Archivio Tag: Firenze

Il birraio di Preston

Il birraio di Preston di Andrea Camilleri, edito da Sellerio – prima edizione 1995.

Oh mamma da dove comincio? C’è così tanto da dire su questo bellissimo romanzo del maestro Camilleri. Comincio col dire che la storia raccontata nel libro si riferisce ad un fatto vero, storico, documentato nella “Inchiesta sulle condizioni della Sicilia” del 1875-1876 quando, agli onori della cronaca salì la notizia dei disordini avvenuti in Caltanissetta dopo che il Prefetto Fortuzzi (che diventerà Bortuzzi nel libro) decise di inaugurare il teatro della città con l’opera sconosciuta “Il birraio di Preston” di Luigi Ricci.

Il buon Camilleri racconta questa storia ambientandola a Vigata e circondandola di tante altre storie che, come le patate attorno all’arrosto, servono a renderla più succulenta, più vera, aiutando il lettore a immaginarsi la vicenda, ma andiamo con ordine.

Tutto prende le mosse da un incipit che riprende scherzosamente quello di Bulwer-Lytton citata più volte da Snoopy “era una notte buia e spaventosa”. Chiaramente nell’opera di Camilleri il tutto è modificato in dialetto e così eccoci davanti a “Era una notte che faceva spavento, veramente scantusa. Il non ancora decino Gerd Hoffer, ad una truniata più scatasciante delle altre, che fece trimoliare i vetri delle finestre, si arrisbigliò con un salto, accorgendosi, nello stesso momento, che irresistibilmente gli scappava.”.

Insomma vuoi per il temporale, vuoi per la necessità di espellere liquidi, il piccolo Gerd vede in lontananza che a Vigata qualcosa brucia, lo dice al padre che ha finalmente la possibilità di provare la sua nuova macchina contro gli incendi.

Nella corsa folle della macchina fino alla cittadina il teutonico genitore chiede ad un contadino come sia nato l’incendio e questi gli risponde “Ah, pare che ad un certo punto la soprano stonò”!

Con questo stratagemma Cammilleri ci ha fatto entrane nella storia e quindi siamo accanto al delegato di polizia quando, spento il rogo, si iniziano a fare i rilievi e le analisi per capire di cosa si sia trattato.

Su di un binario parallelo seguiremo la storia di come si sia arrivati alla scelta del Prefetto di far inaugurare il nuovo teatro con un’opera invisa alla popolazione.

Conosceremo meglio il poliziotto che segue le indagini; vedremo arrivare nella cittadina un personaggio strano, ben noto alla polizia che deciderà di non arrestarlo per ragioni di convenienza, decisione che sarà poi rimpianta amaramente.

Con il corso delle storie arriveremo finalmente a quel 10 dicembre 1864 quando va in scena l’opera tanto osteggiata. Ma la farsa si trasforma in tragedia quando durante l’intervallo qualcuno cerca di uscire dalla sala per andare alla toilette e scopre che tutte le porte sono bloccate dall’esterno per impedire che la gente se ne vada alla chetichella prima del finale.

A questo punto la scena diventa come quelle dei film di Stanlio e Olio dove accade di tutto e la frenesia è imperante… e io, per non togliere suspance al lettore che vorrà intraprendere questo viaggio, mi fermo nel mio raccontare.

La lingua usata da Camilleri in questo romanzo è quel sapiente mix di italiano e siciliano che ormai caratterizza tutte le opere dello scrittore nato a Porto Empedocle; quindi ci vuole un po’ di attenzione, soprattutto all’inizio; quando poi ci avrete un po’ fatto l’orecchio andrete spediti.

I personaggi sono raccontati dall’autore in maniera splendida sia nella loro sostanza fisica ma soprattutto in quella psicologica. Entriamo dentro la testa dei personaggi e capiamo le motivazioni che li portano a fare quello che fanno o a decidere quello che decidono.

Ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, Camilleri dimostra il grande valore della sua arte scrittoria. Prendendo spunto da storie semplici, da accadimenti quasi banali, dal mondo che ci circonda, trova sempre il modo di affabularci e di farci sognare una realtà diversa da quella che in realtà viviamo.

Libro decisamente consigliato.

Inferno (Dan Brown)

Inferno di Dan Brown edito da Mondadori prima edizione 2013.

Dunque… il solito Dan Brown e il solito Robert Langdon per il solito romanzo giallo.

Si tratta dell’ennesima “caccia al tesoro” e relativa “caccia all’uomo” perpetrata dal buon docente di simbologia di Harvard.

Ma andiamo con ordine.

Langdon si risveglia in un ospedale e non ricorda come e perchè ci sia arrivato. Lo stupore del protagonista aumenta quando scopre che si trova in Italia, a Firenze per la precisione, e che l’amnesia che soffre è dovuta ad un buco che ha in testa e del quale non ricorda assolutamente come se lo sia procurato. Il libro prosegue con una forsennata corsa alla ricerca dei ricordi del professore.

L’improvviso omicidio a bruciapelo del medico che lo sta curando, effettuato da parte di una misteriosa ragazza con una strana capigliatura, dà il via ad una ridda di eventi che porteranno il nostro arcinoto protagonista a scoprire una terribile minaccia.

In una tasca segreta della giacca del professore e della cui esistenza anche Langon era all’oscuro viene ritrovato no strano oggetto legato alla visione dell’inferno dantesco.

Nel corso di questa avventura Langdon sarà affiancato dalla dottoressa Sienna Brooks. Ovviamente niente filerà liscio e il nostro eroe si troverà a dover scappare da un fantomatico gruppo armato che lo vuole eliminare, risolvere enigmi partendo dall’Inferno di Dante Alighieri e “La mappa dell’inferno secondo Botticelli” per cercare di fermare una terribile minaccia che aleggia su tutta l’umanità.

Vedremo Landon in compagnia della Brooks attraversare Firenze prima, poi spostarsi (non senza difficoltà) a Venezia, per poi andare in un’altra città (che, per cattiveria, non vi dico) nel tentativo di scappare dal pericolo mortale che lo minaccia e, al contempo per cercare di dipanare una matassa molto intricata.

Sembra quasi che tutte le forze in gioco si siano coalizzate per impedire la ricerca del noto esperto di simbologia ma proprio quando sembra che sia arrivato il momento del primo caso senza soluzione da parte del professore, ecco che…

E’ un buon romanzo, ricco di colpi di scena, i personaggi e le ambientazioni così ben raccontate che è molto semplice “vedere” il professore e la sua bella amica muoversi nei vari scenari; indubbia è l’abilità di Brown nel tenere alta la tensione del lettore anche solo con lo stratagemma di interrompere il capitolo nel momento di massima suspance.

Devo ammettere però che il finale scelto dallo scrittore mi ha un po’ deluso. L’idea è abbastanza prevedibile e soprattutto non ha il mordente necessario per essere la degna conclusione di un libro che avrebbe potuto essere allo stesso livello di altri scritti di Brown.

Per tutto questo, nonostante la ricetta vincente scoperta anni fa dall’autore, questa sua ultima fatica manca di qualcosa; forse è proprio la pedissequa ripetizione di una ricetta ormai nota al grande pubblico, che fa sì che questo racconto sia meno avvincente dei precedenti e non certo per colpa dell’idea di fondo che è sicuramente buona.

Chi come me ha amato L’Inferno dell’Alighieri troverà molti motivi di gioia e molte soddisfazioni; però si tratta di un romanzo che si può gustare anche senza avere alcuna informazione sul libro di Dante.

Se non avete letto altro di Dan Brown forse vale la pena leggere uno dei precedenti; se invece avete già letto di questo autore non aspettatevi i fuochi d’artificio presenti in alcuni altri suoi scritti.

Consigliato come lettura leggera.