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Profumi

Profumi “Inventario sentimentale degli odori di una vita” – scritto da Philippe Claudel, “Ponte delle grazie” editore, prima edizione 2012.

Quando sono inciampato in questo libro, il mio primo pensiero è stato “come si può raccontare una cosa così personale, volubile ed eterea come il profumo?”, e devo ammettere che ho acquistato il libro quasi solo per togliermi questo dubbio.

Ebbene il geniale Philippe Claudel ha giocato sulle sensazioni sulle esperienze che hanno scatenato in lui i profumi, gli odori o le puzze, per cercare di dare fisicità all’inconsistenza stessa del profumo.

Quante volte nel corso della nostra vita sotto al nostro naso finisce un odore o un profumo che ci fa fare un salto indietro nel tempo. In una situazione particolare che pensavamo di avere completamente dimenticata, sepolta nel nostro passato ed invece basta un attimo, un vago afrore ed eccoci catapultati proprio lì in quel preciso momento, in quel luogo esatto per ritrovare nuovamente quello stesso identico profumo e per rivivere esattamente quello stesso momento.

Può capitare ovunque, sempre e a chiunque; mentre si guida, mentre si entra in un negozio o si fruga tra le cose vecchie o magari si sistema la cartella di nostro figlio ed ecco che parte il flashback.

Così, seguendo l’ordine alfabetico, l’autore ci fa avanzare nella sua geografia olfattiva. Dall’infanzia alla giovinezza all’età adulta viaggiamo avanti e indietro nella sua vita e nel suo carico emozionale. Ogni momento che visitiamo è popolato da persone amate o temute, da grandi emozioni come quella del primo motorino o dal ricordo degli allenamenti di calcio o i primi approcci con le ragazze e i loro profumi, o gli odori acri degli orinatoi e di tutta la fauna che li frequenta.

E dunque saliamo sul treno dei ricordi che parte dal naso e attraverso i profumi di Claudel entriamo in punta di piedi nel suo mondo più intimo che parte dal villaggio natale di Sommervillier nei Vosgi per portarci in un mondo più rustico e palpitante ove egli ritenga utile condurci per darci libero accesso ai suoi ricordi olfattivi, saziarci quindi con i suoi ricordi olfattivi, le sue fotografie profumate.

Poi quando forse avremo acquisito la tecnica, saremo in grado anche noi di raccontarci i nostri ricordi partendo proprio dalle nostre le fotografie olfattive.

Siamo di fronte ad un volumetto che si potrebbe leggere in una sera, ma che in realtà va affrontato come una biografia dell’autore, dove le tante tessere formano il mosaico della persona che è stato, che è e che sarà. Perché senza i ricordi, senza il passato, non siamo niente.

Se decidete di leggere questo volume mi raccomando, toglietevi le scarpe prima di entrare, e camminate in punta di piedi perché i profumi, così come i ricordi sono fragili.

Libro vivamente consigliato

Zone rigide

Zone rigideAlessandro Cattelan, edito da Mondadori, prima edizione 2010.

Dato che questa recensione sarà pubblicata a ridosso del ferragosto anche io voglio parlarvi di una lettura prettamente da spiaggia. Lo anticipo è una lettura leggera… molto leggera… forse troppo leggera. Ma non anticipiamo troppo.

Il protagonista di questo romanzo è Alessandro che, dopo una lunga storia d’amore con Viola viene lasciato. Trovatosi solo, come quasi tutti i giovani uomini farebbero, anche lui si butta sul sesso e quindi ci racconta le sue performances tra le coltri con svariate donne e le loro perversioni.

Come un fiume che abbia rotto gli argini così Alessandro cerca di realizzare tutte le sue fantasie, anche le più perverse come quando cerca di girare un porno amatoriale con una cassiera dell’Esselunga, o come la volta che entrerà in contatto con la donna lupo nel tentativo di provare una pratica sessuale estrema che lo ha sempre affascinato.

Ma nonostante l’impegno che il protagonista mette in queste attività amatoria, il suo pensiero è focalizzato sempre su Viola, la donna che non gli faceva certo fare i numeri a letto ma che riempiva la sua vita di una tranquilla serenità e monotonia che non sapeva di desiderare e che ora rimpiange.

La mancanza della ragazza fa si che il giovane inizi a pensare e di conseguenza a filosofeggiare. I risultati della sua filosofia sono pensieri semplici che prendono spunto dalla vita di tutti i giorni. Eppure è quel tipo di filosofia che noi uomini capiamo al volo, e che spesso ci salvano dal fare le peggiori stupidaggini.

Cattelan, probabilmente ispirato dalle varia avventure di Bridget Jones ci presenta il suo corrispettivo maschile, un uomo incasinato che proprio da solo non riesce a stare e che, conscio di questa sua caratteristica, si dibatte nella vita all’affannosa ricerca dell’amore, ma che non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura.

Non so decidere se siamo di fronte ad un libro spudorato e cinico, oppure se si tratta del classico romanzetto scritto dal solito “vip”; (propendo più per la seconda comunque!).

Il romanzo è scorrevole, la trama abbastanza complessa da risultare interessante; i personaggi sono molto sottili, poco definiti ma forse maggiore definizione avrebbe reso poco scorrevole la narrazione che si adagia più sulla trama che non sui personaggi e la loro psicologia. Lo stesso protagonista è lasciato allo stato grezzo, ma forse questo l’autore l’ha fatto affinché fosse il lettore a caratterizzare il protagonista come preferisce.

Libro ideale da portare sulla spiaggia per una lettura senza particolare impegno.

Quando vieni a prendermi?

Quando vieni a prendermi? di Alessandro Cattelan, edito da Mondadori, prima edizione 2011.

Anche l’ex conduttore di X-Factor si cimenta nella scrittura, forse sull’onda del successo, forse perché un libro non si nega quasi a nessuno.

Il protagonista di questa storiella si chiama Santiago e sta vivendo il periodo tra i trenta e i quaranta in apparente serena letizia.

Fa un lavoro che gli piace anche se ha un contratto di quelli che in qualsiasi momento il capo può mandarti a spasso e senza particolari motivi. Questo fatto porta una grande ansia nella sua vita ed è anche causa di un grande stress perché, senza la stabilità del lavoro anche tutti gli altri ambiti della vita vacillano.

Ha una fidanzata conosciuta per caso e, per lei, ha fatto di tutto, per amarla, per capirla, per tenersela stretta. Le ha anche chiesto di sposarlo mentre si trovavano sugli scogli e c’era un bel tramonto salvo poi rimangiarsi immediatamente le sue stesse parole.

E’ un brav’uomo, dolce, delicato, sensibile eppure sente che alla sua vita manca di qualcosa.

Santiago è conscio del fatto che la sua esistenza si agita come una massa e gelatinosa senza avere una vera e propria forma, si agita in contro tempo a come si agita lui e questo gli da sempre la sensazione che una parte di sè arrivi sulle cose con un attimo di ritardo. Come è naturale questa sensazione di indeterminatezza gli fa paura, gli toglie il sonno. Sente che deve dare una scossa alla sua vita ma non gli è chiaro cosa sia necessario fare.

E così, un po’ per gioco e un po’ seriamente, Santiago fa un colpo di testa. Senza dire niente a nessuno, improvvisamente inizia un viaggio in giro per il mondo, senza meta, senza scopo, alla ricerca di quel qualcosa che qui gli manca.

Lo seguiremo nel suo peregrinare all’inseguimento di se stesso; lo vedremo, per esempio, in Giappone, fare “l’elargitore di complimenti per donne trascurate”, o in Australia perdere la testa per una donna bellissima.

Seguendo le sue avventure, vedremo se il nostro piccolo esploratore, riuscirà a trovare quello che sta cercando.

Cominciamo col dire che non si tratta di Tolstoi o di Pirandello, così tanto per buttare lì i primi due nomi che mi sono venuti in mente.

Il libro è scorrevole e la storia è sufficientemente leggera, ma nonostante il tentativo dell’autore, la storia ha veramente pochissimo spessore. E’ talmente anonima che si rischia di dimenticarla un giorno dopo aver finito di leggerla.

Nel corso della lettura si ha veramente la sensazione di provare ad afferrare il fumo. Attenzione non sto dicendo che il romanzo sia brutto o mal scritto, ma semplicemente che il risultato finale è troppo impalpabile.

I personaggi sembrano bidimensionali e, se li si immagina recitare sul palco di un teatro, ecco che diventano anche legnosi e un po’ scolastici.

E’ evidente che l’autore ci abbia provato fino in fondo e abbia tentato di produrre una piccola gemma, magari ispirato da storie minime scritte da altri grandi autori, ma purtroppo il risultato che abbiamo tra le mani non è quel piccolo capolavoro a cui forse Cattelan aspirava.

Libro da leggere sulla spiaggia per far passare il pomeriggio mentre si prende il sole.

Libro non consigliato.

Maschio bianco etero

Maschio bianco etero di John Niven, edito da Einaudi, prima edizione 2014.

Kennedy Marr è uno che vive come un nababbo, coccolato e avvolto dal proprio egoismo. E’ giovane, è bello, veste alla moda e non si pone limiti. Nato nella vecchia Inghilterra rurale, Kennedy ha scritto un libro che ha fatto grande successo e che ancora adesso gli permette di vivere come un signore in California. La California è il posto ideale per lui perché qui gli eccessi sono più eccessi e nessuno sembra minimamente preoccuparsene.

Gli stravizi continui però non hanno influito solo sulla sua qualità scrittoria; infatti questi vanno di pari passo con una grave crisi creativa che non gli permette di scrivere una riga da oltre cinque anni. Ovviamente del suo live style risentono fortemente anche le sue finanze che al momento sono molto asfittiche per uno che spende e spande senza che ci sia mai un limite. Per arrotondare scrive squallide sceneggiature per il mostro fagocita pellicole che è Hollywood.

Inatteso giunge un ingente premio letterario attribuito al nostro protagonista da un piccolo college inglese che come controprestazione gli richiede solo di insegnare scrittura creativa per un anno ai loro studenti.

Se Kennedy dovesse accettare sarebbe un’ottima notizia per i pub e gli spacciatori della zona ma, il nostro protagonista, è lambiccato da una infinità di dubbi.

Intanto non gradisce lasciare la sua amata California e per un tempo così lungo, poi c’è il problema della destinazione, il college si trova in una sperduta campagna e non è “sufficientemente” vicino a nessuna grande città che gli permetta di mantenere i suoi vizi.

Per aggiungere beffa al danno nel college che, così disinteressatamente gli offre il premio, lavora la sua ex moglie nonché madre di sua figlia. I loro rapporti dopo il divorzio, sono nulli e anche nei confronti della figlia è sempre freddo e scostante perché, si giustifica, non è quel tipo di padre sempre presente nella vita dei figli post divorzio.

Ultima preoccupazione che vaga nella mente obnubilata del nostro protagonista è che il college è pericolosamente vicino alla casa di sua madre con cui praticamente non intrattiene rapporti.

Questa vicinanza lo obbligherebbe a doverla visitare spesso cosa che Kennedy preferirebbe non fare per il semplice fatto che non è capace di affrontare la madre soprattutto ora che soffre così tanto.

Che farà il nostro eroe? Correrà il rischio di risistemare, almeno temporaneamente, le sue finanze nella squallida e silenziosa campagna inglese oppure si farà nuovamente irretire dalle sontuose e rutilanti luci di Hollywood?

Che John Niven sia un scrittore con uno stile disturbante ormai si è capito bene dopo i primi due suoi successi “Uccidi i tuoi amici” (che in Italia sarà pubblicato solo nel 2019) e “A volte ritorno” recensito in queste pagine ma, in questo romanzo, al suo stile si accoppia anche l’amarezza di vedere quanto un uomo possa rimanere immaturo nonostante sia quasi di mezza età.

Il Kennedy che conosciamo nelle prime pagine è un uomo gretto, stupido, distratto, assolutamente edonista ed immaturo al punto da non riuscire nemmeno ad organizzarsi una serena vecchiaia. Talmente arrotolato sul proprio ego da non ascoltare nemmeno i buoni consigli di chi lo circonda.

Il linguaggio è quello tipico di Niven. Forte e sboccato. Non usa panegirici, dice le cose dirette sul muso. I suoi personaggi sono tutti ben definiti anche se sembra sempre che ci sia qualcos’altro da scoprire su di loro.

Camminano tutti sulle uova per non disturbare il sonno egoistico di Kennedy. Tutti provano a proteggerlo perché non abbia mai a soffrire, quando invece quello di cui avrebbe proprio bisogno è una buona bastonata sui denti, di quelle che la vita è così brava a dare.

Libro consigliato.

Kage – La liberazione di Kage – La rivelazione di Kage

Kage – La liberazione di Kage – La rivelazione di Kage di Maris Black, edito da Quixote Edizioni, prima edizione 2019.

Prima di partire a spron battuto con la sinossi ci tengo a precisare alcune cose.
Si tratta di una serie di tre romanzi che si possono leggere separatamente ma che in realtà fanno parte di un progetto comune e la storia giunge alla sua conclusione con il terzo volume;
Sono romanzi che io ho trovato in formato digitale (ebook) e di cui credo esistano anche le versioni cartacee ma con il prezzo di un volume cartaceo si comprano tutti e tre i romanzi elettronici;
Si tratta di un romanzo erotico gay, pertanto, se questo ti disturba o se sei minorenne, fermati qua.

James Atwood è il classico bravo ragazzo americano. Frequenta l’università, spera di laurearsi in giornalismo per occuparsi di sport. Viene dalla Georgia, vive in un appartamento con i suoi colleghi di università e si ubriaca di tanto in tanto. E’ mediamente bello ma ha parecchio fascino, è fidanzato con una cheerleader; insomma quella che suole chiamarsi una vita con il pilota automatico inserito.

Michael “The Machine” Kage è un lottatore semi professionista di MMA (Arti Marziali Miste), di quelli che combattono negli ottagoni con pugni e calci. Nell’ambiente si sta facendo un nome ma è dura riuscire ad entrare nel gotha del settore. Ovviamente è una montagna di muscoli e, quando è nell’ottagono, si trasforma in un animale tutto istinto e niente cervello, e soprattutto nessuna pietà. E’ talmente bello da poter competere con qualsiasi star del cinema e può avere tutte le ragazze che vuole. Vive a Las Vegas ovviamente, nell’albergo dello zio. Ha un passato di cui preferisce non parlare. Ma a chi interessa il passato di una “macchina” nata solo per menare le mani?

I due si conoscono una sera in cui Kage va a sostenere un incontro e James viene mandato dal suo tutor a fare un servizio come tesina in vista degli esami imminenti. Le conoscenze di James in merito al MMA sono poche e derivano tutte da quello che gli ha raccontato il suo compagno di appartamento, nozioni che ha ascoltato con pochissimo interesse.

Con una gran faccia tosta e con la fortuna tipica dei principianti, James riesce non solo a incontrare ma anche a fare qualche domanda a The Machine dopo il termine dell’incontro.
Durante le poche battute che si sono scambiati James ha notato uno strano atteggiamento del lottatore ma non ha il tempo di analizzare questa sensazione perché, per la prima volta nella sua vita, James si trova in serio imbarazzo a causa dell’evidente bellezza di Kage.

Portato a casa il pezzo James ritorna alla sua vita monotona cercando di scrollarsi dalla mente quell’uomo. Ma la cosa non è affatto facile. Mentre pianifica l’estate successiva il suo tutor universitario lo convoca per comunicargli una notizia sconvolgente. Kage “The Machine” ha espressamente chiesto che James vada a fargli da “addetto stampa” per l’estate.

Si tratta di una grandissima opportunità per fare un’esperienza che potrebbe aiutarlo poi nello sviluppo della sua carriera. James è scioccato da questa fortuna e, insieme alla sua famiglia, decide che non può lasciarsela scappare anche se nelle retrovie del suo cervello una domanda comincia a infastidirlo: “perché Kage vuole proprio me come suo addetto stampa, visto che non ho alcuna esperienza in merito e soprattutto visto che mi ha parlato per non più di cinque minuti?”.

Ma l’opportunità è troppo ghiotta per starci a riflettere più di un momento ed ecco che il piccolo Jamie si imbarca su un aeroplano che lo porterà a… incontrare la propria vita e il proprio destino.

Altro dirvi non voglio ma sappiate solo che la strada sarà lunga e perigliosa.

I personaggi sono pochi e molto ben caratterizzati. Ogni ruolo è coperto in maniera perfetta. Forse l’unico personaggio che poteva essere sviluppato maggiormente è lo zio di Kage ma le scelte autorali non sono mai discutibili. Il ritmo è incessante, come una folle corsa senza freni su una strada di grande pendenza. L’autrice è bravissima nel distribuire i colpi di scena e nel guidare il lettore alla fine del capitolo o alla fine del libro, tenendolo in sospeso in modo che sia invogliato a continuare nella lettura.

Trattandosi di un romanzo erotico le scene di sesso, necessarie allo sviluppo del romanzo, sono chiaramente esplicite, dirette e manifeste. Ma non si deve ritenere che queste siano le uniche emozioni presenti nel romanzo. Anzi, io mi sono trovato spesso a riflettere su come mi sarei comportato se fossi stato nei loro panni; se condividessi o meno le scelte che facevano nel corso della storia; mi sono ritrovato spesso a pensare che il tale personaggio o  che tale situazione fossero alquanto ambigue.

Un libro completo, piacevole, scorrevole, piccante al punto giusto, intrigante e che, in alcuni momenti, è stata una carezza sul cuore!

Libro consigliato a maggiorenni e a chi ha il coraggio di affrontare qualcosa di sconosciuto ai più.

Gli eredi della terra

Gli eredi della terra di Ildefonso Falcones, edito da Longanesi prima edizione 2016.

Prima di iniziare qualunque tipo di analisi o commento relativamente a questo libro, ci tengo ad anticipare una indicazione: non fatevi spaventare dalla dimensione di questo libro. Per essere un libro di 905 pagine si lascia violare come un romanzo di 300.

Assolto questo necessario prodromo eccoci al romanzo; si potrebbe dire, e forse è anche vero, che il protagonista di questo ponderoso tomo sia Hugo Llor, un ragazzo che vive nella Barcellona del XV secolo e che affronta tutte le difficoltà della vita a viso scoperto; in realtà credo che lo scopo dell’autore sia di raccontarci la storia di una persona che, nonostante la vita gli scombini spesso i piani, gli metta spesso i bastoni tra le ruote, gli cambi le carte in tavola continua ostinatamente ad affrontare tutte le difficoltà semplicemente perché non vuole arrendersi e perché vuole raggiungere la sua felicità.

Seguiremo Hugo nell’arco temporale tra il gennaio 1387 e il settembre 1423. All’inizio della sua storia Hugo è un dodicenne che vive con la madre vedova e una sorella; devono lavorare tutti per sbarcare il lunario e, il nostro protagonista è convinto che mestiere che farà per tutta la vita sia quello di mastro d’ascia anche se al momento del nostro primo incontro il suo ruolo è quello di sollevare la palla attaccata al piede del “genovese” che è prigioniero in quel di Barcellona e che lavora per i cantieri navali.

Incontra Arnau Estanyol, uno dei più stimati notabili di Barcellona; nessuno sa meglio di Arnau quanto possa essere dura e ingiusta con gli umili la città comitale.

A seguito della morte del re Pietro, tornano in città i Puig, storici nemici di Arnau, che non perdono tempo e alla prima occasione mettono in atto la vendetta che covano da tanti anni, uccidendo il benefattore. Hugo sarà l’unico che tenterà di difendere il benefattore, attirandosi addosso l’ira della famiglia Puig.

Da questo momento la vita di Hugo si muoverà come un pendolo tra la necessità di sopravvivere e la fedeltà a Bernat, l’unico figlio di Arnau.

Troveremo Hugo nelle terre profumate di vino della Catalogna, negli anni turbolenti del concilio di Costanza, a contatto di quella società effervescente ed imbrigliata, volubile ma corrotta che farà da contraltare alla sua lotta per una vita che non sia inutile e che non obblighi a sacrificare dignità ed affetti, desideri e personalità.

Lo vedremo innamorarsi di una ragazza ma sposarne una seconda su cui ha ricevuto un chiaro avviso negativo dalla migliore amica di lei. Ogni qual volta sembrerà che il fato possa guardare benignamente alla vita del giovane, immediatamente un diavolo ci metterà la coda e il ragazzo ormai diventato uomo si troverà a dover ricominciare da capo.

Hugo però conosce a perfezione il proprio animo e le proprie forze e si ostina a lottare come un leone anche quando il buon senso direbbe il contrario.

Sulla sua strada troverà tanti buoni amici e tante persone che amerà con gradi differenti; forse però la persona che lo amerà più di tutti, sarà quella che Hugo riconoscerà troppo tardi.

Indubbiamente è un libro complicato perché in un arco temporale relativamente breve (soli 36 anni) entrano tanti eventi, la morte del re, la nomina del nuovo sovrano, l’elezione del papa e degli antipapi, svariate battaglie della marina di Barcellona ma sono anche tanti i personaggi che si incontrano nel racconto e oggettivamente non è sempre facile ricordarli. E’ una lettura impegnativa ma bellissima. Non abbiate fretta di arrivare alla fine ma, come se si trattasse di un viaggio, godetevi il panorama e le storie che vi verranno raccontate ,in attesa di giungere al porto finale e di conoscere cosa accadrà al nostro eroe Hugo.

Narciso e Boccadoro

Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse, edito da Mondadori (ma è solo l’edizione che ho letto io), prima edizione 1930, prima edizione italiana 1933.

Convento di Mariabronn; quasi casualmente si incontrano due che diventeranno probabilmente i migliori amici del mondo. Si tratta del giovane ascetico Narciso e del più sanguigno Boccadoro.

Entrambi sognano di diventare monaci ma, mentre Narciso è introspettivo e con una particolare capacità di “vedere” dentro al cuore delle persone, Boccadoro ha una vocazione instillata dal padre che lo vuole monaco affinché non ricordi la madre che, non sopportando la monotonia della vita da coniugata, è scappata quando il bimbo era ancora piccolo.

Narciso, nonostante la giovane età, è già insegnante del convento e si dibatte nei dubbi sul ruolo da avere nei confronti dell’amicizia con Boccadoro che sente molto vicino alla propria anima, ma al contempo ne intuisce le differenze.

Durante una chiacchierata Narciso rivela all’amico i suoi dubbi sulla vocazione di quest’ultimo, affermando che la vita claustrale non è fatta per lui. Boccadoro è un artista e come tale dovrebbe vivere facendo esperienze e lasciando uscire il vero se stesso; inoltre aggiunge che, soltanto analizzando e prendendo coscienza del proprio passato e dei propri ricordi con la madre potrà lasciarsi il problema alle spalle e continuare a crescere in armonia.

Le parole del giovane insegnante sono talmente vere e potenti da portare Boccadoro a perdere i sensi. Quando si riprende è sicuro di quello che deve fare.

Comincia così la vita vagabonda di Boccadoro che lo porterà in molti luoghi sconosciuti, in situazioni piacevoli e potenzialmente pericolose ma, soprattutto, darà la possibilità a Boccadoro di amare moltissime donne. Ognuna di esse rivelerà un pezzetto di mondo al giovane viaggiatore.

Nel corso di questo lungo viaggio (che dura oltre tre anni) Boccadoro imparerà l’arte dell’intaglio divenendone un maestro. Ciò gli permette di aprire il vaso di Pandora delle esperienze racchiuse nel suo cuore e nella sua anima. Capisce che grazie a questa arte potrà finalmente dare sfogo a quelle immagini che ha dentro di se.

Il suo desiderio per le donne lo metterà in serio pericolo prima di permettergli di ritornare a Mariabronn per ritrovare l’amico Narciso ormai diventato abate priore.

Si tratta di un romanzo molto introspettivo infatti durante i suoi vagabondaggi, ma anche durante le conversazioni tra i due amici, si trattano i grandi temi della filosofia, di cosa sia la felicità e di quale sia il ruolo che ognuno di noi ha in questa vita.

Da questo libro si esce sicuramente cambiati, oserei dire migliorati perché i concetti di cui è pregno, sono distillati così chiaramente che, involontariamente, ce ne nutriamo con voluttà.

I due amici rappresentano l’archetipo di quel personaggio tanto caro ad Hesse che è “colui che cerca”; infatti entrambi sono alla ricerca di sé stessi, del proprio ruolo nel mondo e di quella felicità a cui tutti dobbiamo tendere.

Narciso la troverà nell’ascetismo religioso, Boccadoro invece nella crapulosità sentimentale. Questo ci insegna che non esiste una sola via per il raggiungimento del nostro paradiso, ma che ognuno di noi deve costruirsi la propria strada.

Tipico di molti scritti di Hesse è il messaggio recondito: la nostra felicità e completezza non sono doni gratuiti che riceviamo dalla natura, ma sono il premio per tutte le lotte che dobbiamo fare nella vita.

Tralascio di analizzare la grande capacità scrittoria di Hesse perché sarebbe inutile ribadire ciò che altri, molto più titolati di me, hanno già espresso.

L’ultima notazione è per il valore dell’amicizia tra i due ragazzi. Essa è talmente forte da far parlare i due di un “amore”. Amore inteso come grande corrispondenza di sensi.

…se tuttavia so che cos’è l’amore, è per merito tuo. Te ho potuto amare, te solo tra gli uomini”.

Libro consigliatissimo.

Oltre il confine

Oltre il confine di Cormack McCarthy edito da Einaudi prima edizione 1994.

Billy Parham è un cowboy adolescente che vive in Texas; la sua esistenza è monotona, sottoposta ai voleri del padre e soprattutto, senza alcuno sbocco. La vita però gli fornisce un’occasione che Billy non si lascia sfuggire.

Quando un lupo, probabilmente solitario, attacca gli animali attorno al villaggio, Billy e suo padre si mettono alla ricerca nella speranza di poterlo uccidere.

Dopo aver posizionato varie trappole che il lupo fa scattare senza mai restarci impigliato e dopo lunghi appostamenti la fortuna mette Billy e il lupo (o sarebbe meglio dire la lupa), uno di fronte all’altra da soli.

Billy imbraccia il fucile per ucciderla ma quando la guarda negli occhi, improvvisamente capisce che non potrà mai farle del male. Senza porre tempo in mezzo parte con il suo cavallo, il suo fucile e “la sua lupa” a cui lega strettamente le fauci, con l’intento di riportarla sulle montagne del Messico. Nel corso del viaggio Billy “addomestica” il lupo, e al contempo, avrà modo di mettere alla prova la sua vita e il proprio coraggio.

Tante sono le avventure e le sfide che dovrà affrontare il giovane; conoscerà la bontà d’animo ma anche la crudeltà; stringerà una bellissima amicizia con un animale feroce e conoscerà la ferocia degli uomini.

Ritornato da questo prima avventura (che non vi dico come si conclude) Billy partirà nuovamente insieme al fratello Boyd e di nuovo affronterà le intemperie, i pericoli e, purtroppo gli uomini e la loro cattiveria.

Si potrebbe quasi dire che questo romanzo sia una bellissima e crudele storia d’amore. Un lungo viaggio avventuroso che porterà i due fratelli ad avvicinarsi, dividersi ed infine ritrovarsi, riconoscendosi non soltanto come fratelli ma soprattutto come uomini.

L’azione si svolge tra il Texas e il Messico alle soglie della Seconda Guerra Mondiale ma la vita ruvida e spartana, i panorami mozzafiato e la bellezza dei sentimenti di fratellanza e amicizia dei due giovani sono talmente imperanti da nascondere le brutture della guerra in arrivo.

I personaggi sono oggettivamente pochi, anche perchè i veri protagonisti di questa storia sono i comportamenti, i sentimenti e i pensieri di Billy.

McCarthy è grandioso in questo romanzo a raccontare le immagini delle praterie, delle montagne e della vita dei cowboys.

A mio modestissimo parere siamo di fronte ad un libro emozionante sotto tutti i punti di vista.

Libro consigliato.