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La ragazza nell’ombra – Le sette sorelle

La ragazza nell’ombra – Le sette sorelle di Lucinda Riley, edito da Giunti, prima edizione 2017.

Terzo volume di una serie di sette libri in questo romanzo facciamo la conoscenza di Asterope… alt! fermi tutti!… come terzo volume di una serie di sette? Da quando in qua si inizia a recensire una serie di libri partendo dal terzo?

Lo so, avete ragione. Buon senso vorrebbe che si cominciasse a parlare di una serie dal primo libro e invece io, che non ho buon senso inizio dal terzo. Alè!

Dunque, dicevo. Asterope, che tutti chiamano Star, è una ragazza silenziosa ed enigmatica che ama la letteratura e la cucina. Ha sempre vissuto all’ombra della sorella Cece anche quando viveva con suo padre adottivo, il magnate Pa’ Salt. Con la morte di quest’ultimo tutte le sorelle hanno avuto in dono una busta contenente degli indizi che permettono loro di trovare la propria vera famiglia e la propria strada.

Le ragazze sono tutte state adottate da diverse situazioni difficili e fatte crescere nell’Atlantis, la bella villa in Svizzera, di cui tutte hanno ricordi dolcissimi anche per le amorevoli cure di Ma’.

Star vive in un rapporto simbiotico molto stretto con la sorella Cece; le due ragazze hanno viaggiato parecchio per il mondo seguendo lo spirito di avventura di Cece e, ancora una volta è Cece che decide per entrambe di andare a vivere a Londra.

Star però sente che questa vita al fianco di sua sorella non è più quello che lei desidera. E’ finalmente giunto il momento di trovare la propria strada, e per farlo si affida agli indizi di Pa’ Salt; una statuetta che raffigura un gatto nero, il nome di una donna misteriosa vissuta quasi cento anni prima e il biglietto da visita di un libraio londinese.

La nuova avventura la attira incredibilmente ma al contempo Star soffre perché è cosciente di dare un dolore alla sorella che forse non è pronta per questa separazione.

Proprio come un archeologo la piccola Star inizierà una ricerca lunga e affascinante che le svelerà pian piano il suo passato, la storia della sua famiglia originale e che la metterà di fronte a realtà fino ad ora nemmeno immaginate. Situazioni insolite per lei sempre così schiva, e che stimoleranno la sua curiosità sempre crescente.

Nel corso della narrazione entreranno in scena vari personaggi più o meno stravaganti ma, chiunque legga questo libro non può non trovare divertente il personaggio di Orlando… di cui però non voglio parlare per non svelare troppe cose.

Ultima notazione sulla trama. Notevole la scelta dell’autrice di interrompere il racconto per portarci in un’altra epoca, in un altro tempo proprio come se stessimo vivendo lo stesso momento della protagonista.

I nomi delle ragazze sono ispirati dalle stelle che compongono la costellazione delle Pleiadi e, nello specifico, Asterope è una stella particolare perché è in realtà formata da due stelle talmente vicine che sembrano una sola.

I personaggi sono molto ben raccontati e anche quelli che rimangono in scena per poche battute sono definiti e facilmente evocabili da parte del lettore.

La trama è scorrevole e la scrittura intrigante. Se devo trovare una piccola nota dolente a questo romanzo è quello che il finale è un poco troppo prevedibile, ma per il resto è una lettura assolutamente godibilissima.

Io sono la prova vivente che non serve aver letto gli altri libri prima di leggere questo.

Libro consigliato.

Il maestro delle ombre

Il maestro delle ombre di Donato Carrisi edito da Longanesi, prima edizione dicembre 2016.

Ringrazio la mia carissima amica Kristina P. per aver creato questa bellissima recensione.

Tra i romanzi di Donati Carrisi esiste il prima e il dopo del Suggeritore. Il prima e il dopo degli avvenimenti del Suggeritore. E così Il Maestro delle Ombre ci porta nel dopo…

Sandra Vega e Marcus sono “volti” ed “amori” conosciutissimi agli amanti di Carrisi. E qui troviamo la continuazione delle loro vite, delle loro anime, del loro essere complesse e fuggitive. Sono come ombre che convivono in ognuno di noi, tra il bene e il male. Tra l’apparenza e le paure profonde. Come scrive Marcus ”C’è un luogo in cui il mondo della luce incontra quello delle tenebre. È lì che avviene ogni cosa: nella terra delle ombre, dove tutto è rarefatto, confuso, incerto”.

Marcus è un prete, che lotta contro le ombre e appartiene a uno degli ordini più antichi, al “Tribunale delle anime”; egli stesso si definisce così: “Io sono il guardiano posto a difesa del confine tra la luce e le tenebre. Perchè ogni tanto qualcosa riesce a passare. Io sono un cacciatore del buio. E il mio compito è ricacciarlo indietro”.

Sandra, ex fotorilevatrice della Scientifica, che in uno dei romanzi precedenti è costretta ad indagare sulla morte misteriosa del suo amatissimo marito, e che in questo tocca il profondo del mondo delle ombre, viene in contatto e finisce per essere toccata dell’essere di Marcus. Sandra è convinta che “a volte bisogna lavare via il male con il male” e la distruzione con l’autodistruzione.

Così le loro vite si intrecciano.

Roma, la città eterna, luogo della luce e delle ombre. Dell’eterna bellezza e del peccato eterno. Qui si colloca la bolla di papa Leone X, che scrive: “Roma non dovrebbe mai mai mai rimanere al buio”.

È da qui che parte il racconto di Carrisi.

Roma subisce un black out di 24 ore. Una giornata intera senza elettricità. E da qui che provengono le ombre.

Matilde, giovane madre, ex suora, che ha subito la perdita del suo amato unico figlio quando aveva tre anni. Durante una passeggiata, lui si stacca per un secondo spensierato, e sparisce. E qui si ferma tutto.

Tobia… Tobia… Tobia

Il vescovo, il giocattolaio, l’alchimista… Tobia.

Tutto gira intorno a Tobia. Un bambino nato da una ex suora e un cardinale, “avvocato del diavolo”. Simbolo di purezza, innocenza, bellezza, benevolenza, tenerezza.

Marcus alla ricerca della sua memoria perduta, del bambino rapito e del suo rapporto purificato con Sandra, incontra e convive con il male ed il bene attraverso le scelte consce ed inconsce.

C’è poi la Chiesa dell’eclissi. E c’è uno spietato assassino nella prigione delle monache Vedove di Cristo. E c’è il suo amore per Plinio. E c’è la sua amicizia con Marcus.

TOBIA.

TROVA TOBIA FRAI.

E alla fine il “Cacciatore del buio” senza sapere, arriva alla meta.

Così la luce trionfa.

E si conferma la convinzione di Dostojevskij “La bellezza salverà il mondo”.

BUONA LETTURA!

La biblioteca di notte

La biblioteca di notte di Alberto Manguel edito da Archinto prima edizione 2007.

Libro strano ma molto affascinante questo di Manguel. Comincio col dire che non si tratta di un romanzo e che non si tratta di un saggio. Se dovessi descriverlo direi che si tratta di una colta dissertazione sulla “biblioteca” come entità. Mi piace molto la struttura del libro. Ogni capitolo analizza un ruolo della biblioteca. La biblioteca come mito, come ordine, come spazio, come mente, come isola sono solo alcuni delle funzioni della biblioteca che vengono analizzate nel corso del libro.

Per esempio il capitolo in cui si analizza la biblioteca come ordine, prende le mosse dalla normale classificazioni che si usa in tutte le biblioteche del mondo per poi passare alla classificazione che ognuno di noi utilizza nella propria biblioteca (sia essa fisica o mentale); inoltre l’autore nel corso del capitolo ispeziona i vari metodi di classificazioni che si potrebbero usare per differenziare i libri nella propria biblioteca personale, le relative motivazioni, i pro e gli eventuali contro.

Siccome trovo difficile spiegare cosa intendo dire proverò ad illuminarvi con alcune delle frasi che maggiormente mi hanno colpito, in modo che ognuno possa farsi la propria idea personale di cosa contiene il libro.

L’esperienza di un uomo può diventare, attraverso l’alchimia delle parole, l’esperienza di tutti, e quell’esperienza, distillata nuovamente in parole, potrà servire a ciascun lettore per qualche fine unico e segreto”.

Ogni biblioteca è, per necessità, una creazione incompleta, un work-in-progress, e ogni scaffale vuoto preannuncia i libri che verranno”.

Ogni biblioteca accoglie e rifiuta. Ogni biblioteca è per definizione il risultato di una scelta, ed è necessariamente limitata nel suo ambito. Ed ogni scelta ne esclude un’altra, quella non fatta. L’atto della lettura corre sempre parallelo a quello della censura”.

C’è un abisso incolmabile tra il libro che è stato decretato un classico della tradizione ed il libro (quello stesso libro) che abbiamo fatto nostro per istinto, emozione e comprensione: con esso abbiamo sofferto, gioito, l’abbiamo tradotto nella nostra esperienza e, nonostante ci sia giunto tra le mani sommerso da strati di lettura, in fondo siamo noi a scoprirlo per primi, un’esperienza sorprendente e inaspettata. […] Questo modesto ius primae noctis garantisce ai libri che chiamiamo classici la loro unica, utile immortalità”.

Citare è un continuo conversare con il passato per dare un contesto al presente. Citare è attingere alla Biblioteca di Babele; citare è riflettere su quanto è già stato detto, e se non lo facciamo, parliamo in un vuoto dove non c’è voce umana che possa risuonare”.

Ma tra tutte le citazioni che potrei fai tratte da questo libro, e vi assicuro che potrebbero essere moltissime, quella che preferisco è la seguente: “Ho trascorso mezzo secolo a raccogliere libri. Con immensa generosità, i miei libri non mi hanno mai chiesto nulla, e mi hanno offerto in cambio ogni genere di illuminazione. […] I miei libri sanno infinitamente più di me, e sono loro grato che sopportino addirittura la mia presenza. Talvolta mi sembra di abusare di questo privilegio”.

Non sono sicuro di essere riuscito a spiegare il concetto però aggiungo che sicuramente è un libro bello, forse più adatto a chi usa la lettura come atto di comprensione che non come forma di svago. Ammetto che alcune volte mi sono trovato a dover rileggere interi passaggi perchè avevo la sensazione (quasi sempre confermata) di essermi perso qualcosa di importante.

Libro sicuramente consigliato a chi, come me, ama i libri come amici sinceri e come portali temporali che permettono di studiare il passato, leggere il presente o di immaginare il futuro, le biblioteche come parchi divertimento, e la lettura come libero atto supremo di formazione e svago.

Il prigioniero del cielo

Il prigioniero del cielo di Carlos Ruiz Zafon edito da Mondadori – prima edizione 2012.

Carlos Ruiz Zafon torna al genere che lo ha reso famoso in tutto il mondo e alla saga tanto amata dai suoi lettori con un nuovo appassionante episodio (il terzo per la precisione) che si inserisce nell’universo letterario del Cimitero dei Libri Dimenticati.

In questa ultima opera si riannodano le trame di “L’ombra del vento” e “Il gioco dell’angelo” gettando nuova luce sui misteri che erano rimasti insoluti e, contemporaneamente, aprendo nuovi inquietanti interrogativi.

I protagonisti si trascinano nel turbine di una narrazione carica di tensione e colpi di scena che ci trasmettono, con la forza delle emozioni, il lato più cupo dell’animo umano, ma anche di sedurre con il fascino sottile di una Barcellona in chiaroscuro che non smette di stregarci.

Questa avventura ha luogo nel dicembre 1957, un lungo inverno di cenere e ombra che avvolge Barcellona e i suoi vicoli oscuri. La città sta ancora cercando di uscire dalla miseria del dopoguerra, e solo per i bambini, e per coloro che hanno imparato a dimenticare, il Natale conserva intatta la sua atmosfera magica, carica di speranza.

Daniel Sempere – il memorabile protagonista di “L’ombra del vento” – è ormai un uomo sposato e dirige la libreria di famiglia assieme al padre e al fedele Fermìn con cui ha stretto una solida amicizia.

Una mattina, entra in libreria uno sconosciuto, un uomo torvo, zoppo e privo di una mano, che compra un’edizione di pregio di “Il conte di Montecristo” pagandola il triplo del suo valore, ma restituendola immediatamente a Daniel perchè la consegni, con una dedica inquietante, a… Fermìn.

Si aprono così le porte del passato e antichi fantasmi tornano a sconvolgere il presente attraverso i ricordi di Fermìn. Per conoscere una dolorosa verità che finora gli è stata tenuta nascosta, Daniel deve addentrarsi in un’epoca maledetta, nelle viscere delle prigioni del Montjuic, e scoprire quale patto subdolo legava David Martin – il narratore de “Il gioco dell’angelo” – al suo carceriere, Mauricio Valls, un uomo infido che incarna il peggio del regime franchista.

Prima di potersene rendere conto il giovane libraio viene catapultato in un passato che lo riguarda da vicino, dove la morte di sua madre Isabella si lega al destino di David Martin, il grande scrittore che dal carcere scrive “Il gioco dell’angelo” e a quello del perfido editore Mauricio Valls, una vecchia conoscenza degli anni di carcere di Fermìn. Quello che Daniel scoprirà non rimarrà senza effetti sulla sua vita, molte domande rimaste in sospeso avranno una risposta e lui si troverà in mano, inaspettatamente, la possibilità di vendicarsi.

Riuscirà Daniel a portare a termine il suo compito o soccomberà prima della calata del sipario? Scoprirà cosa tenta di nascondergli sua moglie? Capirà quali demoni si agitano nella testa di Fermìn, dopo l’apparizione dell’uomo monco? Cosa significa quella dedica scritta sul libro dall’uomo senza una mano, che recita “Per Fermìn Romero de Torres, che è riemerso tra i morti ed ha la chiave del futuro. Firmato 13”? Questi e molti altri sono i dubbi che si sviluppano con la lettura di questa terza opera di Zafon dedicata al Cimitero dei Libri Dimenticati.

Per quello che riguarda i personaggi, ancora una volta Zafon riesce con poche fugaci immagini a tratteggiare la fisionomia dei personaggi ma anche la loro personalità, sempre senza svelare nulla di più di quello che sia necessario.

La capacità letteraria dell’autore tocca, in questo libro, vertici straordinari; quando Zafon racconta il vento, la pioggia o la neve sembra quasi di sentirla correre sulla pelle tanto è abile nell’uso della parola. Quando descrive le strade, i vicoli, i palazzi della città sembra quasi di vedere delle fotografie virate in seppia.

Zafon ha dichiarato di aver scritto questo libro per spiegare meglio alcuni aspetti della vita di Fermìn che erano rimasti in ombra e per dare al lettore gli elementi per comprendere poi il quarto e ultimo capitolo di questa saga straordinaria; a me sembra invece che l’intento vero dell’autore, sia stato quello di stimolare al parossismo i dubbi del lettore. E’ vero che, nel corso della lettura di questo terzo capitolo il personaggio di Fermìn ci si squaderna davanti agli occhi ma, molti altri dubbi restano da chiarire e tanti nascono proprio dalle avventure raccontate in questa ulteriore prova di abilità che Zafon fornisce con questo romanzo.

Libro ovviamente molto consigliato.