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Marcovaldo

Marcovaldo di Italo Calvino, edito da Mondadori prima edizione 1963.

Il titolo completo di quest’opera di Calvino è “Marcovaldo ovvero le stagioni in città”.Le “stagioni” perché i racconti sono divisi nelle quattro stagioni come se l’autore ripercorresse un anno intero con il suo protagonista.

Si tratta della raccolta di venti racconti ambientati in una città che io, e probabilmente solo io, identifico in Torino, il cui protagonista, Marcovaldo appunto, è un manovale con problemi economici che male si è adattato alla vita di città; infatti spesso nel corso delle sue avventure lo vedremo rincorrere una naturalità che ormai non può più avere.

Il nostro protagonista ha ovviamente una famiglia formata dalla moglie Domitilla, e numerosi figli. Come ogni buon padre di famiglia Marcovaldo si spezza la schiena nel tentativo di dare alla sua famiglia un tenore di vita migliore possibile, ma tutti i suoi stratagemmi per fare un piccolo salto in avanti vengono frustrati dalla sorte sempre avversa.

Prova ne sia, ad esempio, il primo racconto dove il protagonista scopre, andando al lavoro, dei funghi che iniziano a crescere. Ci lascia il cuore su quei funghi; li copre perché nessuno li veda e la mattina dopo gioisce del fatto che siano cresciuti effettivamente. Il primo giorno libero va con i bambini a coglierli e tutto sembra filare liscio una volta tanto ma, quello che Marcovaldo non ha messo in conto è che la vita di un povero Cristo non cambia mai e, sempre povero Cristo rimane.

Ovviamente non ho alcuna intenzione di riassumere tutti e venti gli episodi ma di un’altro, che io trovo il più divertente in assoluto, mi sento obbligato a parlare.

Si tratta del racconto intitolato “Marcovaldo al supermarket”. In questa avventura tratta dalla stagione “inverno” vediamo il protagonista e la sua famiglia alle prese con il supermarket; le sue luci, le sue musiche, i suoi profumi. Nonostante non ci siano i soldi la famigliola decide di fare visita al grande negozio tanto per provare l’ebrezza di essere come tutti gli altri; e proprio per finzione Marcovaldo prende un carrello e inizia a mettere i vari prodotti che desidererebbe acquistare. Il progetto originale prevederebbe che per un prodotto messo nel carrello uno venga riportato sullo scaffale ma, ben presto capirà che è una battaglia persa. All’improvviso si accorge che le corsie sono terminate e che lo aspetta la lunga schiera di casse, e soprattutto, da ogni corsia esce un membro della sua famiglia con un carrello stracolmo di ogni ben di dio. Il finale è comico e al contempo tragico.

Caratteristica tipica di Calvino è quella di raccontare il meno possibile della fisicità dei personaggi o delle ambientazioni. Anche in queste opere le descrizioni degli attori e delle scene sono ridotte al minimo possibile, lasciando dunque alla fantasia del lettore il compito di riempire gli spazi, di abbellire ed arricchire le scenografie come meglio aggrada.

Come tutta l’opera di Calvino, anche questa raccolta di racconti può apparire “infantile” e dedicata al pubblico più giovane ed invece io ritengo che proprio l’infantilità di Marcovaldo e lo stile semplice e lineare della scrittura facciano di tutte le opere di questo autore, e di Marcovaldo in particolare, un opera aperta a tutti, giovani, adulti e anziani che abbiano il coraggio di mettersi in gioco.

Sì, ritengo che ci voglia coraggio a prendere in mano un libro così apparentemente semplice che invece nasconde una profondità difficile da sopportare. Insieme al “Piccolo Principe” di Saint Exupéry, questo libricino è tra le opere maggiormente complesse che io abbia mai affrontato.

Complessa perché si è facilmente tentati di fermarsi alla semplice lettura del testo, ma se si intraprende una analisi più approfondita si scopre un mondo di sottesi, di problematiche appena accennate che portano la nostra riflessione molto in profondità. Nulla vieta di leggere le avventure di Marcovaldo come semplici storie ma, così facendo, ci perderemmo tutto il sottile lavoro di ricamo fatto da Calvino nello scrivere questo bellissimo testo.

Libro fortissimamente consigliato.

Il sentiero dei nidi di ragno

Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino – prima edizione 1947.

Tutti conosciamo Calvino come uno scrittore di grande fantasia e di qualità adamantina; la sua scrittura è fluente e immaginifica, fantastica e delicata; Tutte queste caratteristiche si ritrovano appieno nel “Il sentiero dei nidi di ragno”, primo romanzo dell’autore, nel quale ci viene raccontata la Resistenza attraverso quella dimensione fantastica tipica di Calvino.

Il protagonista è un bambino di circa 10 anni chiamato Pin, orfano di madre e con il padre irreperibile, che in un piccolo paese della Liguria vive (o sarebbe meglio dire, subisce) la Resistenza.

Pin vive con la sorella che per campare fa la prostituta (nota come la Nera di carruggio lungo); il bambino intrattiene con gli adulti uno strano rapporto; vorrebbe esserne parte perchè ne ha stima ma al contempo non li comprende; frequenta il bar del paese, beve vino, fuma, parla e canta di argomenti che non conosce come il sesso, la guerra o la prigione ma al contempo si perde in fantasie infantili come il frequentare un posto segreto dove fanno il nido i ragni.

Pin crede nella magia di questo luogo al punto da nascondervi il suo più grande segreto, quella pistola che ruba al tedesco mentre questi fa l’amore con sua sorella.

A causa di questo furto il ragazzino viene arrestato e, grazie a ciò inizia a conoscere i membri di una cellula di partigiani; con la collaborazione di Lupo Rosso (un giovane partigiano) Pin evade e si nasconde in un bosco dove incontra Cugino che lo porta sui monti nel gruppo di partigiani di cui fa parte.

Entra qui in contatto con varia umanità di dubbia eroicità e si esalta al pensiero delle azioni di questi uomini il cui unico scopo è combattere i fascisti. Ma ancora una volta Pin non si sente completamente accettato ed è costretto a scappare. Torna quindi nel suo paesino ma lo trova svuotato e …

Di più non voglio dirvi riguardo alla trama.

Aggiungo soltanto che si tratta di un bellissimo romanzo, molto diverso da quelli del Calvino che conosciamo ed amiamo eppure è già presente, in questo suo primo romanzo, tutta la magia e l’immaginazione che sciorinerà nei suoi scritti successivi.

Come tutti i libri di questo autore anche i qui i personaggi sono soltanto abbozzati eppure, i pochi elementi forniti sono sufficienti perchè ognuno si immagini compiutamente i vari attori delle scene.

Traspare, dalla lettura di questo scritto, il grande coraggio che dimora nel popolo quando deve affrontare cattiverie, brutture e violenze quali sono state quelle perpetrare dai fascisti nel loro delirio organizzato.

Lo stesso Pin, nel corso della sua avventura ci dimostra una grandissima forza d’animo anche se è ovviamente accompagnata dai dubbi dell’età.

Credo che sia uno stratagemma meraviglioso quello studiato da Calvino di dare a Pin un luogo speciale e magico dove rifugiarsi, anche se tale scelta penso rappresenti la necessaria via di fuga che ognuno di noi si crea per sopravvivere ad enormi iniquità.

Ultima annotazione merita la bellissima prefazione scritta dallo stesso Calvino per l’edizione Einaudi del 1964 e che è diventata, a buon diritto, parte integrante dell’opera. L’autore esprime una nota di delusione per la sua stessa creatura che, a suo dire, non è riuscito a dare una totale rappresentazione della Resistenza, cosa che invece riuscì a Beppe Fenoglio nel suo “Una questione privata”, opera capace di rammentare fedelmente e per lungo tempo la memoria della Resistenza ed i suoi valori.

Libro molto consigliato… quasi un libro di formazione.