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Akhenaton – L’eretico

Akhenaton -L’ereticodi Valery Esperian, prima edizione 2018.

Prima di raccontare la trama di questo avvincente romanzo storico voglio ricordare che presso gli Egizi, ma in realtà fino a tutto il Medioevo era consuetudine, tra i possidenti, che i matrimoni avvenissero molto spesso tra consanguinei (fratelli, cugini, nipoti ecc ecc) perché così facendo si manteneva la ricchezza nell’ambito della famiglia.

La scienza poi ci ha insegnato che però, così facendo e a lungo andare, si indeboliva terribilmente il corredo genetico, spalancando le porte a una serie di malattie e malformazioni.

Ecco, tutto questo per spiegare come mai l’aspetto di Akhenaton (anche noto con il nome di Amenofi IV) non fosse dei migliori e anche di salute non è che stesse proprio bene infatti il padre, Amenofi III, aveva scelto come erede al trono il di lui fratello Thuthmose che, ma guarda un po’, muore in circostanze misteriose.

Dunque, vuoi per fortuna, vuoi per i magheggi fatti dalla madre, il giovane Amenofi IV sale al potere e, dopo cinque anni relativamente tranquilli, durante i quali si è occupato quasi esclusivamente della bellissima moglie, nonché cugina, Nefertiti e alla creazione di quella pletora di figli che lascerà dietro di sé, inizia la sua rivoluzione.

Lo vedremo nel corso del romanzo dibattersi tra la tradizione politeista egizia e l’amore appassionato per il dio Aton (il disco solare) che lui ritiene responsabile della sua inattesa salita al trono. In suo onore cambia il proprio nome in Akhenaton, decide l’edificazione di una città dedicata al dio e, soprattutto, cambia la religione dell’alto e basso impero da politeista a monoteista. Ovviamente l’unico vero dio è Aton di cui lui è il rappresentante nonché il figlio.

Secondo voi, quali sentimenti dovevano provare per il faraone tutti i sacerdoti e le sacerdotesse dei vari Dei mandati in pensione, che si sono ritrovati dimessi con un bel calcio… nel gonnellino di lino?

Usando un eufemismo potremmo dire che erano abbastanza agitati nei confronti del faraone e la stessa situazione si verificava in ogni ambito del regno ma Akhenaton non se ne preoccupava perché era convinto che, con l’erezione della nuova città dedicata ad Aton e i conseguenti commerci che si sarebbero sviluppati, i malumori si sarebbero placati.

Seguiremo il faraone in questo suo sogno che molto spesso si trasformerà in una ossessione se non in un incubo vero e proprio.

Cammineremo nel palazzo reale ed assisteremo alla nascita e al declino di uno dei progetti più grandiosi mai concepiti. Assisteremo allo sforzo che Akhenaton farà per portare avanti il suo culto smisurato per Aton.

Non si tratta di un libro giallo ma in alcuni passaggi potrebbe ricordarlo.

Il collettivo Valery Esperian ci porta a spasso per quel bellissimo periodo storico che è l’Egitto dei faraoni prestando grande attenzione alle fonti storiche. Probabilmente non è accurato come i romanzi di altri egittologi ma sicuramente non sono contenute informazioni scorrette.

La scrittura è molto scorrevole e allo stesso tempo incatena il lettore alla storia, i personaggi sono sempre molto fedeli alla realtà dell’epoca.

E’ interessante poter sbirciare all’interno di una realtà così lontana dalla nostra e al contempo così affascinante. L’antico Egitto ha sempre un fascino enorme soprattutto quando è raccontato così approfonditamente come in questo libro.

Se vogliamo trovare un appunto da fare a questo libro è che non menziona assolutamente cosa accade alla morte del faraone.

Pochi anni furono sufficienti perché il vecchio sistema politeista riprendesse il comando e infliggesse al povero Akhenaton il peggiore dei castighi. L’oblio.

Infatti il faraone subì la damnatio memoriae, cioè il suo nome venne cancellato da tutti i documenti ufficiali, dai cartigli, dalle statue, da tutto quello a cui si riuscì ad arrivare e non doveva essere più pronunciato. Per gli egizi questo era la peggiore delle condanne perché, l’anima di un defunto sopravvive fino a che sopravvive il suo nome e pertanto cancellandone il nome l’anima muore definitivamente e non potrà mai tornare.

Una buon guida per fare un giro nei tempi antichi, per vedere come vivevano i reali e per sognare con una delle culture più affascinanti della storia. Libro consigliato.

Saggio sulla lucidità

Saggio sulla lucidità di José Saramago edito da Einaudi – prima edizione 2004.

Saramago è un genio, e questa è cosa arcinota; Non ci voleva certo il mio imprimatur a questa assoluta verità eppure in questo libro ho trovato un Saramago diverso dal solito. Un Saramago più arrabbiato e allo stesso tempo meno combattivo, un Saramago più amareggiato e allo stesso tempo più supino alle avversità della vita.

In una nazione che non viene mai nominata, c’è una capitale senza nome. In questa città sono indette delle elezioni amministrative e a sorpresa , non solo la gente si reca alla urne in massa, ma in stragrande maggioranza decide di votare scheda bianca. Il governo in carica decide di indire nuove elezione ad una settimana dalla prima tornata elettorare, credendo che il particolare risultato sia dovuto ad una forma di protesta. Il risultato della seconda votazione è ancora più eclatante. Ben l’83% dei voti è scheda bianca.

Il governo è in pieno marasma perchè non riesce a capire se si tratta di un gesto rivoluzionario, una congiura anarchica o una provocazione di gruppi estremisti. Ma l’empasse dei governanti lascia presto il campo ad una serie di decisioni improvvise e forse un po’ avventate che, nelle menti che le hanno partorite, dovrebbero servire al doppio scopo di scoprire il motivo di questa epidemia “bianca” e di far venire allo scoperto gli organizzatori di tale manifestazione.

Non racconterò oltre perchè credo che sarà molto interessante per chi vorrà leggere questo libro scoprire quali azioni mettono in campo sia i partiti di maggioranza sia quelli di minoranza che sperano di trarre vantaggio da questa situazione.

Nel corso del libro è presente un riferimento molto forte ad un altro libro di Saramago (Cecità ndr) ma il “Saggio sulla lucidità” può essere letto anche senza aver prima letto l’altro.

Sul palcoscenico organizzato dall’autore si muovono vari personaggi, un commissario, un ispettore e un agente di seconda classe da una parte, una donna che non è diventata cieca, un uomo con un occhio bendato e una ex prostituta dall’altra. La cosa particolare di tutti i personaggi di questo scritto è che nessuno ha un nome. Tutti sono riconosciuti attraverso un particolare della loro vita presente o passata.

E’ straordinario come nonostante i personaggi non abbiano nome siano perfettamente disegnati dalla fantastica penna di Saramago al punto di riuscire a “vederli” mentre si muovono nella città.

Il finale è abbastanza prevedibile eppure giunge violento e improvviso come una martellata su un dito.

All’inizio ho affermato che questo Saramago è differente dai precedenti e la differenza sta nel fatto che, mentre nei libri già letti si trovava un autore spietato con le crudeltà della vita ma sempre disponibile alla speranza, in questo non vi è traccia della speranza.

E’ altresì interessante notare come la situazione politica raccontata nel libro sia straordinariamente simile a quella che si sta vivendo, non soltanto in Italia, ma in buona parte dei paesi democratici.

Nel libro è presente infatti uno scollamento nei confronti di quelle istituzioni democratiche che hanno guidato le scelte per decine di anni, che è molto simile a quello che si “respira” nelle strade contemporanee, nei nostri giornali e nei discorsi che si fanno tra amici.

Forse è proprio questo il grande merito di Saramago, essere riuscito a immaginare una situazione in divenire così simile a quella che stiamo vivendo.

Il libro è un avvincente “giallo politico”, un apologo sui lati oscuri del potere e una spietata analisi del mondo contemporaneo; ma anche una disperata storia della vita.

Libro molto consigliato.