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Zone rigide

Zone rigideAlessandro Cattelan, edito da Mondadori, prima edizione 2010.

Dato che questa recensione sarà pubblicata a ridosso del ferragosto anche io voglio parlarvi di una lettura prettamente da spiaggia. Lo anticipo è una lettura leggera… molto leggera… forse troppo leggera. Ma non anticipiamo troppo.

Il protagonista di questo romanzo è Alessandro che, dopo una lunga storia d’amore con Viola viene lasciato. Trovatosi solo, come quasi tutti i giovani uomini farebbero, anche lui si butta sul sesso e quindi ci racconta le sue performances tra le coltri con svariate donne e le loro perversioni.

Come un fiume che abbia rotto gli argini così Alessandro cerca di realizzare tutte le sue fantasie, anche le più perverse come quando cerca di girare un porno amatoriale con una cassiera dell’Esselunga, o come la volta che entrerà in contatto con la donna lupo nel tentativo di provare una pratica sessuale estrema che lo ha sempre affascinato.

Ma nonostante l’impegno che il protagonista mette in queste attività amatoria, il suo pensiero è focalizzato sempre su Viola, la donna che non gli faceva certo fare i numeri a letto ma che riempiva la sua vita di una tranquilla serenità e monotonia che non sapeva di desiderare e che ora rimpiange.

La mancanza della ragazza fa si che il giovane inizi a pensare e di conseguenza a filosofeggiare. I risultati della sua filosofia sono pensieri semplici che prendono spunto dalla vita di tutti i giorni. Eppure è quel tipo di filosofia che noi uomini capiamo al volo, e che spesso ci salvano dal fare le peggiori stupidaggini.

Cattelan, probabilmente ispirato dalle varia avventure di Bridget Jones ci presenta il suo corrispettivo maschile, un uomo incasinato che proprio da solo non riesce a stare e che, conscio di questa sua caratteristica, si dibatte nella vita all’affannosa ricerca dell’amore, ma che non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura.

Non so decidere se siamo di fronte ad un libro spudorato e cinico, oppure se si tratta del classico romanzetto scritto dal solito “vip”; (propendo più per la seconda comunque!).

Il romanzo è scorrevole, la trama abbastanza complessa da risultare interessante; i personaggi sono molto sottili, poco definiti ma forse maggiore definizione avrebbe reso poco scorrevole la narrazione che si adagia più sulla trama che non sui personaggi e la loro psicologia. Lo stesso protagonista è lasciato allo stato grezzo, ma forse questo l’autore l’ha fatto affinché fosse il lettore a caratterizzare il protagonista come preferisce.

Libro ideale da portare sulla spiaggia per una lettura senza particolare impegno.

Il nostro piccolo pazzo condominio

Il nostro piccolo pazzo condominio di Fran Cooper edito da Newton Compton Editori, prima edizione 2018.

Il libro che ci apprestiamo a conoscere può sembrare, a prima vista, un libricino leggero leggero, senza alcun peso specifico, una storiella morbida su cui sdraiarsi prima di andare a fare la nanna. Invece durante la lettura si scoprono angoli duri come pietre, gibbosità inaspettate che premono sulla nostra coscienza, molle che non molleggiano più dure come palle di piombo.

Il protagonista della nostra avventura è Edward che arriva a Parigi in una torrida giornata di giugno. A differenza di quello che si può pensare Edward non è a Parigi per turismo ma sta scappando dai propri incubi che non gli permettono di dormire bene dalla morte della sorella. Si trasferisce, temporaneamente, nell’appartamento vuoto di un’amica al numero 37 di Rive Gauche, una via anonima nella Parigi meno turistica che possiate immaginare.

Niente boulevard e luci romantiche ma un palazzo inquietante e pulsante dei segreti dei suoi inquilini. Tra queste mura c’è chi parla troppo e chi invece tace, chi gode della solitudine e chi anela una compagnia. Nel corso della narrazione conosceremo i vari condomini, come ad esempio, la madre sull’orlo di una crisi di nervi causato dal post partum, che deve riappropriarsi del suo ruolo di donna prima che del suo stesso corpo e soprattutto, dare un po’ di requie al suo cervello sempre intento a giudicarsi.

Edward attraverserà un percorso difficile durante la sua permanenza in questo condominio, un percorso accompagnato sempre da due ali di folla formata dai suoi condomini che lo aiuteranno nutrendosi della sua difficoltà, della sua gioventù e soprattutto del suo dolore. Questo cammino li lascerà tutti ripuliti, rinnovati come se tutte le loro anime e ansie fossero fresche di lavanderia.

Come anticipavo, questo romanzo fa riflettere attraverso questa rete di straordinaria umanità che è tangibile, nonostante ogni condòmino stia ben attento a rimanere perfettamente estraneo agli altri.

Le storie di questo romanzo potranno sembrare slegate tra loro ma, come affluenti minori di un fiume, irrimediabilmente si avvicinano sempre di più fino a fondersi in un unico flusso narrativo che presto ci verrà svelato e che ci permetterà di vedere compiutamente il progetto della sua autrice.

Proprio come nella vita reale, anche i personaggi di questo romanzo sono nascosti dentro se stessi. Come se fossero cipolle, quando togliamo una pelle ecco che se ne svela una nuova, sottostante che brilla nella sua epifania e chiede di essere raccontata.

Chiaro è l’intento dell’autrice di comunicarci il suo punto di vista; la sua ricetta per trovare la soluzione dei problemi di tutte queste persone. L’amore; ma non la passione bruciante di certi romanzi ma quel calore dolce e costante che accarezza i nostri cuori affannati.

La trama risulta indubbiamente avvincente anche perché il personaggio di Edward non è anche che quel giovane che tutti noi siamo stati, e che continua a vivere nel nostro profondo. La nostra anima quindi, più che il nostro cervello, seguirà Edward nel suo peregrinare, nel suo innamorarsi, nel suo conoscere e disconoscere, nel suo affascinarsi e crescere.

Le porte degli appartamenti si apriranno via via al suo tocco, alcune solo di pochi centimetri altre si squaderneranno davanti a lui mettendo a nudo tutto ciò che si trova al loro interno.

Lettura semplice ma profonda; indubbiamente consigliata!