Archivio Tag: sesso

Mucho mojo

Mucho mojo di Joe R. Lansdale, edizione Einaudi , prima edizione 2007.

Non abbiamo ancora finito di ridere con l’immagine di Hap e Leonard sgocciolanti acqua e melma nell’avventura precedente ed ecco che li ritroviamo asciutti e oziosi in questa nuova storia raccontata da Lansdale con la solita cinica asciuttezza. Il nostro serafico duo è seduto sulla veranda di casa ad ammazzare cimici e a bere birra ghiacciata, sempre alla ricerca di qualche lavoretto per sbarcare il lunario. Non potrebbero sognare di meglio, ma il fato ha in serbo per loro qualcosa di completamente diverso. Uno zio di Leonard muore e lascia al nipote una fatiscente proprietà e centomila dollari in contanti. I due si trasferiscono là per ristrutturare la casa e poi venderla ad un prezzo maggiore ma, di nuovo, il destino mette loro il bastone tra le ruote. Sotto la casa che stanno ristrutturando, scoprono la mummia di una creatura. Scambiata, il un primo momento per un animale andato a morire sotto le assi della casa e mummificata dal caldo asciutto della zona, si scoprirà poi trattarsi di un bambino.

Il serafico duo si ritrova, suo malgrado invischiato in una nuova avventura che li porterà a scavare nel passato più sordido che possiate immaginare. Scopriranno, con l’aiuto di due poliziotti non sempre entusiasti, e di una sexy avvocatessa di colore che nel piccolo villaggio sono ormai dieci anni che scompare dal quartiere un bambino di colore figlio, spesso illegittimo, dei più poveri e derelitti o delle prostitute.

La notizia scioccherà, come è giusto che sia, i due amici che si impegneranno nella ricerca del mostro andando ad infilarsi, non immaginano quanto, tra le gambe del diavolo. Le indagini si dipaneranno sullo sfondo di una America nera che poco si fida del bianco Hap, mescolato a riti sessual-satanici. L’immagine che ne deriva è quella di una società americana spaccata in mille rivoli e che cammina con grande attenzione perché è cosciente del fatto che il terreno sotto i piedi è maledettamente friabile e che basterebbe anche solo una minima pressione perché tutto il castello crollasse al suolo.

Siamo di fronte ad un libro schietto e che sicuramente conquista l’attenzione del lettore. Ricordo che c’erano giorni in cui non vedevo l’ora di correre a casa per potermi buttare nuovamente tra le sue pagine, coccolato dalle parole di Lansdale. Il modo di scrivere di questo autore è fantastico. Ha la straordinaria capacità di affabulare il lettore e incatenarlo alla storia. Non usa trucchi o mezzucci come fanno altri per tenere vivo l’interesse del lettore. A volte è addirittura stringato nel suo modo di esprimere la storia e nonostante ciò, gli indizi di questo romanzo, che può benissimo essere considerato un giallo/horror, non sono nascosti ma ben esposti alla luce del sole. Tutti i lettori hanno quindi a disposizione gli elementi per giungere allo svelamento del mistero.

Ultima annotazione, lo stile di scrittura usato da Lansdale lo obbliga a fare delle descrizioni che siano molto asciutte quasi carenti. Questa caratteristica, che in altri autori o in altri romanzi può far sembrare claudicante il racconto, nel caso di questo scrittore assomiglia ad una sfida. Sembra quasi che l’autore sfidi il lettore a completare quelle parti che ha solo accennato obbligandolo a lavorare di fantasia per riempire quei buchi e pertanto a rendere sempre più personale la lettura.

Libro consigliato.

Una stagione selvaggia

Una stagione selvaggia di Joe R. Lansdale, edizione Einaudi, prima edizione 1990.

Questo è il romanzo con cui facciamo la conoscenza della strana coppia formata da Hap & Leonard, i due detective protagonisti della fortunata serie creata da Joe Lansdale.

Hap, bianco, maschio, eterosessuale che ha rinunciato da tempo ai propri sogni di giovane insurrezionalista che deve salvare il mondo, e la cui unica aspirazione ora è solo quella di una vita tranquilla, punteggiata dalle chiacchiere dell’amico e compagno di avventure Leonard.

Leonard invece è grosso maschio pieno di muscolosi, nero, cattivo, che pratica arti marziali, parla sporco, e senza peli sulla lingua, omosessuale in piena attività.

Nonostante la vita assomigli a quella che hanno scelto, poco lavoro e tanta serenità, Hap non ha rinunciato al suo sogno di fare la rivoluzione e l’arrivo della sua bionda ex moglie, Trudy risveglia gli antichi fuochi. Basta raccontargli della possibilità di recuperare mezzo milione di dollari, frutto di una rapina in banca compiuta anni fa che giace sul fondo della palude.

Anche se non completamente convinti il duo accetta l’incarico senza pensare che quei soldi non li stanno cercando soltanto loro e che molti soggetti ci hanno messo gli occhi sopra. In maniera un po’ avventata il trio si mette ad organizzare il recupero che non sarà assolutamente semplice in quanto non soltanto non sanno esattamente dove si trovano i soldi, ma sicuramente l’acqua della palude, marcescente e nauseabonda, non faciliterà il compito.

La storia è interessante, originale e talmente assurda da essere quasi incredibile. I personaggi sono molto originali, curiosi e ben caratterizzati. I due protagonisti sono così diversi tra loro, ricchi di unicità, che non si può non stare dalla loro parte. Trudy è la classica bella donna sfiorita nel tempo che si affida ai pensiero dei soldi per trovare nuovamente la felicità. Ovviamente è pure un po’ stronza.

Anche i personaggi secondari sono chiaramente ben definiti; tra loro troviamo Paco, un uomo con una storia che, quando ce la racconterà, ci farà accapponare la pelle dai brividi,

I dialoghi sono qualcosa che non ci si aspetta da un romanzo del genere; Non solo sono ben scritti, ma addirittura spassosi, ricchi di ironia ed autoironia. L’interazione tra i due protagonisti che chiacchierano, ricorda in qualche modo lo scambio di battute tra i comici del cabaret. Ognuno cerca sempre di avere la risata più fragorosa con soluzioni originali rarissime in questo genere di scritto.

La lettura del romanzo è davvero molto piacevole anche se alla fine ci lascia con ancora un po’ di fame.

Siamo forse di fronte al romanzo perfetto? No, certamente no però, a tutt’oggi è uno degli scritti che maggiormente ha stimolato la mia curiosità arrivando al punto da far montare dentro di me la giusta ansia di giungere al finale.

Ecco, due parole è necessario “sprecarle” anche per il finale. Siamo davanti ad un finale molto particolare infatti, se per tutto il romanzo l’autore ci ha coccolato con poche situazioni anomale o spaventose, ecco che con l’arrivo del finale apre le porte ad una serie di situazioni scioccanti ed improvvise che, quasi come una serie di badilate sui denti, ci obbligano ad ingoiare svariati bocconi di acqua melmosa mista a fango putrescente.

Ma non poteva esistere finale migliore.

Non ci resta che leggere i volumi successivi delle avventure di questo dinamico duo.

Libro leggero e consigliato.

Nessuno come noi

Nessuno come noi – di Luca Bianchini, edito da Mondadori, prima edizione 2017.

La location di questa storia è situata nella provincia di Torino e l’anno è il 1987. Nel fulgore dei ruggenti anni ottanta, nel liceo Majorana di   Moncalieri si aggira un losco figuro che risponde al nome di Vincenzo ma, per tutti è solo Vince.

Come tutti quelli della sua età è un grande “aspirante”. Aspirante paninaro, aspirante innamorato, aspirante diciassettenne, aspirante di avere più libertà, aspirante che gli regalino un motorino, e aspirante… un sacco di altre cose che non confesserebbe a nessuno nemmeno sotto tortura.

Come tutti i protagonisti ha intorno a se i suoi seguaci: nello specifico si chiamano Caterina detta Cate e Spagna che è la dark della scuola. Capelli scuri e atteggiamento sempre molto simile al colore dei suoi capelli. Sono amici e credono talmente tanto nella loro amicizia che si sentono come se fossero amici da sempre. Sono così amici che, a scuola li chiamano “Tre cuori in affitto” che, guarda caso è anche la loro sit-com preferita.

La santità di questa triade viene spezzata improvvisamente e senza preavviso dall’arrivo di un nuovo alunno che si chiama Romeo Fioravanti e non potrebbe essere più diverso da loro. Il nuovo arrivato sembra un alieno per quanto è diverso da loro. Più grande di un anno perché è stato bocciato, bello, veste alla moda, ha la moto, e recita il ruolo, prima con sé stesso poi con gli altri, di quello forte, duro, che ha già capito tutto della vita. Siccome Romeo rischia di essere nuovamente bocciato viene affidato alle cure di Vince che lo dovrebbe aiutare a studiare. All’inizio i due fanno fatica a comprendersi ma, una volta prese le misure, inizieranno a camminare con lo stesso passo facendo esperienze che ricorderanno per tutta la vita.

Riuscirà l’aspirante Vince, coadiuvato dalle due parche a salvare il bullo Romeo? Cosa apprenderà in cambio Vince da questa relazione?

Questo romanzo ha un che di anomalo per tante ragioni. Intanto è un romanzo breve (siamo intorno alle 250 pagine) e ad una lettura distratta potrebbe sembrare un libricino che non lascia nulla al lettore; sembra che il protagonista sia soltanto Vince e invece arrivando alla fine e lasciandolo sedimentare si scopre tutto un mondo che non si era notato durante la lettura.

Spicca nella memoria il personaggio di Betty Bottone, insegnante di italiano che fa esercizi di danza moderna mentre spiega e che quando si arrabbia, lo fa in francese.

Tutti i personaggi, dai principali ai secondari rivestono un ruolo fondamentale perché incoscientemente danno ai quattro ragazzi delle lezioni importantissime.

Ogni pagina del romanzo è pervasa da quel senso di meraviglia che è tipico dell’adolescenza; dove sembra che tutto sia a portata di mano, che tutto sia fattibile; addirittura mentre lo leggevo avevo la sensazione di sentire il profumo degli ormoni dei ragazzi.

Questo scritto, tra le altre cose ricorda a noi, che non siamo più adolescenti da un po’, che la vita non necessita di accompagnamenti. Non servono i cellulari o i computer, non serve il Suv o la macchina sportiva, quello che serve è solo la voglia di passare, di nuovo, tutto il tempo possibile con le persone che siano in grado di farci battere il cuore. Ma non si tratta di battiti d’amore ma di quei battiti che, solo con gli amici veri sono all’unisono.

Secondo me l’autore ha cercato di fare una “operazione nostalgia” più per sé stesso che per noi lettori ma, ad un certo punto si è accorto che si erano affastellati nella sua memoria talmente tanti ricordi che chiedevano di essere spolverati, che non ha potuto fare altro che lasciare scorrere la penna e fluire insieme all’inchiostro anche la sua vita di adolescente.

Ultima notazione: Bianchini ha la straordinaria capacità di tratteggiare i personaggi con pochi elementi ma talmente pregnanti da permettere al lettore di immaginarli a tutto tondo.

In questo romanzo c’è molto dell’autore e proprio per questo è un libro consigliato a tutti ma soprattutto a chi ha voglia di ricordare, con un velo di malinconia, l’epoca dorata dell’adolescenza.

Il venditore di metafore

Il venditore di metafore di Salvatore Niffoi, edito da Giunti, prima edizione 2017.

Al giorno d’oggi tutti raccontano storie o, per essere più precisi, tutti narrano storie; e allora perché non focalizzare la nostra attenzione su qualcuno che ha fatto della narrazione la propria vita.

Agapitu Vasoleddu nato a Thilipirches, solo e colpito più volte dalla crudeltà della vita, sopravvissuto alla carestia cattiva che si è mangiata tutto il suo paese, decide di seguire il suo cuore e di mettere a frutto il suo talento. Eccolo quindi scuotere la polvere dalla sua berretta, abbandonare la casa, il carro, la terra e tutto ciò che ha di caro, per andarsene ramingo di paese in paese a raccontare le storie della tradizione o quelle che inventa con grande fantasia.

Ecco che arriva in piazza e promette meraviglie, si toglie il berretto, si segna rapidamente, sale sullo scrannetto e da libero sfogo alla sua arte. Cosa racconta? La storia del becchino che, dopo quarant’anni di fatica e prossimo alla pensione, ha solo un lavoro ancora da fare. Completare il suo primo lavoro cioè disseppellire i corpi di due vecchi sposi che sono morti abbracciati. Il povero becchino scava, scava e continua a scavare ma dei due corpi nemmeno l’ombra.

Racconterà la storia di Juvanna Graveglio della sua bellezza straordinaria e della sua paura dei topi; oppure quella di Aloino Conca ‘e Tavedda inventore della macchina “cancella peccati”. Di Peppa Bascioccu e del marito impotente, o quella del bambino rifiutato dalla morte.

Par quasi di sentire l’imbonitore che arringa la folla: “venite, venite. Correte grandi e piccini ad ubriacarvi di parole”.

Come dicevo prima, nella società odierna tutti raccontano, ma le storie si assomigliano tutte. Meglio allora ritornare ad ascoltare il vero suono del racconto, quel suono che ha quel sapore di fiaba, che ricorda le storie che servono ad alleggerire il peso della vita. Lasciamoci guidare quindi dalla voce di Agapitu Vasoleddu, noto Matoforu (metafora).

Il tutto ambientato nella Sardegna di Niffoi. Una terra amatissima e amarissima, caratterizzata da un dialetto che è più lingua della lingua stessa. Durante l’ascolto delle storie le parole fremono, bollono, scoppiettano, scivolano rendendoci sazi di quei profumi che avvertiamo nel naso, e di quei sapori che titillano la nostra lingua.

In questo romanzo di Niffoi c’è tutto quello che ci si aspetta di trovare. La beffa, la crudeltà, la povertà, il realismo, l’orrore ma anche l’amore, il piacere, la dolcezza e la bestemmia.

Proprio per la sua innovazione nella tradizione ritengo che gli scritti di Niffoi, e questo in particolare, siano pagine esemplari di letteratura contemporanea. Brani che si leggeranno nelle antologie dei nostri figli.

Chiaramente in questo romanzo c’è molto di più e non sarò certo io a raccontarvelo. In tutte le storie di Agapitu c’è il sogno e la realtà, il dolce e l’amaro, il secco e il bagnato e ci sono tutte le contraddizioni che meglio raccontano questa terra stupenda che è la Sardegna o, per essere più precisi, la Barbagia.

I personaggi, come sempre fa il buon autore, sono sommariamente tratteggiati in modo che la mente del lettore li completi a suo gusto; nonostante questo però, gli elementi essenziale per la lettura del personaggio ci sono tutti. Le psicologie rurali sono perfettamente dipinte, le paure, le ansie, le superstizioni avvolgono il lettore e lo trasportano in un mondo che forse, non esiste più ma che ci fa sempre piacere visitare.

Non sarà una lettura semplice d’altronde la lingua sarda rispecchia l’asprezza del territorio, ma la bravura di Niffoi è anche quella di amalgamare perfettamente il dialetto con l’italiano dando respiro al lettore fino alla prossima parola in dialetto.

Mi permetto di dare un consiglio. Non vi abbattete se all’inizio le parole in dialetto saranno difficili da pronunciare. Seguite comunque il “Contacontos” nel suo viaggio e affrontate le parole dialettali come se foste bambini che imparano a leggere perché, in questo modo, scoprirete tutta la musicalità del dialetto sardo, incomprensibile spesso, ma bellissimo comunque da ascoltare.

Libro ampiamente consigliato.

Kage – La liberazione di Kage – La rivelazione di Kage

Kage – La liberazione di Kage – La rivelazione di Kage di Maris Black, edito da Quixote Edizioni, prima edizione 2019.

Prima di partire a spron battuto con la sinossi ci tengo a precisare alcune cose.
Si tratta di una serie di tre romanzi che si possono leggere separatamente ma che in realtà fanno parte di un progetto comune e la storia giunge alla sua conclusione con il terzo volume;
Sono romanzi che io ho trovato in formato digitale (ebook) e di cui credo esistano anche le versioni cartacee ma con il prezzo di un volume cartaceo si comprano tutti e tre i romanzi elettronici;
Si tratta di un romanzo erotico gay, pertanto, se questo ti disturba o se sei minorenne, fermati qua.

James Atwood è il classico bravo ragazzo americano. Frequenta l’università, spera di laurearsi in giornalismo per occuparsi di sport. Viene dalla Georgia, vive in un appartamento con i suoi colleghi di università e si ubriaca di tanto in tanto. E’ mediamente bello ma ha parecchio fascino, è fidanzato con una cheerleader; insomma quella che suole chiamarsi una vita con il pilota automatico inserito.

Michael “The Machine” Kage è un lottatore semi professionista di MMA (Arti Marziali Miste), di quelli che combattono negli ottagoni con pugni e calci. Nell’ambiente si sta facendo un nome ma è dura riuscire ad entrare nel gotha del settore. Ovviamente è una montagna di muscoli e, quando è nell’ottagono, si trasforma in un animale tutto istinto e niente cervello, e soprattutto nessuna pietà. E’ talmente bello da poter competere con qualsiasi star del cinema e può avere tutte le ragazze che vuole. Vive a Las Vegas ovviamente, nell’albergo dello zio. Ha un passato di cui preferisce non parlare. Ma a chi interessa il passato di una “macchina” nata solo per menare le mani?

I due si conoscono una sera in cui Kage va a sostenere un incontro e James viene mandato dal suo tutor a fare un servizio come tesina in vista degli esami imminenti. Le conoscenze di James in merito al MMA sono poche e derivano tutte da quello che gli ha raccontato il suo compagno di appartamento, nozioni che ha ascoltato con pochissimo interesse.

Con una gran faccia tosta e con la fortuna tipica dei principianti, James riesce non solo a incontrare ma anche a fare qualche domanda a The Machine dopo il termine dell’incontro.
Durante le poche battute che si sono scambiati James ha notato uno strano atteggiamento del lottatore ma non ha il tempo di analizzare questa sensazione perché, per la prima volta nella sua vita, James si trova in serio imbarazzo a causa dell’evidente bellezza di Kage.

Portato a casa il pezzo James ritorna alla sua vita monotona cercando di scrollarsi dalla mente quell’uomo. Ma la cosa non è affatto facile. Mentre pianifica l’estate successiva il suo tutor universitario lo convoca per comunicargli una notizia sconvolgente. Kage “The Machine” ha espressamente chiesto che James vada a fargli da “addetto stampa” per l’estate.

Si tratta di una grandissima opportunità per fare un’esperienza che potrebbe aiutarlo poi nello sviluppo della sua carriera. James è scioccato da questa fortuna e, insieme alla sua famiglia, decide che non può lasciarsela scappare anche se nelle retrovie del suo cervello una domanda comincia a infastidirlo: “perché Kage vuole proprio me come suo addetto stampa, visto che non ho alcuna esperienza in merito e soprattutto visto che mi ha parlato per non più di cinque minuti?”.

Ma l’opportunità è troppo ghiotta per starci a riflettere più di un momento ed ecco che il piccolo Jamie si imbarca su un aeroplano che lo porterà a… incontrare la propria vita e il proprio destino.

Altro dirvi non voglio ma sappiate solo che la strada sarà lunga e perigliosa.

I personaggi sono pochi e molto ben caratterizzati. Ogni ruolo è coperto in maniera perfetta. Forse l’unico personaggio che poteva essere sviluppato maggiormente è lo zio di Kage ma le scelte autorali non sono mai discutibili. Il ritmo è incessante, come una folle corsa senza freni su una strada di grande pendenza. L’autrice è bravissima nel distribuire i colpi di scena e nel guidare il lettore alla fine del capitolo o alla fine del libro, tenendolo in sospeso in modo che sia invogliato a continuare nella lettura.

Trattandosi di un romanzo erotico le scene di sesso, necessarie allo sviluppo del romanzo, sono chiaramente esplicite, dirette e manifeste. Ma non si deve ritenere che queste siano le uniche emozioni presenti nel romanzo. Anzi, io mi sono trovato spesso a riflettere su come mi sarei comportato se fossi stato nei loro panni; se condividessi o meno le scelte che facevano nel corso della storia; mi sono ritrovato spesso a pensare che il tale personaggio o  che tale situazione fossero alquanto ambigue.

Un libro completo, piacevole, scorrevole, piccante al punto giusto, intrigante e che, in alcuni momenti, è stata una carezza sul cuore!

Libro consigliato a maggiorenni e a chi ha il coraggio di affrontare qualcosa di sconosciuto ai più.

Il nostro piccolo pazzo condominio

Il nostro piccolo pazzo condominio di Fran Cooper edito da Newton Compton Editori, prima edizione 2018.

Il libro che ci apprestiamo a conoscere può sembrare, a prima vista, un libricino leggero leggero, senza alcun peso specifico, una storiella morbida su cui sdraiarsi prima di andare a fare la nanna. Invece durante la lettura si scoprono angoli duri come pietre, gibbosità inaspettate che premono sulla nostra coscienza, molle che non molleggiano più dure come palle di piombo.

Il protagonista della nostra avventura è Edward che arriva a Parigi in una torrida giornata di giugno. A differenza di quello che si può pensare Edward non è a Parigi per turismo ma sta scappando dai propri incubi che non gli permettono di dormire bene dalla morte della sorella. Si trasferisce, temporaneamente, nell’appartamento vuoto di un’amica al numero 37 di Rive Gauche, una via anonima nella Parigi meno turistica che possiate immaginare.

Niente boulevard e luci romantiche ma un palazzo inquietante e pulsante dei segreti dei suoi inquilini. Tra queste mura c’è chi parla troppo e chi invece tace, chi gode della solitudine e chi anela una compagnia. Nel corso della narrazione conosceremo i vari condomini, come ad esempio, la madre sull’orlo di una crisi di nervi causato dal post partum, che deve riappropriarsi del suo ruolo di donna prima che del suo stesso corpo e soprattutto, dare un po’ di requie al suo cervello sempre intento a giudicarsi.

Edward attraverserà un percorso difficile durante la sua permanenza in questo condominio, un percorso accompagnato sempre da due ali di folla formata dai suoi condomini che lo aiuteranno nutrendosi della sua difficoltà, della sua gioventù e soprattutto del suo dolore. Questo cammino li lascerà tutti ripuliti, rinnovati come se tutte le loro anime e ansie fossero fresche di lavanderia.

Come anticipavo, questo romanzo fa riflettere attraverso questa rete di straordinaria umanità che è tangibile, nonostante ogni condòmino stia ben attento a rimanere perfettamente estraneo agli altri.

Le storie di questo romanzo potranno sembrare slegate tra loro ma, come affluenti minori di un fiume, irrimediabilmente si avvicinano sempre di più fino a fondersi in un unico flusso narrativo che presto ci verrà svelato e che ci permetterà di vedere compiutamente il progetto della sua autrice.

Proprio come nella vita reale, anche i personaggi di questo romanzo sono nascosti dentro se stessi. Come se fossero cipolle, quando togliamo una pelle ecco che se ne svela una nuova, sottostante che brilla nella sua epifania e chiede di essere raccontata.

Chiaro è l’intento dell’autrice di comunicarci il suo punto di vista; la sua ricetta per trovare la soluzione dei problemi di tutte queste persone. L’amore; ma non la passione bruciante di certi romanzi ma quel calore dolce e costante che accarezza i nostri cuori affannati.

La trama risulta indubbiamente avvincente anche perché il personaggio di Edward non è anche che quel giovane che tutti noi siamo stati, e che continua a vivere nel nostro profondo. La nostra anima quindi, più che il nostro cervello, seguirà Edward nel suo peregrinare, nel suo innamorarsi, nel suo conoscere e disconoscere, nel suo affascinarsi e crescere.

Le porte degli appartamenti si apriranno via via al suo tocco, alcune solo di pochi centimetri altre si squaderneranno davanti a lui mettendo a nudo tutto ciò che si trova al loro interno.

Lettura semplice ma profonda; indubbiamente consigliata!

La verità sul caso Harry Quebert

La verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker edito da Bompiani,prima edizione 2012.

La preparazione di questa recensione è stata, ad oggi, la più difficile di sempre. Non sapevo da quale aspetto volevo affrontare questa storia e quindi ho deciso di andare un po’ a zonzo in questo romanzo e vedere cosa ne usciva fuori.

Come ci sentiremmo noi se, il nostro mentore, la persona che abbiamo ammirato maggiormente nella vita e che abbiamo avuto la fortuna di conoscere veramente bene, che è stata nostro docente universitario prima, poi relatore insieme a noi della nostra stessa tesi e poi, per finire, nostro sincero amico; come ci sentiremmo se questa persona fosse di colpo accusata di un omicidio avvenuto trentatré anni prima in circostanze poco chiare e se questo omicidio riguardasse una ragazzina quindicenne?

Ecco questo è il perimetro da cui muove questo romanzo. Vedremo il protagonista Marcus Goldman, un giovane scrittore con alle spalle un solo romanzo ma di enorme successo, intento a scrivere il secondo romanzo che però fatica a decollare. Le scadenze si avvicinano, la casa editrice preme per avere i primi capitoli, l’ispirazione non c’è e Marcus è distratto, gira per la città, decide di andare a chiedere consiglio al suo carissimo amico Harry Quebert. E’ sicuro che, anche questa volta, con il suo aiuto, la situazione si sbloccherà. D’altronde Harry non lo ha mai tradito. Marcus ha una cieca fiducia in lui.

Ed ecco che scoppia la bomba. Vengono ritrovate nel giardino della casa di Harry le ossa di un cadavere ed il manoscritto del libro più famoso di Harry, scomparso molti anni addietro.

Il giovane scrittore è frastornato, non riesce a credere che la persona che lui tanto ammira possa essere un assassino eppure tutti gli indizi che trova la polizia convergono nella stessa direzione. Harry è l’assassino. Ci credono tutti in città e negli Stati Uniti. Harry viene formalmente incriminato ed arrestato. Le biblioteche ritirano il suo libro dagli scaffali, le librerie rifiutano di venderlo. Torreggia sempre più gigantesca l’ombra della pena di morte per Harry. Tutti sono sicuri di aver trovato il pedofilo assassino… tutti tranne Marcus.

Inizia da qui la seconda parte del libro durante la quale noi, insieme a Marcus, riemergeremo dal quel limo schifoso in cui ci ha fatto affondare l’accusa di omicidio. Marcus nel tentativo di mantenere alto il morale di Harry decide di svolgere una indagine parallela a quella ufficiale della Polizia; e siccome non sa come muoversi decide di ricominciare da capo.

Va a parlare con i poliziotti che, all’epoca dei fatti, si erano occupati delle ricerche della ragazzina, ripercorre i luoghi che si suppone lei frequentasse, parla con le sue vecchie amiche…

Da questa seconda indagine Marcus si forma un’immagine mentale ben diversa da quella raccontata dai verbali stesi dagli investigatori; il comportamento della giovane risulta molto strano e i genitori di lei ancora di più. Come nella realizzazione di un puzzle sarà il corretto posizionamento di un piccolo elemento che porterà la luce in quel groviglio di cavi che è questo caso.

Siamo davanti ad un romanzo che affronta con obiettività un tema che era molto complesso trent’anni fa e che oggi non suscitava più il medesimo scalpore; parliamo delle delle relazioni amorose tra persone di età molto diversa.

Il testo è sicuramente scorrevole ed attrattivo al punto che si fatica ad interrompere la lettura. Disseminate con perizia, nel corso del romanzo, troviamo sorprese che cambiano il punto di vista sulle persone, sulle situazioni, sulle indagini precedentemente svolte. La trama è ben costruita e accompagna fedelmente il lettore nel cammino fino alla rivelazione finale. La bravura dell’autore porta il lettore a chiedersi continuamente, se le informazioni che sta ricevendo siano vere o se si tratti di un tentativo di depistaggio, se ci si può davvero fidare della persona che si ha di fronte o se invece sarebbe meglio temerlo e starci alla larga.

I personaggi sono pochi ma ben delineati Siamo in presenza di un giovane autore (poco più che trentenne al momento attuale) di cui sentiremo parlare in futuro.

Alla fine della lettura ero spiazzato perché mi domandavo se avessi letto un giallo molto ben scritto e immaginato, oppure un bellissimo libro sull’amicizia? Nel corso del libro l’amicizia tra il giovane autore e il vecchio “professore” si stringe sempre più e questo permette a Marcus di aprire le proprie difese imparando ad interagire con gli altri.

Libro consigliato.

La strada nel bosco

La strada nel bosco di Colin Dexter, edito da Sellerio prima edizione 1992.

L’ispettore Morse non prende molto spesso le ferie e quando lo fa, spesso si annoia a tal punto da rientrare prima del termine. Questa volta si dirige nel Dorset, contea nel sud-ovest dell’Inghilterra, attratto dalla sua storia, cultura e bellezze naturali.

Mentre cena ad un tavolo condiviso con una bella signora, Morse vede che, sul Times che la signora sta leggendo, è pubblicato un poema che racconta di una ragazza e di un bosco e capisce che questa poesiòla potrebbe essere la chiave per risolvere un vecchio caso di omicidio di una giovane ragazza svedese avvenuto circa un anno prima.

Visto che la vacanza volge al termine Morse decide di divertirsi con un’indagine personale che si rivelerà molto più complessa e contorta di quanto potesse sembrare all’inizio.

Tornato al suo lavoro, Morse riesce a farsi affidare il caso che nel frattempo è stato riaperto, mentre il grosso delle forze di polizia sono impegnate nella repressione di un grosso giro di violenza giovanile. Grazie al supporto del suo aiutante, il paziente sergente Lewis, che lo segue nelle sue elucubrazioni mentali e nei suoi vagabondaggi alla ricerca di conferme alle proprie teorie, Morse restringe sempre più il cerchio attorno alla verità.

Per quanto possa sembrare senza meta e senza senso il girovagare di Morse e Lewis invece ha del metodo; infatti permette ai due di eliminare via via tutte le false piste e i falsi indizi che li porteranno alla fine a identificare esattamente gli accadimenti, per quanto siano contorti e complessi e ad assicurare alla giustizia un assassino molto scaltro.

Ho fatto un po’ di fatica a leggere questo romanzo innanzitutto perché non conosco benissimo la geografia dell’Inghilterra per cui spesso mi perdevo quando il detective discuteva su quale strada potesse aver preso la studentessa svedese.

Altra caratteristica di questo romanzo è che procede molto lentamente e che si concentra su un unico elemento per volta. Pertanto fino a quando non è giunto al termine di un ragionamento continua a battere sulla medesima teoria.

Un altro motivo per cui questo giallo non mi ha impressionato è il fatto che Morse è un uomo assurdamente chiuso su sé stesso; non considera minimamente l’opinione che gli altri possano avere di lui, e attua una serie di comportamenti sgradevoli volti a tenere alla larga chiunque voglia provare a conoscerlo meglio. Forse soltanto Lewis è riuscito a capire che questa aria da burbero Morse la recita come forma di difesa, l’ha accettata ed è riuscito a penetrarla diventando quasi “amico” del detective.

E’ il primo romanzo di Colin Dexter che leggo e il suo stile di scrittura non è piaciuto molto. Infatti sembra sempre che le immagini che descrive siano viste attraverso un vetro sporco o, visto che siamo in Inghilterra, immersi nella foschia. Non si ha mai una visione limpida di quello che racconta sia che racconti la trama, la descrizione degli attori o il paesaggio.

Questo autore non è riuscito a conquistarmi al punto che, giunti al momento clou della narrazione, non ho capito esattamente chi fosse l’assassino e come il detective ci fosse arrivato. Ho quindi dovuto rileggermi tutto il capitolo per farmi un’idea chiara degli avvenimenti finali.

Per tutto quanto sopra non mi sento di dare un giudizio positivo di questo romanzo.

Libro non consigliato.

Rabbia. Una biografia orale di Buster Casey

Rabbia. Una biografia orale di Buster Casey di Chuck Palahniuk, edito da Mondadori – prima edizione 2007.

Chi è davvero Buster Casey, detto “Rant”? Questa è la domanda che percorre, come un filo di Arianna, tutto il romanzo di Palahniuk.

Il protagonista è un figlio della peggiore e più noiosa provincia americana; tendente al sociopatico; allevato in una famiglia la cui storia è talmente particolare da rasentare l’assurdo.

Fin da ragazzino il massimo divertimento per Rant è farsi mordere da ragni, insetti e serpenti vari fino a sviluppare una immunità a qualsiasi tipo di veleno.

Siccome nella vita non bisogna farsi mancare nulla il buon Rant scoprirà nel corso della storia di essere un portatore del virus della rabbia.

Non si sa bene se grazie alla rabbia o se per un dono naturale, il nostro protagonista è dotato di un olfatto sviluppatissimo al punto da riuscire a indovinare moltissimi particolari delle persone semplicemente “annusandole”.

Grazie alle confidenze di un viandante, Rant entra in possesso di una impressionante quantità di monete antiche, la cui vendita permetterà al giovane di abbandonare la squallida provincia americana per trasferirsi nella grande metropoli dove viene immediatamente arruolato nelle file dei “notturni”. (La città è talmente sovrappopolata che si è deciso di dividerla in due: i diurni e i notturni. Ciascun turno non può circolare nelle ore riservate all’altro, e per evitare eventuali commistioni, le autorità impongono un tassativo coprifuoco).

Siccome, prima di andare via da un luogo è cosa buona lasciare un ricordo di sé, ecco che il nostra Rant si adopera per infettare il maggior numero possibile di partner sessuali, amici e compagni di scuola.

Rant durante le sue peregrinazioni nella città incontra loschi figuri come lui, che si dedicano a uno sport automobilistico chiamato “party crashing”, che consiste nell’organizzare incidenti automobilistici a tema per le strade della città. Attraverso queste vere e proprie battute di caccia vengono azzerate le differenze sociali e ribaltati gli stereotipi della società contemporanea. Alternativo al party crashing ma, alla lunga non altrettanto divertente è l’isolamento causato da un nuovo modo di fare spettacolo; si tratta di eventi, manifestazioni, film, emozioni e sensazioni trasmessi direttamente nella mente delle persone attraverso una “porta” che viene installata dietro al collo.

Grazie alla rabbia inoculata da Rant i party-crasher scopriranno che acquisiscono una straordinaria capacità innovativa e molto intrigante; Quella di viaggiare nel tempo immediatamente prima di fare un incidente.

Il romanzo è una narrazione attraverso i ricordi di amici, parenti, party crasher, ammiratori e persone incontrate. Siamo di fronte ad una pletora di voci narranti che si accapigliano per parlare, per raccontare i vari punti di vista.

Sembra quasi di vedere un film sullo schermo del cinema in cui attraverso un montaggio frenetico e psichedelico, i vari attori ci raccontano la storia di questo untore del loro tempo.

I cambi di voce sono talmente rapidi che spesso si ha il dubbio su chi stia parlando. Il montaggio delle voci è talmente fatto ad arte che talvolta una dichiarazione positiva è immediatamente seguita da una totalmente negativa; questo dà al racconto un’energia e un ritmo quasi forsennato.

In questo romanzo Chuck Palahniuk si destreggia con toni satirici per esprimere il suo nichilismo esistenzialista.

Non si tratta certamente di uno scrittore per tutte le stagioni e per tutte le bocche. Le sue opere (decine tra romanzi e racconti) sono pervasi da una elevata critica sociale. Però, se si concede fiducia a questo visionario, il viaggio in cui ci accompagna è uno dei più strani, divertenti e allucinanti.

Giunti al termine di questo romanzo, solo due potranno essere le vostre reazioni. O lo amerete alla follia o lo detesterete nel modo più assoluto.

Credo che sia propria questo lo scopo del modo di scrivere dell’autore. Il non volere che il lettore rimanga indifferente ma che prenda posizione.

Un autore a tinte forti che negli anni novanta avrebbe incontrato il gusto degli amanti del genere “pulp”.

Libro consigliato a chi ha voglia di provare cose nuove ed un po’ tanto folli.

Narciso e Boccadoro

Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse, edito da Mondadori (ma è solo l’edizione che ho letto io), prima edizione 1930, prima edizione italiana 1933.

Convento di Mariabronn; quasi casualmente si incontrano due che diventeranno probabilmente i migliori amici del mondo. Si tratta del giovane ascetico Narciso e del più sanguigno Boccadoro.

Entrambi sognano di diventare monaci ma, mentre Narciso è introspettivo e con una particolare capacità di “vedere” dentro al cuore delle persone, Boccadoro ha una vocazione instillata dal padre che lo vuole monaco affinché non ricordi la madre che, non sopportando la monotonia della vita da coniugata, è scappata quando il bimbo era ancora piccolo.

Narciso, nonostante la giovane età, è già insegnante del convento e si dibatte nei dubbi sul ruolo da avere nei confronti dell’amicizia con Boccadoro che sente molto vicino alla propria anima, ma al contempo ne intuisce le differenze.

Durante una chiacchierata Narciso rivela all’amico i suoi dubbi sulla vocazione di quest’ultimo, affermando che la vita claustrale non è fatta per lui. Boccadoro è un artista e come tale dovrebbe vivere facendo esperienze e lasciando uscire il vero se stesso; inoltre aggiunge che, soltanto analizzando e prendendo coscienza del proprio passato e dei propri ricordi con la madre potrà lasciarsi il problema alle spalle e continuare a crescere in armonia.

Le parole del giovane insegnante sono talmente vere e potenti da portare Boccadoro a perdere i sensi. Quando si riprende è sicuro di quello che deve fare.

Comincia così la vita vagabonda di Boccadoro che lo porterà in molti luoghi sconosciuti, in situazioni piacevoli e potenzialmente pericolose ma, soprattutto, darà la possibilità a Boccadoro di amare moltissime donne. Ognuna di esse rivelerà un pezzetto di mondo al giovane viaggiatore.

Nel corso di questo lungo viaggio (che dura oltre tre anni) Boccadoro imparerà l’arte dell’intaglio divenendone un maestro. Ciò gli permette di aprire il vaso di Pandora delle esperienze racchiuse nel suo cuore e nella sua anima. Capisce che grazie a questa arte potrà finalmente dare sfogo a quelle immagini che ha dentro di se.

Il suo desiderio per le donne lo metterà in serio pericolo prima di permettergli di ritornare a Mariabronn per ritrovare l’amico Narciso ormai diventato abate priore.

Si tratta di un romanzo molto introspettivo infatti durante i suoi vagabondaggi, ma anche durante le conversazioni tra i due amici, si trattano i grandi temi della filosofia, di cosa sia la felicità e di quale sia il ruolo che ognuno di noi ha in questa vita.

Da questo libro si esce sicuramente cambiati, oserei dire migliorati perché i concetti di cui è pregno, sono distillati così chiaramente che, involontariamente, ce ne nutriamo con voluttà.

I due amici rappresentano l’archetipo di quel personaggio tanto caro ad Hesse che è “colui che cerca”; infatti entrambi sono alla ricerca di sé stessi, del proprio ruolo nel mondo e di quella felicità a cui tutti dobbiamo tendere.

Narciso la troverà nell’ascetismo religioso, Boccadoro invece nella crapulosità sentimentale. Questo ci insegna che non esiste una sola via per il raggiungimento del nostro paradiso, ma che ognuno di noi deve costruirsi la propria strada.

Tipico di molti scritti di Hesse è il messaggio recondito: la nostra felicità e completezza non sono doni gratuiti che riceviamo dalla natura, ma sono il premio per tutte le lotte che dobbiamo fare nella vita.

Tralascio di analizzare la grande capacità scrittoria di Hesse perché sarebbe inutile ribadire ciò che altri, molto più titolati di me, hanno già espresso.

L’ultima notazione è per il valore dell’amicizia tra i due ragazzi. Essa è talmente forte da far parlare i due di un “amore”. Amore inteso come grande corrispondenza di sensi.

…se tuttavia so che cos’è l’amore, è per merito tuo. Te ho potuto amare, te solo tra gli uomini”.

Libro consigliatissimo.