La mappa del destino di Glenn Cooper edito da Editrice Nord – prima edizione 2011

Questo libro non funziona, o forse non funziona per me. Ho già letto altri due libri di Cooper, “La biblioteca dei morti” e “Il libro delle anime”, e ricordo che non mi avevano particolarmente affascinato. Questo terzo libro “La mappa del destino” è la conferma in peggio di quelle sensazioni che avevo avuto nel corso della lettura degli altri libri.

Come i due precedenti è un libro che non conquista la mia attenzione, la mia curiosità.

Il libro va in tante direzioni senza, realmente prediligerne una. Teoricamente il libro dovrebbe raccontare di una grande scoperta, il ritrovamento di una caverna abitata da uomini primitivi, con pitture rupestri alle pareti, ma nel prosieguo del libro si intrecceranno altre storie;

Ci sono delle particolarità in questa caverna; Non vengono rappresentati, come al solito, soltanto gli animali o scene propiziatrici della caccia, ma anche delle piante, nello specifico tre piante; questa cosa è particolarmente strana e il protagonista del libro che è un paleontologo francese molto famoso.

Nel dipanarsi degli eventi, il protagonista dovrà affrontare parecchie difficoltà e scoprire che le tre piante rappresentate sui muri della caverna sono gli ingredienti di una mistura “magica”, che ha poteri molto particolari.

Parallelamente a questa prima storia, l’autore ne racconta altre due; una è appunto il racconto della vita dei primitivi che abitavano la valle ove si trova la caverna e di come abbiano realizzato le pitture per raccontare la loro vita. Questo racconto ci permette di studiare le reali condizioni di questo gruppo, le loro meccaniche sociali e la loro storia.

Il terzo filone che troviamo è quello della vita di San Bernardo da Chiaravalle che viene tirato in ballo in quanto la grotta contenente i dipinti, viene reperita nelle vicinanze di un monastero dove, dopo un incendio,i frati trovano un manoscritto in cui si racconta della grotta e delle piante in essa rappresentate.

Nel corso del libro l’autore riesca a portare avanti parallelamente i tre racconti fino poi a congiungerle sul finale.

La storia non è nemmeno brutta, potrebbe anche essere un qualcosa di valido ma, forse lo stile di scrittura di Cooper, forse il fatto che per i primi capitoli il racconto del libro sia assolutamente slegato, fa si che non abbia conquistato il mio desiderio di continuare la lettura. L’ho portato a termine perchè, in fondo, è un libro anche relativamente piccolo. E’ un libro che, una volta terminato non lascia assolutamente nessun tipo di impressione.

I personaggi sono poco caratterizzati, poco raccontati, poco dipinti; forse solo il personaggio principale, tale Luc Simard è sufficientemente raccontato dall’autore.

Essendo scritto come un giallo non posso rivelare troppo di quello che c’è nel libro. Certamente forse se questa storia l’avesse raccontata un Simenon, un Camilleri, un Agatha Christie o forse solo un Wilburs Smith sarebbe stato un grandissimo successo; purtroppo lo stile di scrittura di Cooper pregiudica lo splendore che si poteva mettere in questo libro.

Non c’è molto altro da dire. L’ho trovato un libro banale che non lascia nulla nei ricordi del lettore e probabilmente sarà l’ultimo libro di Cooper che leggerò visto che nemmeno gli altri due mi erano particolarmente piaciuti.

Libro non consigliato.