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Einstein – La sua vita, il suo universo

Einstein – La sua vita, il suo universo di Walter Isaacson edito da Oscar Mondadori prima edizione 2007.

Non so voi, ma io ho sempre immaginato Einstein come un signore anziano un po’ strano e con una massa di capelli scompigliati che riempiva lavagne su lavagne di formule complicate ed invece il ritratto che viene fuori dalla lettura di questo libro è quello di un uomo normale, con un cervello eccezionale che cerca in tutti i modi di trovare una formula al caos del mondo. Una formula che valga tanto per il micro quanto per il macro-cosmo.

Ovviamente, essendo una biografia, racconta la vita nel suo divenire. Quindi seguiremo prima il giovane Albert con le sue difficoltà di trovare un’occupazione che sia consona ai propri studi; Lo vedremo dibattersi nelle difficoltà di convenzioni sociali che non sempre condivide e che raramente comprende; spieremo dalla sua spalla la fase intuitiva e creativa delle sue scoperte.

Però vedremo anche l’uomo Einstein; i suoi amori giovanili, il suo impegno con la prima moglie con cui credeva di avere in comune l’universo, le difficoltà di interazione con i figli, l’avvento del vero amore con una donna che fatica a capire le sue motivazioni scientifiche, l’esule che scappa in terra straniera perchè non condivide la brutalità del proprio paese, l’impiegato dell’ufficio brevetti di Berna e tanti tanti altri momenti.

Troppe sono le cose che questo libro racconta ma vorrei soffermarmi brevemente su un paio di esse. Innanzitutto una cosa mi ha stupito. Come scienziato Einstein non effettuava verifiche empiriche alle proprie intuizioni basate su esperimenti mentali ma lasciava alla comunità scientifica l’onere della confutazione; invece, come uomo, mi ha fatto sorridere e piacevolmente sorpreso la sua grande capacità di ironizzare su qualsiasi argomento, la sua grande arguzia nel discorrere con chiunque avesse il piacere di entrane nell’arena della sua vita. Si racconta che all’ufficiale della Dogana che gli chiese: “razza?”, rispose senza porre tempo in mezzo “umana, spero”!

Il modo di scrivere di Isaacson è perfetto per raccontare, anche a chi non ne ha mai sentito parlare la vita dei grandi. Già avevo letto la sua biografia di Steve Jobs e con questo libro ho avuto la conferma della sua notevole capacità di essere voce narrante discreta ma potente delle esistenze dei grandi uomini.

Ovviamente nel libro sono presenti anche le elaborazioni ed i ragionamenti sui vari argomenti che il grande scienziato fece nel corso delle sue ricerche, e devo ammettere che di molti di questi argomenti ignoravo (e continuo ad ignorare quasi totalmente) il significato. Soprattutto su quegli argomenti che maggiormente si discostano dalla realtà come la teoria delle stringhe o come Einstein sia pervenuto alla famosissima equazione E=mc2.

Però non dovete farvi intimorire da queste piccole difficoltà, il valore del libro si estrinseca anche solo nella narrazione della vita avventurosa (per certi versi), riflessiva per altri di un uomo che da solo ha cambiato il mondo, e che ha smentito Lord Kevin che agli inizi del 900 dichiarava che la fisica non aveva più nulla di nuovo da scoprire.

Libro consigliato.

Tutta colpa di New York

Tutta colpa di New York di Cassandra Rocca edito da Newton Compton – prima edizione 2013.

Il sottotitolo ideale di questo libro dovrebbe essere “Se pensi che i sogni non si avverino mai, ricorda che a New York tutto può succedere”.

Inizio spoilerando la dedica scritta dall’autrice, che io trovo bellissima, e che recita: “A chi continua a credere, nonostante tutto”.

In un piccolo quartiere residenziale di Staten Island vive Clover O’Brian, di professione personal shopper (per chi non lo sapesse, lavora comprando i regali per interposta persona, oppure accompagna le persone e consiglia loro quali siano i regali più adatti; il tutto ovviamente in cambio di denaro); Clover adora il periodo natalizio. Ne è completamente posseduta; il suo spirito natalizio si accende come le luci degli alberi di Natale fin dalla Festa del Ringraziamento.

Cade Harrison è un attore hollywoodiano famosissimo, bellissimo, corteggiatissimo, ricchissimo che vive in un mondo che non esiste, inseguito dai paparazzi che vogliono ficcanasare qualsiasi avvenimento della sua vita, circondato da agenti e collaboratori “lecchini” che gli risolvono qualsiasi problema. Ma nonostante tutto questo Cade non è felice; sente che nella sua vita qualcosa non funziona, a partire dal fatto di aver appena interrotto una relazione amorosa con una collega meno famosa di lui, sempre molto bella e un po’ tanto isterica.

Proprio nel tentativo di riprendersi dalla fine di questo amore avvenuta attraverso il proprio ufficio stampa, e per mettere a tacere le polemiche fomentate dalla sua ex, Cade decide di accettare di passare le feste di Natale nella casa che gli presta un amico, a New York… più precisamente in un piccolo quartiere di Staten Island.

Ovviamente Clover e Cade sono destinati a conoscersi ma ogni volta che i due si incontrano Clover è in una situazione o condizione imbarazzante. Clover è abituata a vedere i divi di Hollywood solo sullo schermo del cinema o sul televisore ma nonostante gli imbarazzi, le due vite apparentemente inconciliabili, inciamperanno l’una nell’altra proprio nel periodo più emozionante e romantico dell’anno, nella città più fantastica e fantasmagorica del mondo.

Vedremo i due protagonisti avvicinarsi e allontanarsi come falene intorno ad una fiamma, o ballerini in una complicata coreografia decisa dal destino. Ogni volta che Clover si lascerà un po’ andare e proverà ad essere felice, accadrà qualcosa che le farà credere che Cade la stia sfruttando per della pubblicità gratuita.

Anche dei paparazzi inviati da giornali scandalistici si intrometteranno nella vita di Clover e Cade, mettendo a rischio una possibile relazione ancora in nuce.

La scrittura di Cassandra Rocca è fresca e scorrevole come l’acqua di un torrente di montagna; i personaggi sono ben immaginati e immaginabili. Favolosa l’idea di dotare Clover di una capigliatura rosso fiammante che accende la fantasia del lettore (e a quanto pare, non solo di quello). Ma l’idea migliore di tutte è quella di mettere in bocca a Clover una serie di battute al vetriolo che la ragazza rivolge al belloccione hollywoodiano.

La trama è relativamente semplice eppure il romanzo risulta molto piacevole, scorrevole e intrigante al punto da impedire al lettore di chiuderlo prima di essere giunti alla fine della storia.

Cassandra Rocca ha prodotto ottima letteratura, ricca di ironia, fresca e divertente. Aggiungete poi la bravura nel raccontare le mille luci di una città favolosa come solo “la grande mela” sa essere, ed ecco realizzato un ottimo romanzo che allieta il cuore del lettore, risvegliando in lui quello spirito natalizio che i più, hanno provato solo quando erano bambini.

Libro consigliato soprattutto nelle imminenze del Natale.

Ti seguo ogni notte

Ti seguo ogni notte di Luca Bianchini edito da Mondadori, prima edizione 2004.

Se questo libro avesse un sottotitolo sarebbe “il potere di un rutto” ma di più non vi racconto.

Traggo il riassunto dalla quarta di copertina perchè è scritta veramente bene.

E’ una notte incantevole quando Roger Milone, inarrivabile televenditore di pentole, incontra la donna della sua vita. Purtroppo è la notte sbagliata perchè lei, Stella, il giorno dopo si sposa. Roger non è però il tipo da abbandonare un sogno senza inseguirlo e, lasciata la casa fuori porta dove vive con la madre e la sorella più sedicenne del mondo, si mette sulle tracce della ragazza avendo come unico indizio lo scontrino di una profumeria. Ma – proprio mentre è concentrato a rincorrere l’amore – la vita lo sorprenderà con una serie di imprevisti, trasformandolo in un divo del piccolo schermo. Improvvisamente desiderato da donne e tabloid, invidiato dagli amici e motivo di orgoglio per la famiglia, Roger è frastornato. A ritrovare la via lo aiuteranno un pianoforte, le sue origini di periferia, un amico transessuale, un prete che tutti chiamano don Johnson, un’affascinante fioraia e le vicissitudini agrodolci della sorella, equamente divisa tra il dramma dei sentimenti, la tragedia dei capelli e il grande amore per Robbie Williams”.

Non è necessario aggiungere altro a questa bellissima descrizione per invogliare il lettore a “divorare” questo romanzo che Luca Bianchini tratteggia con grande maestria e caratterizzandolo, come suo solito, con una grande dolcezza.

Sembra che Bianchini abbia trovato veramente la formula per scrivere dei grandi romanzi. Belli, intriganti e che si agganciano all’anima del lettore come le zecche su un cane.

I personaggi sono tratteggiati al punto giusto; il lettore non ha che da immaginarli. La madre preoccupata prima e orgogliosa poi, la sorella intrecciata nei problemi dell’adolescenza e dell’amore che trova nel fratello la sua roccia, l’amico di sempre che diventa geloso del successo e poi capisce il proprio errore, l’insegnante di pianoforte che diventa un’ottima amica e un grande aiuto per la formazione di Roger.

Alla fine di questo libro ci si ritrova addolorati perchè si vorrebbe conoscere nella realtà queste persone per diventarne amici; perchè con amici così il mondo sarebbe più bello.

Ancora una volta, l’autore, ha tracciato un solco indelebile nella letteratura contemporanea raccontando una storia minima che però tocca le corde del cuore e della sensibilità dei lettori, proprio come i grandi romanzi di formazione.

Ovviamente, libro molto consigliato!

Spingendo la notte più in là

Spingendo la notte più in là di Mario Calabresi – edito da Mondadori, prima edizione 2007.

Il sottotitolo recita “Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo”.

La mattina del 17 maggio 1972, il commissario Luigi Calabresi viene assassinato; con il suo omicidio inizia uno dei periodi più bui della nostra repubblica, i cosiddetti “anni di piombo”. Quei due colpi di pistola non cambiarono soltanto il corso degli eventi pubblici, ma sconvolsero radicalmente la vita di molti innocenti.

Questo libro però non racconta soltanto la storia dell’omicidio Calabresi ma anche quella di chi è rimasto dopo la morte di un commissario che era anche un marito e un padre, oltre che di tutti quelli che hanno continuato a vivere dopo aver perso la persona amata durante la violenta stagione del terrorismo.

Il figlio di Calabresi, Mario, racconta le storie di quelli che sono rimasti fuori dalla memoria degli anni di piombo, fuori dalle statistiche fredde e sterili, fuori dalle manifestazioni di cordoglio; ci porta a conoscenza dell’esistenza di altre vittime del terrorismo, dei figli e delle mogli di chi è morto.

Tra queste vittime innocenti, troviamo chi non ha avuto il coraggio e la forza di ricominciare, chi non ha sopportato la disattenzione pubblica e anche chi, non ha mai smesso di lottare perchè venisse dato il giusto risalto alla memoria.

La storia della famiglia Calabresi si intreccia con quella di tante altre persone che sono state costrette, all’improvviso, ad affrontare da soli una catastrofe privata che però appartiene a tutti gli italiani.

Durante la lettura di questo libro mi sono trovato spesso d’accordo con lo scrittore ma c’è un punto in cui davvero ho sentito il suo dolore come se fosse il mio.

Parlando delle responsabilità dei mezzi di informazione Calabresi scrive “… ma la cosa più fastidiosa e pericolosa sono le interviste standard: dei terroristi che parlano non vengono quasi mai ricordati i delitti e le responsabilità, e questo non è accettabile soprattutto se sono interpellati per discutere proprio sugli Anni di piombo. Sergio Segio, per fare un esempio, viene presentato come un esponente del Gruppo Abele, quasi mai come il killer di Galli e Alessandrini; di Anna Laura Braghetti, la brigatista che uccise con sette colpi Vittorio Bachelet alla Sapienza di Roma e partecipò al sequestro di Aldo Moro, si dice che <<coordina un servizio sociale rivolto ai detenuti>>.

La seconda cosa preoccupante è che si lascia passare un’idea romantica del terrorismo, specie nel paragone con il brigatismo degli ultimi anni, sostenendo che la lotta armata degli anni Settanta aveva dietro di sé delle idee, un progetto rivoluzionario”.

In queste parole ho ritrovato un sentimento che provavo fin da piccolo quando, leggendo sul giornale le bravate dei brigatisti, sentivo il mio animo agitarsi per la strana sensazione che i cattivi fossero sempre e tutti dalla parte dello Stato, mentre i buoni invece fossero sempre tra i terroristi.

Lungi da me voler esprimere un giudizio riguardo ad un argomento che conosco solo in maniera marginale, certo è che delle pagine del libro di Calabresi ho condiviso il dolore e quella compassione nei confronti dei parenti delle vittime che troppo spesso dimentichiamo quando accadono tragedie come queste.

Dimentichiamo troppo facilmente che dietro alla vittima di un terrorista, dietro al poliziotto che spara un colpo d’arma da fuoco, dietro al morto ammazzato sulla strada, dietro agli agenti delle scorte trucidati ci sono delle persone; delle mogli, dei mariti, dei figli, dei genitori che devono sopportare il dolore per tutta la loro vita. Per queste vittime il “fine pena” è davvero mai.

Libro molto consigliato.