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Gli eredi della terra

Gli eredi della terra di Ildefonso Falcones, edito da Longanesi prima edizione 2016.

Prima di iniziare qualunque tipo di analisi o commento relativamente a questo libro, ci tengo ad anticipare una indicazione: non fatevi spaventare dalla dimensione di questo libro. Per essere un libro di 905 pagine si lascia violare come un romanzo di 300.

Assolto questo necessario prodromo eccoci al romanzo; si potrebbe dire, e forse è anche vero, che il protagonista di questo ponderoso tomo sia Hugo Llor, un ragazzo che vive nella Barcellona del XV secolo e che affronta tutte le difficoltà della vita a viso scoperto; in realtà credo che lo scopo dell’autore sia di raccontarci la storia di una persona che, nonostante la vita gli scombini spesso i piani, gli metta spesso i bastoni tra le ruote, gli cambi le carte in tavola continua ostinatamente ad affrontare tutte le difficoltà semplicemente perché non vuole arrendersi e perché vuole raggiungere la sua felicità.

Seguiremo Hugo nell’arco temporale tra il gennaio 1387 e il settembre 1423. All’inizio della sua storia Hugo è un dodicenne che vive con la madre vedova e una sorella; devono lavorare tutti per sbarcare il lunario e, il nostro protagonista è convinto che mestiere che farà per tutta la vita sia quello di mastro d’ascia anche se al momento del nostro primo incontro il suo ruolo è quello di sollevare la palla attaccata al piede del “genovese” che è prigioniero in quel di Barcellona e che lavora per i cantieri navali.

Incontra Arnau Estanyol, uno dei più stimati notabili di Barcellona; nessuno sa meglio di Arnau quanto possa essere dura e ingiusta con gli umili la città comitale.

A seguito della morte del re Pietro, tornano in città i Puig, storici nemici di Arnau, che non perdono tempo e alla prima occasione mettono in atto la vendetta che covano da tanti anni, uccidendo il benefattore. Hugo sarà l’unico che tenterà di difendere il benefattore, attirandosi addosso l’ira della famiglia Puig.

Da questo momento la vita di Hugo si muoverà come un pendolo tra la necessità di sopravvivere e la fedeltà a Bernat, l’unico figlio di Arnau.

Troveremo Hugo nelle terre profumate di vino della Catalogna, negli anni turbolenti del concilio di Costanza, a contatto di quella società effervescente ed imbrigliata, volubile ma corrotta che farà da contraltare alla sua lotta per una vita che non sia inutile e che non obblighi a sacrificare dignità ed affetti, desideri e personalità.

Lo vedremo innamorarsi di una ragazza ma sposarne una seconda su cui ha ricevuto un chiaro avviso negativo dalla migliore amica di lei. Ogni qual volta sembrerà che il fato possa guardare benignamente alla vita del giovane, immediatamente un diavolo ci metterà la coda e il ragazzo ormai diventato uomo si troverà a dover ricominciare da capo.

Hugo però conosce a perfezione il proprio animo e le proprie forze e si ostina a lottare come un leone anche quando il buon senso direbbe il contrario.

Sulla sua strada troverà tanti buoni amici e tante persone che amerà con gradi differenti; forse però la persona che lo amerà più di tutti, sarà quella che Hugo riconoscerà troppo tardi.

Indubbiamente è un libro complicato perché in un arco temporale relativamente breve (soli 36 anni) entrano tanti eventi, la morte del re, la nomina del nuovo sovrano, l’elezione del papa e degli antipapi, svariate battaglie della marina di Barcellona ma sono anche tanti i personaggi che si incontrano nel racconto e oggettivamente non è sempre facile ricordarli. E’ una lettura impegnativa ma bellissima. Non abbiate fretta di arrivare alla fine ma, come se si trattasse di un viaggio, godetevi il panorama e le storie che vi verranno raccontate ,in attesa di giungere al porto finale e di conoscere cosa accadrà al nostro eroe Hugo.

Il labirinto degli spiriti

Il labirinto degli spiriti di Carlos Ruiz Zafon, edito da Mondadori, prima edizione 2016.

Ultima fatica in ordine temporale per lo scrittore spagnolo che più di tutti negli ultimi anni ha conquistato le librerie e le classifiche di vendita, oltre che i nostri cuori.

Ancora una volta il romanziere spagnolo ci conquista con un libro inatteso anche se atteso a lungo.

Fa la sua comparsa Alice Gris. Emerge dalle profondità recondite della buia notte che è la guerra. Entra nella vita di Daniel Sampere in punta di piedi ma, quando ne uscirà nessuno avrà più la medesima esistenza che aveva prima, nemmeno la stessa Alice.

Il personaggio di Alice è il vero filo rosso che attraversa tutta la storia ed è l’unica persona talmente forte da poter portare questa storia ad una conclusione. Ho commesso un errore, ho scritto che porta la storia ad una fine ma in realtà questo libro è la conclusione di una ridda di storie.

Conosceremo la storia di Alice e finalmente vedremo anche il vero cuore di Fermin; anche Daniel arriverà a conoscere tutta la storia della sua famiglia mettendo così fine ad una pletora di supposizioni.

Ci immergeremo in un’ennesima storia ancora più nera e tetra di quelle che Zafon ci ha raccontato in questi anni nei precedenti romanzi.

Per tutti, di sicuro, il prezzo da pagare sarà altissimo. Talmente alto che ci sembrerà impossibile capire cosa sia pronta a fare la gente per ritrovare la serenità e tacitare quei fantasmi che, per anni hanno infestato le loro vite.

Tutti gli attori di questa storia usciranno cambiati dagli eventi raccontati nel libro. Con questo romanzo colossale Zafon ci porta al cuore delle passioni, degli intrighi e delle avventure.

Lo so che la sinossi stavolta è slegata e poco chiara ma è impossibile riassumere in poche righe tutto il “mare magnum” che Zafon ha infilato in questo romanzo. Tutte le storie, tutte le immagini, tutti i sentimenti, le citazioni, le ambientazioni.

Di sicuro però vi dico una cosa. In questa ultima fatica Zafon ha messo tutto quello che abbiamo amato nei suoi romanzi precedenti. C’è la Barcellona più intrigante e tirata a lucido che mai; c’è Madrid così affascinante e seducente da sembrare irreale; ci sono i personaggi disegnati sapientemente, ci sono i misteri e finalmente ci sono anche le soluzioni.

Come ogni volta che entriamo nella serie de “Il Cimitero dei libri dimenticati”, siamo di fronte ad un piccolo capolavoro, che sapientemente accarezza i nostri sentimenti, stimola la nostra curiosità, la porta al parossismo e poi ci fa urlare come durante una discesa verticale sull’ottovolante.

Libro assolutamente consigliato.

Tatuaggio

Tatuaggio di Manuel Vazquez Montalban edito da Feltrinelli prima edizione 1974.

Si tratta del primo romanzo con protagonista Pepe Carvalho anche se in realtà il primo vero romanzo con questo personaggio è “Ho ammazzato J. F. Kennedy” in cui la storia onirica e sconclusionata non permette al personaggio Carvalho di uscire allo scoperto.

Scritto nel 1975 per scommessa etilica Tatuaggio è un ottimo romanzo poliziesco e lo si può considerare come un vero e proprio “biglietto da visita” di questo detective anomalo, del suo mondo, della sua bizzarra filosofia.

E’ un investigatore un po’ spiegazzato, buongustaio, disincantato (alimenta il camino con libri che non legge), ex agente CIA, ex comunista, colto, acuto e pronto ad affrontare qualsiasi avvenimento con un sorriso ironico.

La storia è semplice. Pepe viene assunto dal signor Ramòn per investigare circa l’identità di un cadavere senza volto, ripescato in mare a pochi chilometri da Barcellona. Unico indizio a disposizione un inquietante tatuaggio che recita: “Sono nato per rivoluzionare l’inferno”.

Da questa labile traccia il detective inizierà il proprio percorso che lo porterà dai sordidi bassifondi di Barcellona fino ai Paesi Bassi a contatto con varia umanità; tra storie di droga e prostituzione sembra che l’indagine “giri a vuoto” e che il protagonista si sia perso in un groviglio di eventi apparentemente non collegati; eppure nella tecnica investigativa di Carvalho c’è del metodo e, grazie alla sua perspicacia e alla sua umanità giungerà fino alla tragica ed inevitabile risoluzione del mistero.

Trattandosi di un giallo non voglio dare troppe informazioni a chi vorrà cimentarsi nella lettura di questo ottimo romanzo che permette di vedere, attraverso gli occhi del detective, la crudeltà di alcuni esseri umani ma anche l’umanità di molti altri.

Attraverso questo romanzo entriamo per la prima volta nel mondo affascinante dei personaggi creati dalla fervida immaginazione di Vazquez Montalban. Ad una prima occhiata sembrano i personaggi di un circo un po’ tristi e affannati, un po’ cialtroni ma al contempo molto umani; pieni di difficoltà ma anche di tanta allegria; pronti ad affrontare con un sorriso le sfide della vita.

Il modo di scrivere dell’autore è molto scorrevole, il libro è affascinante e cattura dalle prime pagine. Sembra di camminare con il protagonista attraverso le strade della sua Barcellona. Alle spalle di Pepe Carvalho, ci infiliamo in un viale stretto, umido e buio e siamo subito catturati dalla maestria di questo autore straordinariamente abile nel raccontare le ambientazioni, le emozioni e la sordidezza dell’animo umano.

Libro consigliato.

Il prigioniero del cielo

Il prigioniero del cielo di Carlos Ruiz Zafon edito da Mondadori – prima edizione 2012.

Carlos Ruiz Zafon torna al genere che lo ha reso famoso in tutto il mondo e alla saga tanto amata dai suoi lettori con un nuovo appassionante episodio (il terzo per la precisione) che si inserisce nell’universo letterario del Cimitero dei Libri Dimenticati.

In questa ultima opera si riannodano le trame di “L’ombra del vento” e “Il gioco dell’angelo” gettando nuova luce sui misteri che erano rimasti insoluti e, contemporaneamente, aprendo nuovi inquietanti interrogativi.

I protagonisti si trascinano nel turbine di una narrazione carica di tensione e colpi di scena che ci trasmettono, con la forza delle emozioni, il lato più cupo dell’animo umano, ma anche di sedurre con il fascino sottile di una Barcellona in chiaroscuro che non smette di stregarci.

Questa avventura ha luogo nel dicembre 1957, un lungo inverno di cenere e ombra che avvolge Barcellona e i suoi vicoli oscuri. La città sta ancora cercando di uscire dalla miseria del dopoguerra, e solo per i bambini, e per coloro che hanno imparato a dimenticare, il Natale conserva intatta la sua atmosfera magica, carica di speranza.

Daniel Sempere – il memorabile protagonista di “L’ombra del vento” – è ormai un uomo sposato e dirige la libreria di famiglia assieme al padre e al fedele Fermìn con cui ha stretto una solida amicizia.

Una mattina, entra in libreria uno sconosciuto, un uomo torvo, zoppo e privo di una mano, che compra un’edizione di pregio di “Il conte di Montecristo” pagandola il triplo del suo valore, ma restituendola immediatamente a Daniel perchè la consegni, con una dedica inquietante, a… Fermìn.

Si aprono così le porte del passato e antichi fantasmi tornano a sconvolgere il presente attraverso i ricordi di Fermìn. Per conoscere una dolorosa verità che finora gli è stata tenuta nascosta, Daniel deve addentrarsi in un’epoca maledetta, nelle viscere delle prigioni del Montjuic, e scoprire quale patto subdolo legava David Martin – il narratore de “Il gioco dell’angelo” – al suo carceriere, Mauricio Valls, un uomo infido che incarna il peggio del regime franchista.

Prima di potersene rendere conto il giovane libraio viene catapultato in un passato che lo riguarda da vicino, dove la morte di sua madre Isabella si lega al destino di David Martin, il grande scrittore che dal carcere scrive “Il gioco dell’angelo” e a quello del perfido editore Mauricio Valls, una vecchia conoscenza degli anni di carcere di Fermìn. Quello che Daniel scoprirà non rimarrà senza effetti sulla sua vita, molte domande rimaste in sospeso avranno una risposta e lui si troverà in mano, inaspettatamente, la possibilità di vendicarsi.

Riuscirà Daniel a portare a termine il suo compito o soccomberà prima della calata del sipario? Scoprirà cosa tenta di nascondergli sua moglie? Capirà quali demoni si agitano nella testa di Fermìn, dopo l’apparizione dell’uomo monco? Cosa significa quella dedica scritta sul libro dall’uomo senza una mano, che recita “Per Fermìn Romero de Torres, che è riemerso tra i morti ed ha la chiave del futuro. Firmato 13”? Questi e molti altri sono i dubbi che si sviluppano con la lettura di questa terza opera di Zafon dedicata al Cimitero dei Libri Dimenticati.

Per quello che riguarda i personaggi, ancora una volta Zafon riesce con poche fugaci immagini a tratteggiare la fisionomia dei personaggi ma anche la loro personalità, sempre senza svelare nulla di più di quello che sia necessario.

La capacità letteraria dell’autore tocca, in questo libro, vertici straordinari; quando Zafon racconta il vento, la pioggia o la neve sembra quasi di sentirla correre sulla pelle tanto è abile nell’uso della parola. Quando descrive le strade, i vicoli, i palazzi della città sembra quasi di vedere delle fotografie virate in seppia.

Zafon ha dichiarato di aver scritto questo libro per spiegare meglio alcuni aspetti della vita di Fermìn che erano rimasti in ombra e per dare al lettore gli elementi per comprendere poi il quarto e ultimo capitolo di questa saga straordinaria; a me sembra invece che l’intento vero dell’autore, sia stato quello di stimolare al parossismo i dubbi del lettore. E’ vero che, nel corso della lettura di questo terzo capitolo il personaggio di Fermìn ci si squaderna davanti agli occhi ma, molti altri dubbi restano da chiarire e tanti nascono proprio dalle avventure raccontate in questa ulteriore prova di abilità che Zafon fornisce con questo romanzo.

Libro ovviamente molto consigliato.

 

Il gioco dell’angelo

Il gioco dell’angelo di Carlos Ruiz Zafon edito da Mondadori. prima edizione 2008.

Secondo capitolo della tetralogia di Zafon ambientata nuovamente a Barcellona, sebbene stavolta negli anni Venti; l’autore ci riporta al misterioso mondo gotico del Cimitero dei Libri Dimenticati. Davìd Martìn, un giovane che cova un sogno inconfessabile quanto universale: diventare uno scrittore, fa un patto impossibile con un personaggio alquanto ambiguo: in cambio della sua vita e di una considerevole fortuna, scriverà un libro che cambierà molte vite.

Proprio dal momento in cui inizierà a scrivere, prima dei romanzi d’appendice e dopo con la grande opera che gli commissiona “Il principale” (figura spaventosa e mefistofelica), la vita inizierà a porre a Davìd interrogativi ai quali non ha risposta immediata esponendolo, come mai prima di ora a imprevedibili azzardi e travolgenti passioni, crimini efferati e sentimenti assoluti.

Esplorerà case abbandonate che però forse sono abitate, dove sognerà di essere liberato da un male oscuro che lo sta uccidendo. Frequenterà personaggi pericolosi e dolcissimi, si fiderà di assassini e maghe.

Nel corso del romanzo Davìd però, si renderà conto che, al compimento di una simile impresa, ad attenderlo non ci saranno soltanto onore e gloria.

Davìd, mentre si divincola nel tentativo di risolvere l’enigma che gli ha posto Andreas Corelli, scoprirà fatti del proprio passato: dall’abbandono della madre, all’omicidio del padre mentre si reca (con Davìd appena adolescente) al proprio lavoro di guardiano notturno.

Nel corso della narrazione Davìd troverà anche l’amore ma, come in tutti i noire che si rispettino, dovrà affrontare dure battaglie anche sotto questo punto di vista… e non è detto che alla fine sia premiato dalla vittoria.

I personaggi del romanzo sono descritti con tale vividezza che è facile immaginarli mentre si muovono nella Barcellona buia e nebbiosa che tanto Zafon ama.

Se L’ombra del vento celebrava l’estasi della lettura, Il gioco dell’Angelo esplora in profondità le agonie dello scrittore.

Nel secondo romanzo di Carlos Ruiz Zafon, non tutto è come appare e a questo il libro deve la metà del suo incanto.

Anche se si presenta come un prequel de L’ombra del vento, Il gioco dell’Angelo, è l’esaltazione del godimento di narrare e del piacere della letteratura e può essere letto come un’opera indipendente.

Questo romanzo ha tutto ciò di cui ha bisogno una grande storia: amore, tradimento, morte, odio e amicizia.

Tremendamente bello; la sua storia è rifinita in maniera impressionante. Ironia, terrore, politica e amore vi compaiono nelle dosi giuste, e l’effetto d’insieme è molto piacevole. Storia e scrittura, trama e carattere, personaggi e profili, tutto è come dev’essere. Non si riescono ad abbandonare le sue pagine accattivanti, piene di suspance.

La scrittura di Zafon è particolare come l’aroma di un profumo che si spande, seducente e sensuale. E questo aroma dura a lungo.

Bellissimo anche per quel senso di dubbio che Zafon lascia alla fine perchè i ruoli dei personaggi non sono perfettamente chiari; grande invenzione dell’autore per tenere alta la suspace dei lettori in vista delle successive due uscite.

Insomma un libro semplicemente ammirevole e degno di una notte insonne per terminarlo.

Mi pare più che ovvio che sia assolutamente consigliato.

L’ombra del vento

L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafon edito da Mondadori, prima edizione 2004.

Compito difficile scrivere di questo libro. A me piace moltissimo tanto è vero che l’ho già riletto tre volte però è anche vero che è un libro abbastanza complicato.

Scritto indubbiamente molto bene ma la sinossi sarà difficile perchè essendo un giallo posso dire poco. Sicuramente Zafon è un grande, conosce a menadito l’arte di scrivere. Sa come mantenere alta la tensione e sa come incollare l’attenzione del lettore alla trama.

La trama appunto… vediamo di dare un’idea senza svelare troppo per chi (e credo siano pochi) ancora non l’avesse letto.

Il libro è ambientato nella Barcellona del 1945; la città più straordinaria e magica che si possa immaginare.

All’età di dieci anni il giovane Daniel Sampere viene accompagnato dal padre in un posto straordinario, “Il cimitero dei libri dimenticati” da cui uscirà poco dopo stringendo tra le braccia un libro maledetto, dell’autore Julian Carax, che cambierà il corso della sua vita introducendolo nei misteri ed intrighi legati all’autore di quel libro.

Per molti anni, infatti, Daniel inseguirà il fantasma di Carax, scoprendo che qualcuno ha voluto a tutti i costi, anche uccidendo, distruggere fino all’ultima copia dei suoi libri. Tanto che quella nelle sue mani è forse l’ultima rimasta.

Dal passato emerge una storia di passioni illecite, di amori controversi e impossibili, di amicizie e lealtà assolute, di follia omicida e, soprattutto, un macabro segreto gelosamente custodito in una villa abbandonata.

Una storia in cui Daniel ritrova poco a poco inquietanti parallelismi con la propria vita.

E’ sicuramente un libro giallo ma è anche un libro storico e una tragedia amorosa in cui i bagliori del passato si riverberano nella formazione del protagonista.

Moderno feuilleton, precisissimo nelle ambientazioni e con personaggi indimenticabili che si muovono in una Barcellona dalla duplice identità, quella ricca ed elegante degli ultimi splendori del modernismo e quella cupa, opprimente, del franchismo, tetra miscela di povertà e repressione.

Una precisazione sui personaggi. Zafon è bravissimo a disegnare le personalità degli “attori”; in brevissime descrizioni riesce a rappresentare l’anima della persona lasciando al lettore il compito di immaginare quello che non viene raccontato. Attenzione però perchè in questo libro quasi nessuno è quello che si pensa. Tutto il romanzo è farcito di personaggi che non sono chi dichiarano di essere, uomini che non hanno una faccia e si nascondono negli angoli bui della città; donne che dichiarano di essere sposate con uomini trattenuti in prigione, ma la realtà è molto diversa e addirittura abbiamo anche un barbone che diventa un cardine per la risoluzione del mistero.

Insomma nella lettura di questo libro bisogna stare molto attenti; tutto quello che viene raccontato è importante per la comprensione di quello che verrà svelato ovviamente soltanto al termine.

Poche parole sulla città; sarà che ho passeggiato parecchio per Barcellona, ma riuscivo ad immaginare i movimenti dei vari protagonisti nel cuore antico della città. Le ambientazioni scelte dall’autore regalano a Barcellona quell’aura di mistero e meraviglia che ben si accompagna ai miei ricordi.

Forse si capisce che Barcellona è una delle mie città preferite ma, anche se non ci siete mai stati, leggete questo libro e la voglia di farci un giro crescerà a dismisura.

Ovviamente libro consigliato.