Caino di José Saramago edito da Feltrinelli. Prima edizione 2009.

Per la prima volta, un libro di Saramago mi ha deluso! Ma proprio deluso deluso!

Non ho ritrovato in questo ultimo libro dell’autore lusitano, nulla di tutto quello che mi ha affascinato nei tanti altri suoi scritti, letti in precedenza.

Non c’è paragone con i suoi libri anteriori, nessuna delle meraviglie che mi avevano affascinato negli altri suoi romanzi è presente in questo ultimo libello.

Sembra quasi che lo scrittore abbia tentato un cambio di stile; purtroppo, personalmente, non l’ho trovata una buona idea.

Oppure l’argomento trattato era talmente vasto e complesso che, nel tentativo di renderlo facile e scorrevole, l’ha trasformata in una storia banale e puerile.

Provo a darne un breve riepilogo.

Come dice il titolo, il libro si occupa della vita di Caino, quello biblico e prende le mosse dalla genesi del genere umano con la creazione, da parte di Dio, di Adamo ed Eva con la conseguente cacciata dal paradiso terrestre eccetera eccetera.

Quindi “l’allegra” famigliola viene cacciata dall’Eden e si ritrova a vagare in un deserto senza alcuna speranza di sopravvivenza visto che non sanno fare nulla ne hanno idea di come procacciarsi cibo e vestiario. Miracolosamente si accodano ad una carovana che li porta in un villaggio dove nascono i due figli, e il successivo omicidio di Abele da parte di Caino.

E fino a qui la storia è arcinota; ma d’ora in avanti nulla sarà come ci si aspetta. Caino scappa dalla sua tribù e comincia a girare per non meglio identificati luoghi dove si imbatte nei più svariati personaggi della Bibbia; quando gli viene chiesto il suo nome, dice di chiamarsi Abele.

Cacciato e condannato ad una vita errabonda, il destino di Caino è quello di un povero mucchio d’ossa che viaggia a dorso di mulo, attraverso lo spazio e il tempo; ora da protagonista ora da semplice spettatore, avventuriero e mascalzone, visita tutti gli episodi più significativi della narrazione biblica.

La cosa che maggiormente mi ha deluso in questo libro è il fatto che gli eventi a cui partecipa il protagonista, sono temporalmente diversi e l’unica giustificazione che l’autore riesce a trovare è quella dell’intervento divino che fa viaggiare Caino avanti e indietro nel tempo come uno jo-jo.

Saramago, rende Caino un essere umano, né migliore né peggiore di tutti gli altri. Al contrario, il Dio che viene fuori dalla narrazione è un dio malvagio, ingiusto e invidioso, che non sa veramente quello che vuole e soprattutto non ama gli uomini.

Qui c’è l’unica cosa di tutto il libro che mi è piaciuta; infatti Caino dice chiaramente a Dio quello che pensa di Lui e del Suo comportamento, soprattutto gli rinfaccia la strage dei bambini presenti a Sodoma e Gomorra.

Degno di nota è anche la conclusione dell’episodio dell’arca di Noè; unico momento che riesce a strappare un sorriso e a risvegliare il lettore da una noia mortale.

Riscrittura personalissima della Bibbia, questo libro è un’invenzione letteraria ed un tentativo di allegoria che mette in scena l’assurdo di un Dio che appare più crudele del peggiore degli uomini.

Ribadisco che per tante ragioni questo libro non mi è proprio piaciuto. I personaggi sono poco raccontati, le ambientazioni sono descritte in maniera puerile, gli avvenimenti (tranne quelli biblici) sono banali, le motivazioni del viaggio di Caino sono confuse ed incomprensibili.

Anche lo stile di scrittura di Saramago è diverso dal suo solito. Certo la punteggiatura continua ad essere un’ipotesi ma non c’è la stessa energia che si trova in altri suoi libri. Sembra quasi che il libro sia stato scritto da una persona diversa da quella che ha prodotto capolavori come “L’uomo duplicato”, “Cecità” “Vangelo secondo Gesù Cristo” e tanti tanti altri.

Siamo forse di fronte all’opera di un ghost-writer?

Libro ovviamente non consigliato.