’ultimo sangue, di cui l’uno e l’altra saranno, di volta in vota, vincitori e vinti.”

Nelle poche righe precedenti si può dire che è contenuto tutto il libro ma, in realtà, molto è quello che si dovrebbe ancora raccontare attorno a questa “biografia”. E’ vero, per esempio, che il rapporto tra padre e figlia è presente ma il modo in cui la scrittrice racconta questo rapporto è incredibile. Assistiamo a liti e pacificazioni tra questi due artisti. Vediamo la giovane Artemisia lottare non solo per affrancarsi da un rapporto padre-figlia iperprotettivo, ma anche allo sforzo per raggiungere quelle vette di perfezione e sensualità che faranno della pittrice una delle più apprezzate del periodo.

La Lapierre ci racconta del rapporto con i fratelli, i sogni di gloria ma anche quelli d’amore, la violenza dello stupro e gli strascichi polemici che seguirono al processo voluto dalla pittrice.

Si può asserire, senza tema di smentite, che il vero fil-rouge di tutto il libro sia la battaglia tra il vecchio padre che cerca di soggiogare la forza della figlia e la caparbietà dell’artista che, con le unghie e con i denti, vuole dimostrare prima a se stessa e poi al mondo di essere una bravissima pittrice nonché una donna completa.

La vediamo dibattersi tra la creazione dei colori, la definizione delle pose, la scelta dei soggetti e il paragone con gli altri pittori del passato e suoi contemporanei; ma soprattutto vediamo come il suo desiderio di emulare la tecnica pittorica del padre la spinga a cercare di superarlo nella realizzazione di quegli stessi capolavori che hanno riempito i suoi occhi di fanciulla.

La fortuna arride ad Artemisia, infatti viene richiesta dai maggiori “sovvenzionatori” di arte dell’epoca; girerà per le maggiori città dove si produce arte, lasciando ovunque quadri e dipinti meravigliosi. Porterà con se una straordinaria capacità di esprimere sensazioni ed emozioni che nascono da quella imperante sensualità presente in tutta la sua produzione.

Al contempo sarà una donna normale, si sposerà, avrà dei figli, proverà un grande amore (durante il quale penserà addirittura di abbandonare la pittura), lotterà per migliorare la condizione propria e della sua famiglia ma, in tutto quello che farà, sentirà il tarlo del desiderio di ottenere l’approvazione del padre lavorare costantemente nel suo cuore.

E’ un romanzo magistralmente orchestrato. Il libro racconta il dramma di una passione folle, la tenerezza e l’odio tra due creature legate indissolubilmente da vincoli di sangue. Ma soprattutto narra l’avventura di una delle prime pittrici della storia: una donna che infranse tutte le norme per conquistare gloria e libertà e che, anche per questo, è stata scelta dal movimento femminista come una delle proprie eroine ispiratrici.

Libro molto consigliato a tutti quelli che vogliono conoscere l’arte nel momento della sua produzione.

Ti seguo ogni notte

Ti seguo ogni notte di Luca Bianchini edito da Mondadori, prima edizione 2004.

Se questo libro avesse un sottotitolo sarebbe “il potere di un rutto” ma di più non vi racconto.

Traggo il riassunto dalla quarta di copertina perchè è scritta veramente bene.

E’ una notte incantevole quando Roger Milone, inarrivabile televenditore di pentole, incontra la donna della sua vita. Purtroppo è la notte sbagliata perchè lei, Stella, il giorno dopo si sposa. Roger non è però il tipo da abbandonare un sogno senza inseguirlo e, lasciata la casa fuori porta dove vive con la madre e la sorella più sedicenne del mondo, si mette sulle tracce della ragazza avendo come unico indizio lo scontrino di una profumeria. Ma – proprio mentre è concentrato a rincorrere l’amore – la vita lo sorprenderà con una serie di imprevisti, trasformandolo in un divo del piccolo schermo. Improvvisamente desiderato da donne e tabloid, invidiato dagli amici e motivo di orgoglio per la famiglia, Roger è frastornato. A ritrovare la via lo aiuteranno un pianoforte, le sue origini di periferia, un amico transessuale, un prete che tutti chiamano don Johnson, un’affascinante fioraia e le vicissitudini agrodolci della sorella, equamente divisa tra il dramma dei sentimenti, la tragedia dei capelli e il grande amore per Robbie Williams”.

Non è necessario aggiungere altro a questa bellissima descrizione per invogliare il lettore a “divorare” questo romanzo che Luca Bianchini tratteggia con grande maestria e caratterizzandolo, come suo solito, con una grande dolcezza.

Sembra che Bianchini abbia trovato veramente la formula per scrivere dei grandi romanzi. Belli, intriganti e che si agganciano all’anima del lettore come le zecche su un cane.

I personaggi sono tratteggiati al punto giusto; il lettore non ha che da immaginarli. La madre preoccupata prima e orgogliosa poi, la sorella intrecciata nei problemi dell’adolescenza e dell’amore che trova nel fratello la sua roccia, l’amico di sempre che diventa geloso del successo e poi capisce il proprio errore, l’insegnante di pianoforte che diventa un’ottima amica e un grande aiuto per la formazione di Roger.

Alla fine di questo libro ci si ritrova addolorati perchè si vorrebbe conoscere nella realtà queste persone per diventarne amici; perchè con amici così il mondo sarebbe più bello.

Ancora una volta, l’autore, ha tracciato un solco indelebile nella letteratura contemporanea raccontando una storia minima che però tocca le corde del cuore e della sensibilità dei lettori, proprio come i grandi romanzi di formazione.

Ovviamente, libro molto consigliato!