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La verità sul caso Harry Quebert

La verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker edito da Bompiani,prima edizione 2012.

La preparazione di questa recensione è stata, ad oggi, la più difficile di sempre. Non sapevo da quale aspetto volevo affrontare questa storia e quindi ho deciso di andare un po’ a zonzo in questo romanzo e vedere cosa ne usciva fuori.

Come ci sentiremmo noi se, il nostro mentore, la persona che abbiamo ammirato maggiormente nella vita e che abbiamo avuto la fortuna di conoscere veramente bene, che è stata nostro docente universitario prima, poi relatore insieme a noi della nostra stessa tesi e poi, per finire, nostro sincero amico; come ci sentiremmo se questa persona fosse di colpo accusata di un omicidio avvenuto trentatré anni prima in circostanze poco chiare e se questo omicidio riguardasse una ragazzina quindicenne?

Ecco questo è il perimetro da cui muove questo romanzo. Vedremo il protagonista Marcus Goldman, un giovane scrittore con alle spalle un solo romanzo ma di enorme successo, intento a scrivere il secondo romanzo che però fatica a decollare. Le scadenze si avvicinano, la casa editrice preme per avere i primi capitoli, l’ispirazione non c’è e Marcus è distratto, gira per la città, decide di andare a chiedere consiglio al suo carissimo amico Harry Quebert. E’ sicuro che, anche questa volta, con il suo aiuto, la situazione si sbloccherà. D’altronde Harry non lo ha mai tradito. Marcus ha una cieca fiducia in lui.

Ed ecco che scoppia la bomba. Vengono ritrovate nel giardino della casa di Harry le ossa di un cadavere ed il manoscritto del libro più famoso di Harry, scomparso molti anni addietro.

Il giovane scrittore è frastornato, non riesce a credere che la persona che lui tanto ammira possa essere un assassino eppure tutti gli indizi che trova la polizia convergono nella stessa direzione. Harry è l’assassino. Ci credono tutti in città e negli Stati Uniti. Harry viene formalmente incriminato ed arrestato. Le biblioteche ritirano il suo libro dagli scaffali, le librerie rifiutano di venderlo. Torreggia sempre più gigantesca l’ombra della pena di morte per Harry. Tutti sono sicuri di aver trovato il pedofilo assassino… tutti tranne Marcus.

Inizia da qui la seconda parte del libro durante la quale noi, insieme a Marcus, riemergeremo dal quel limo schifoso in cui ci ha fatto affondare l’accusa di omicidio. Marcus nel tentativo di mantenere alto il morale di Harry decide di svolgere una indagine parallela a quella ufficiale della Polizia; e siccome non sa come muoversi decide di ricominciare da capo.

Va a parlare con i poliziotti che, all’epoca dei fatti, si erano occupati delle ricerche della ragazzina, ripercorre i luoghi che si suppone lei frequentasse, parla con le sue vecchie amiche…

Da questa seconda indagine Marcus si forma un’immagine mentale ben diversa da quella raccontata dai verbali stesi dagli investigatori; il comportamento della giovane risulta molto strano e i genitori di lei ancora di più. Come nella realizzazione di un puzzle sarà il corretto posizionamento di un piccolo elemento che porterà la luce in quel groviglio di cavi che è questo caso.

Siamo davanti ad un romanzo che affronta con obiettività un tema che era molto complesso trent’anni fa e che oggi non suscitava più il medesimo scalpore; parliamo delle delle relazioni amorose tra persone di età molto diversa.

Il testo è sicuramente scorrevole ed attrattivo al punto che si fatica ad interrompere la lettura. Disseminate con perizia, nel corso del romanzo, troviamo sorprese che cambiano il punto di vista sulle persone, sulle situazioni, sulle indagini precedentemente svolte. La trama è ben costruita e accompagna fedelmente il lettore nel cammino fino alla rivelazione finale. La bravura dell’autore porta il lettore a chiedersi continuamente, se le informazioni che sta ricevendo siano vere o se si tratti di un tentativo di depistaggio, se ci si può davvero fidare della persona che si ha di fronte o se invece sarebbe meglio temerlo e starci alla larga.

I personaggi sono pochi ma ben delineati Siamo in presenza di un giovane autore (poco più che trentenne al momento attuale) di cui sentiremo parlare in futuro.

Alla fine della lettura ero spiazzato perché mi domandavo se avessi letto un giallo molto ben scritto e immaginato, oppure un bellissimo libro sull’amicizia? Nel corso del libro l’amicizia tra il giovane autore e il vecchio “professore” si stringe sempre più e questo permette a Marcus di aprire le proprie difese imparando ad interagire con gli altri.

Libro consigliato.

Treno di notte per Lisbona

Treno di notte per Lisbona di Pascal Mercier (al secolo noto come Peter Bieri), edito da Mondadori, prima edizione 2004.

In questo libro si parla di un libro che non è quello che stiamo leggendo; il protagonista di questo libro è il paravento dietro cui si nasconde il vero protagonista e la città dove tutto avviene non è quella dove solitamente vive il nostro protagonista.

Lo so, sembra terribilmente complicato ma, se mi seguirete, prometto di essere più chiaro.

Raimund Gregorius di anni 57 (chiamato Mundus dai propri studenti) è un professore di latino, greco ed ebraico che svolge la sua mansione nel liceo di Berna; la mattina in cui inizia il nostro romanzo il professor Gregorius sta attraversando il ponte Kirchenfeld alle otto meno un quarto come tutte le mattine lavorative.

Ma questa non è una normale mattina lavorativa infatti il suo sguardo viene attratto da una cosa insolita. Vede una donna, a lui totalmente sconosciuta, gettare una lettera dalla spalla del ponte. Quasi come se si trattasse di una visione, il professore intuisce che il desiderio della donna sia quello di farla finita gettandosi anch’essa nelle acque del fiume. Immediatamente si lancia ad impedire questo gesto. La signora, grata, lo ringrazia dicendo poche parole in francese e… scrivendogli in fronte un numero di telefono.

Mentre i due si asciugano i vestiti nell’androne del Liceo dove Gregorius lavora, il professo chiede di dove sia la signora e lei risponde “Portugués”; il suono di questa parola inizia uno strano processo di scavo nella mente dello stimato professore.

Tale scavo accelera quando, poche ore dopo l’incontro, Gregorius si trova nella libreria spagnola dove casualmente viene in contatto con un libro che reca in copertina la seguente iscrizione: AMADEU INACIO DE ALMEIDA PRADO, UM OURIVES DAS PALAVRAS, LISBOA 1975.

L’attrazione verso il libro è tale che, dopo essersene fatto tradurre alcune pagine dal libraio, decide comunque di acquistarlo nonostante non parli portoghese. Compra anche un dizionario di portoghese e inizia a tradurre il testo di Prado.

Quello che trova scritto in questo libro è talmente affascinante ed evocativo che il nostro eroe, uomo di solito prevedibile, calmo e razionale decide in modo inaspettato di andare a Lisbona con il treno della notte.

Qui indagherà sulla complicata vita dell’autore e attraverso questa analisi avrà la possibilità di analizzare sé stesso e la propria esistenza.

Grazie alle idee e riflessioni che trova nel libro di Prado, Gregorius permette a sé stesso di mettersi in discussione per la prima volta, scoprendo finalmente chi è in realtà l’uomo che si nasconde dietro il cattedratico; questa nuovo occhio con cui guarda il suo passato scruterà approfonditamente tutta la sua esistenza mettendo delle luci accecanti su eventi e decisioni che lo hanno portato a chiudersi nella propria solitudine.

Si tratta chiaramente di un romanzo non di facilissima lettura anche se lo stile di scrittura è fluentissimo e molto gradevole; Il continuo ricorrere alle filosofie di Prado, permette al lettore di leggere contemporaneamente due storie, e di poter mettere in relazione le esistenze dei due protagonisti entrambi intrappolati nel proprio passato.

I personaggi sono tanti e finemente raccontati; la storia che scoprirà chi avrà la voglia di rapportarsi con questo libro, è una di quelle che si artigliano al cuore e non lo lasciano più.

Concludo con una citazione presa dagli scritti di Prado: “perché poi è così difficile mantenere aperto lo sguardo? Siamo esseri pigri, bisognosi di ciò che è noto, familiare. Curiosità come raro lusso sul terreno dell’abitudine. Stare saldi e saper giocare con l’apertura, questa sì sarebbe un’arte. Bisognerebbe essere Mozart. Un Mozart di un futuro aperto”.

Libro molto consigliato a chi ha palato fine.

Il libro segreto di Dante

Il libro segreto di Dante di Francesco Fioretti edito da Newton Compton Editori – prima edizione 2011.

Sono veramente a disagio nel tentativo di recensire questo libro perchè onestamente non l’ho capito, non mi piace lo stile usato dall’autore, ma soprattutto non ho compreso quale fosse il significato che l’autore voleva trasmettere al lettore. Ma andiamo con ordine.

Dante è appena morto di malaria (ma forse è stato ucciso da un veleno) ed ecco che in scena irrompono tre personaggi: suor Beatrice (figlia del poeta), Bernard (un ex templare) e Giovanni (un medico) i quali iniziano una indagine che si sviluppa su tre fronti per fare chiarezza su quanto è accaduto.

Cercano di decifrare, faticosamente, un messaggio in codice lasciato da Dante su nove fogli di pergamena e intanto si mettono sulle tracce dei suoi presunti assassini, scoprendo che molti nutrivano una profonda avversione per il poeta.

Tra grandi difficoltà cercheranno di trovare la chiave del segreto occultato nella “Commedia” e di scoprire chi voleva impedire al poeta di terminare la sua opera.

Ma perchè Dante aveva deciso di nascondere con così grande impegno gli ultimi tredici canti del Paradiso?

I tre dovranno destreggiarsi tra teoremi, intrighi complessi e verità da svelare, mentre sullo sfondo vedremo la crisi politica, sociale, economica e religiosa del Trecento.

Questo è quanto posso dirvi della sinossi del romanzo; per quanto invece attiene alle mie personali sensazioni devo ammettere che l’inizio del romanzo è spiazzante in quanto prende le mosse, da una situazione che vive Bernard a San Giovanni d’Acri mentre era soldato templare. Terminato questo capitolo vengono raccontati episodi legati agli altri due personaggi ma senza legami apparenti.

Fortunatamente poi i personaggi iniziano ad incontrarsi e ad avere situazioni comuni. Vero è che per tutta la durata del romanzo mi sono chiesto quale fosse la motivazione per cui l’autore ci stesse raccontando questa storia… e ancora me lo chiedo.

Il racconto in sé è anche abbastanza attraente ma senza alcun vero slancio di genialità e senza alcun vero sussulto. Quasi mai, nel corso della lettura, mi sono ritrovato a parteggiare per uno qualsiasi dei personaggi principali, o ad odiare uno dei cattivi. Insomma i buoni sono scialbi come minestrine e i cattivi sono inconcludenti.

L’unico motivo per cui poteva essere interessante la lettura di questo romanzo era la descrizione della situazione socio-politica dell’epoca, ma anche questo filone è stato soltanto accennatto dall’autore lasciando, nella mente del lettore, più dubbi che certezze.

Forse non ho capito io il libro, o forse lo stile usato dall’autore non è consono alle mie corde; fatto sta che ho fatto parecchia fatica a leggere poco più di 250 pagine e che al termine non ho tratto alcun piacere dalla lettura, oltre ad avere la sensazione di aver perduto del tempo.

Se qualcuno ha letto questo libro e dovesse avere avuto sensazioni differenti dalle mie, lo prego di farmelo sapere. Sono aperto al dialogo anche perchè, forse, mi sono perso qualcosa di importante.

Libro NON consigliato.

 

Instant Love

Instant Love di Luca Bianchini edito da Mondadori  – prima edizione 2003.

Comincio ringraziando l’amico C. P. che me lo ha consigliato.

In questo libro ci sono tre personaggi principali (in rigoroso ordine alfabetico) Daniele, Rocco e Viola che diventano amici (ma sarà poi vero????) ed una ridda di personaggi minori (fortissima la zia Irvana).

A Daniele non manca nulla, Rocco è un ragazzo quasi qualunque (che però è straordinario) e Viola è una bella universitaria amante della cucina e delle scarpe con i tacchi!

Si incontrano un giorno in treno e tra loro inizia un rapporto bislacco. Si crea una interdipendenza molto strana tra i personaggi, un rapporto molto particolare, una soluzione estrema e per certi versi paradossale, in cui i confini sono sfumati, le identità confuse, l’orientamento perduto.

L’unico moodo di andare avanti è sperimentare, sperando di arrivare prima o poi ad una migliore, anche se faticosa, presa di coscienza della realtà. Imparare a volare senza rete e senza ali. Una storia raccontata con ironia e leggerezza, che sorprende per la magia con cui si forma, i profumi che lascia e quel senso di precarietà di cui non si può fare a meno.

Ammetto che all’inizio avevo qualche pregiudizio su questo libro e le prime pagine mi avevano confermato nella mia convinzione che fosse un libro adolescenziale (un po’ alla Moccia tanto per essere chiaro) ma poi, proseguendo nella lettura, i personaggi hanno cominciato a farsi più complessi rivelando profili psicologici molto interessanti.

Un libro in cui il finale non è tanto importante quanto tutta la “strada” percorsa dai vari personaggi (principali e secondari) per raggiungere quella maturità necessaria ad affrontare le nuove sfide della vita. Quasi un rito di passaggio che trasforma i vari attori da gaudenti adolescenti ad adulti consapevoli.

Il libro delle anime

Il libro delle anime di Glenn Cooper edito da EditriceNord, prima edizione 2010.

Questo è un libro che parla di un libro; il libro a cui ci si riferisce è stato scritto nel 1297 da innumerevoli scrivani coi capelli rossi e gli occhi verdi forse toccati dalla grazia divina, forse dal tocco del diavolo. E’ un libro strano perchè non è né un saggio, né un romanzo. In realtà il libro fa parte di una biblioteca molto più grande formata da un’infinità di volumi in cui sono contenuti il nome e la data di nascita e di morte di tutti gli uomini vissuti dall’VIII secolo in poi.

Questa biblioteca è stata ritrovata ed è ora segretamente ospitata nella famigerata Area 51 ma un volume è stato trafugato e rispunta fuori ad un’asta scatenando immediatamente una battaglia tra lo sconosciuto ma molto agguerrito Club 2027 e il capo della sicurezza dell’Area 51.  Quando il libro viene assegnato al Club 2027 la CIA, il Pentagono e l’FBI si mettono in moto per recuperare quel testo, perchè questa falla nella sicurezza dell’Area 51 mette a repentaglio l’operazione Helping Hand che deve partire entro pochissimi giorni.

Ovviamente non vi racconto come va a finire; però diciamo che se l’idea del libro è sicuramente interessante lo svolgimento della trama è abbastanza banale e anche i supposti colpi di scena si rivelano essere abbastanza inutili. Ammetto che non mi è particolarmente piaciuto, senza infamia e senza lode.

Glenn Cooper sa sicuramente come si scrive ma questo romanzo non ha spunti, nè idee, non è particolarmente interessante. Non voglio dire che sia noioso anzi la lettura è sicuramente scorrevole ma manca dei grandi colpi di scena o della suspance di Wilbur Smith.

Questo volume segue il precedente “La biblioteca dei morti” ma non è necessario aver letto il primo per poter poi leggere questo, anche se i riferimenti sono parecchi.