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Arkansas

Arkansasdi David Leavitt, edito da Mondadori – prima edizione 1998.

Il sottotitolo di questo libro è “tre storie” perché in realtà di questo si tratta. Il bravissimo Leavitt torna a dare il meglio di sé in queste tre brevi storie ambientate in quella comunità gay che ben conosce.

Nel primo racconto, intitolato “L’artista dei saggi di fine trimestre” lo scrittore ci porta a conoscenza di una pratica poco consona che dice essere spesso utilizzata in ambito universitario. Praticamente ci racconta come uno scrittore affermato (Leavitt stesso si suppone, visto che il racconto è scritto in prima persona) abbia “venduto” tesine sui più svariati argomenti in cambio di prestazioni sessuali.

La maggioranza dei lettori rimane stupita per la realtà e crudezza del racconto ma bisognerebbe stupirsi del fatto che così tanti studenti si prestino a comprare tesine scritte da altri pur essendo chiaramente a conoscenza di quale sia la richiesta in cambio.

Questo racconto, se davvero come l’autore dichiara, è la fedele riproposizione di quanto accade nella realtà, è la conferma di quanto io affermo da tempo: “ogni uomo ha il proprio prezzo”.

Nel secondo scritto intitolato “Nozze di legno” l’autore ci racconta di una riconciliazione e di una rottura. Ci sono tre vecchi amici che, dopo anni di lontananza, si rincontrano nella casa di Montesepolcro in Toscana. Nel loro passato ci sono storie che tutti conoscono ma che tutti cercano di nascondere agli altri (come se fossero degli errori). I tre amici capiscono fin da subito che la soavità che avevano nel loro passato non esiste più; forti di questa reale sensazione tutti si impegnano nel cercare di rappresentare al meglio il proprio personaggio. Ma la realtà non ammette recite e tutti gli schemi tattici salteranno prima del finale.

Da questo racconto ho tratto la conclusione che non ha senso fingere di essere qualcuno che non si è e, soprattutto che il passato è passato e non possiamo riportarlo indietro in alcun modo.

Il terzo e ultimo racconto si intitola “Saturn Street” ed è ambientato nella Los Angeles degli anni Novanta. Sono gli anni dell’edonismo ma, al contempo, sono anche gli anni della presa di coscienza riguardo all’Aids.

Un gruppo di uomini e donne che si fanno chiamare gli Angeli consegnavano pasti a domicilio alla gente costretta a letto dall’Aids.

Il protagonista di questo racconto, in crisi per un blocco creativo, scegli di aiutare questi malati nella speranza di riuscire a sbloccarsi. Quello che non sa è che invece incontrerà una serie di personaggi che lo metteranno di fronte alla realtà crudele della malattia; di fronte a quelle facce senza futuro, il nostro protagonista dovrà cedere un po’ del suo egoismo e condividere con loro la cosa più importante. Il tempo.

La grande capacità letteraria di Leavitt si conferma anche in questa serie di racconti. C’è tutto quello che serve per far si che il lettore rimanga avvinghiato alla storia. I personaggi sono, a volte, insopportabili come il protagonista del primo racconto, a volte adorabili come i malati a cui vengono consegnati i pasti.

Può sembrare un libro leggero ma, a saperlo leggere, si tratta di grandissima letteratura. Non è infatti facile condensare in pochissime pagine le storie, le emozioni, i sentimenti, i dubbi che tutti noi avremmo in queste situazioni.

Io non sono obiettivo perché lo stile e la capacità di raccontare tipica di Leavitt mi è sempre piaciuta moltissimo quindi, per me, da leggere assolutamente.

Se domani farà bel tempo

Se domani farà bel tempo di Luca Bianchini edito da Mondadori prima edizione 2007

Sono ancora qua a recensire l’ennesimo ottimo romanzo di Luca Bianchini che nel panorama letterario italiano sta conquistando sostenitori in numero sempre maggiore.

Il protagonista di questa ennesimo romanzo si chiama Leonardo ma per tutti è Leon; è un giovane rampante della Milano bene; ha alle spalle scuole svizzere, master alla Bocconi, una famiglia importante, una madre pesante ed un padre assente e case sparse in posti mai banali.

Il ragazzo sa come godersi la vita, beve parecchio (per non dire troppo), ovviamente tira di coca ma soprattutto non lavora e ha una fidanzata bellissima, Anita, che lo lascia nelle prime pagine del libro.

Per il giovane rampollo è il primo no serio della sua vita. Questo improvviso stop alla sua autostima lo devasta al punto da farlo reagire decidendo di trascorrere alcuni giorni nella tenuta di famiglia in Toscana, alla vigilia di quella che si preannuncia già come una grande vendemmia.

L’idea è quella di oziare, fare lunghe passeggiate, divertirsi e cercare di non pensare a niente, soprattutto di non pensare a lei e invece la vita mette Leon in contatto con una realtà di cui egli non ha mai preso visione.

Avulso dalla propria realtà quotidiana il giovane Leon dovrà fare i conti con quelle piccole sfide che rendono la vita dolce e importante. Farà incontri sostanziosi, capirà che le persone per vivere hanno bisogno di lavorare e, forse per la prima volta nella sua vita, si renderà conto che la vera esistenza non è quella dorata del jet-set ma quella cruda e faticosa della provincia.

In contatto con la sua vita milanese attraverso un cellulare che prende solo sporadicamente, Leon si astrarrà a tal punto da mettere in discussione tutta la sua precedente esperienza, tutte le scelte fatte nella vita e, forse, inizierà un nuovo cammino più consapevole di se stesso e del mondo che lo circonda.

Con questo scritto Luca Bianchini ci racconta il jet set odierno, mettendo in evidenza con ironia e cinismo tutti i tic e le debolezze di un rampollo speciale: bello, dannato, vittima e carnefice della sua stessa vita ma soprattutto dannatamente sensibile.

Ancora una volta Bianchini dimostra la sua grande capacità di raccontare le vite dei suoi contemporanei. E’ evidente che questo autore sia abilissimo nell’immedesimarsi nei protagonisti dei suoi romanzi. Sembra quasi che riesca a viverne la vita che racconta, quasi come se ne avesse esperienza diretta.

Questo romanzo è una nuova conferma nella bravura dello scrittore torinese di raccontare i propri “attori” in maniera minima; ma quelle poche pennellate che lo scrittore elargisce sono sufficienti per permettere al lettore di imbastire un’immagine del personaggio e poi di caratterizzarlo con la propria fantasia in modo che ognuno di noi abbia un protagonista che è soltanto suo.

Il racconto scorre in maniera piacevole e divertente, i personaggi sono attraenti perché sanno farsi apprezzare fin dal primo incontro; la lettura è scorrevole e inchioda il lettore al romanzo al punto da provare una spasmodica necessità di sapere come va a finire, facendo terminare il libro molto rapidamente con quella sensazione di aver incontrato un ottimo libro e soprattutto un grande scrittore.

Ovviamente libro consigliatissimo.