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La ragazza del treno

La ragazza del treno di Paula Hawkins, edito da Piemme, prima edizione 2015.

Sulla copertina di questo libro, ancora prima del nome dell’autrice e del titolo campeggia questo monito: “Non fidarti di ciò che vedi dal finestrino di un treno. Le vite degli altri non sono mai come sembrano”.

Mentre leggevo questo libro ho avvertito come la sensazione che si dipanassero davanti ai miei occhi dei pannelli tutti uguali, tutti dipinti di differenti tonalità di grigio. Si perché la vita della protagonista è grigia, monotona, ripetitiva. La protagonista stessa, Rachel, è grigia; grigia perché non ha amici e la sua vita ruota tutta intorno alla routine casa-lavoro. La città in cui è ambientato il libro, Londra, viene raccontata come tetra, spenta, grigia appunto, anche se sappiamo che nella realtà tutto si possa dire della capitale delle terre di Albione, tranne che sia una città grigia.

Rachel, una donna di 32 anni affetta da gravi problemi di alcolismo, vive a Londra e per raggiungere il lavoro prende tutti i giorni il treno che, monotonia nella monotonia, fa sempre le stesse fermate sia in stazione sia al di fuori. Rachel ha preso l’abitudine di scrutare la vita degli altri dal finestrino del treno quando questo si ferma. Tra le fermate non ufficiali, ce n’è una alla quale Rachel è molto affezionate. Si tratta di una fermata in attesa che venga dato il verde per entrare in una stazione e, nei pochi istanti concessi, spia la vita di una coppia a cui ha assegnato anche nomi di fantasia di Jess e Jason. Sembrano la classica famigliola felice.

In realtà si chiamano Megan e Scott Hipwell e la loro esistenza non è così perfetta come sembra.

Rachel gode della ripetitività di quello che vede perché la sua vita sentimentale è stata una vera Waterloo. Sposata a Tom la sua storia è naufragata per il suo alcolismo e Rachel non riesce a farsene una ragione soprattutto perché l’ex-marito ha iniziato una nuova relazione con Anna e dalla loro unione è nata una splendida bimba.

Una mattina però, quando il treno si ferma davanti alle finestre della casa di Megan e Scott, quello che Rachel vede non è il classico quadretto idilliaco a cui era abituata bensì Megan che bacia appassionatamente (e di questo Rachel non ha il minino dubbio) un uomo che non è suo marito.

Data la propria condizione Rachel prende il tradimento di Megan come uno schiaffo morale personale e continua a pensarci per giorni e giorni fino a quando si rende conto che Megan è scomparsa. Convinta di essere ella stessa coinvolta in qualche modo nella scomparsa della donna, Rachel si mette ad indagare parallelamente alla polizia, ficcandosi in parecchi guai e scoprendo, alla fine, più su se stessa e la sua dipendenza dall’alcol che su quanto effettivamente accaduto.

Ovviamente trattandosi di un giallo non aggiungerò altro, ma il libro ha uno stile narrativo molto particolare infatti, nello sviluppo della storia si alternano tre voci narranti. Quella di Rachel appunto, ma anche quella di Megan e di Anna. Ognuna di esse contribuisce ad erigere un mosaico che porterà il lettore alla scoperta della verità.

Il libro ha sicuramente il vantaggio di un ritmo incalzante ed asfissiante. Il lettore è trascinato a leggere sempre un pezzo in più. L’autrice sicuramente ha trovato il modo di incatenare la curiosità del lettore alle pagine. I personaggi sono tutti molto ben descritti sia nei tratti fisici ma soprattutto in quelli psicologici; questo ci permette di entrare nella testa di Rachel, per esempio, e di capire come l’obnubilamento da alcol la porti a vedere, pensare, progettare situazioni assurde.

Libro sicuramente molto psicologico che mostra al lettore i danni causati nello specifico dall’alcolismo ma in senso più generale da tutte le dipendenze.

Da libro è stato tratto nel 2016 un film che ambienta però la storia negli Stati Uniti.

Libro consigliato.

Treno di notte per Lisbona

Treno di notte per Lisbona di Pascal Mercier (al secolo noto come Peter Bieri), edito da Mondadori, prima edizione 2004.

In questo libro si parla di un libro che non è quello che stiamo leggendo; il protagonista di questo libro è il paravento dietro cui si nasconde il vero protagonista e la città dove tutto avviene non è quella dove solitamente vive il nostro protagonista.

Lo so, sembra terribilmente complicato ma, se mi seguirete, prometto di essere più chiaro.

Raimund Gregorius di anni 57 (chiamato Mundus dai propri studenti) è un professore di latino, greco ed ebraico che svolge la sua mansione nel liceo di Berna; la mattina in cui inizia il nostro romanzo il professor Gregorius sta attraversando il ponte Kirchenfeld alle otto meno un quarto come tutte le mattine lavorative.

Ma questa non è una normale mattina lavorativa infatti il suo sguardo viene attratto da una cosa insolita. Vede una donna, a lui totalmente sconosciuta, gettare una lettera dalla spalla del ponte. Quasi come se si trattasse di una visione, il professore intuisce che il desiderio della donna sia quello di farla finita gettandosi anch’essa nelle acque del fiume. Immediatamente si lancia ad impedire questo gesto. La signora, grata, lo ringrazia dicendo poche parole in francese e… scrivendogli in fronte un numero di telefono.

Mentre i due si asciugano i vestiti nell’androne del Liceo dove Gregorius lavora, il professo chiede di dove sia la signora e lei risponde “Portugués”; il suono di questa parola inizia uno strano processo di scavo nella mente dello stimato professore.

Tale scavo accelera quando, poche ore dopo l’incontro, Gregorius si trova nella libreria spagnola dove casualmente viene in contatto con un libro che reca in copertina la seguente iscrizione: AMADEU INACIO DE ALMEIDA PRADO, UM OURIVES DAS PALAVRAS, LISBOA 1975.

L’attrazione verso il libro è tale che, dopo essersene fatto tradurre alcune pagine dal libraio, decide comunque di acquistarlo nonostante non parli portoghese. Compra anche un dizionario di portoghese e inizia a tradurre il testo di Prado.

Quello che trova scritto in questo libro è talmente affascinante ed evocativo che il nostro eroe, uomo di solito prevedibile, calmo e razionale decide in modo inaspettato di andare a Lisbona con il treno della notte.

Qui indagherà sulla complicata vita dell’autore e attraverso questa analisi avrà la possibilità di analizzare sé stesso e la propria esistenza.

Grazie alle idee e riflessioni che trova nel libro di Prado, Gregorius permette a sé stesso di mettersi in discussione per la prima volta, scoprendo finalmente chi è in realtà l’uomo che si nasconde dietro il cattedratico; questa nuovo occhio con cui guarda il suo passato scruterà approfonditamente tutta la sua esistenza mettendo delle luci accecanti su eventi e decisioni che lo hanno portato a chiudersi nella propria solitudine.

Si tratta chiaramente di un romanzo non di facilissima lettura anche se lo stile di scrittura è fluentissimo e molto gradevole; Il continuo ricorrere alle filosofie di Prado, permette al lettore di leggere contemporaneamente due storie, e di poter mettere in relazione le esistenze dei due protagonisti entrambi intrappolati nel proprio passato.

I personaggi sono tanti e finemente raccontati; la storia che scoprirà chi avrà la voglia di rapportarsi con questo libro, è una di quelle che si artigliano al cuore e non lo lasciano più.

Concludo con una citazione presa dagli scritti di Prado: “perché poi è così difficile mantenere aperto lo sguardo? Siamo esseri pigri, bisognosi di ciò che è noto, familiare. Curiosità come raro lusso sul terreno dell’abitudine. Stare saldi e saper giocare con l’apertura, questa sì sarebbe un’arte. Bisognerebbe essere Mozart. Un Mozart di un futuro aperto”.

Libro molto consigliato a chi ha palato fine.