Alèxandros – La trilogia di Valerio Massimo Manfredi edito da Oscar Mondadori – prima edizione 1998

Da dove cominciare a raccontare un libro di quasi 1000 pagine? Questa è la domanda che per tutto il tempo della lettura ha occupato la mia mente. Come potrò essere in grado di trasmettere le emozioni, le sensazioni, i profumi, gli odori, i dolori, le amicizie, le congiure e quant’altro è presente in questo libro? Non ne ho la più pallida idea quindi chiedo anticipatamente scusa, a chiunque abbia letto il libro, o che conosca la storia del grande condottiero, e che trovi la mia recensione banale, povera e in fondo scontata.

Il libro è l’unione di tre libri pubblicati da Manfredi i cui titoli sono: Alèxandros – 1.Il figlio del sogno; Alèxandros – 2. Le sabbie di Amon; Alèxandros – 3 Il confine del mondo.

Comincio col dire che questo libro è stra-or-di-na.rio! Difficile indubbiamente, complesso, lungo, intricato ma sicuramente un libro affascinante ed attraente.

Si tratta ovviamente della biografia di Alessandro il Macedone (alias Alessandro il Grande, Alessandro il conquistatore e Alessandro Magno) dal suo concepimento fino alla morte.

Ho trovato molto interessante soprattutto lo sviluppo che Manfredi illustra della personalità dei vari “attori” che si affacciano sul palcoscenico di questa vita straordinaria. Tutti i personaggi principali, ma anche molti secondari, vengono rappresentati con grande cura, permettendo al lettore di entrare in sintonia con le diverse anime di queste persone. Impossibile, per esempio, non amare gli amici del grande condottiero; amici che entrano nella sua vita con i giochi dell’infanzia e che ne escono soltanto con la morte.

Gran parte del libro viene assorbita dal racconto delle campagne militari che portarono Alessandro e il suo esercito, in soli dodici anni, a conquistare l’intero Impero Persiano, dall’Asia Minore all’Egitto fino agli attuali Pakistan, Afghanistan e India settentrionale. Può sembrare un racconto spaventoso questo stillicidio di battaglie, assalti e carneficine, invece lo stile sobrio e moderno scelto dall’autore, rendono interessanti queste pagine e spiegano molto realisticamente quelle che sono le tattiche di guerra usate nei vari combattimenti e, al contempo anche la vita dei soldati e del loro Re.

Trovo sia stato molto furbo, da parte dell’autore, usare una caratteristica fisica di Alessandro per identificarne le due anime che lo componevano. Infatti è provato da scritti contemporanei al condottiero, che Alessandro Magno avesse gli occhi di colore diverso (gli storici si dividono: alcuni dicono uno blu e l’altro marrone, mentre un’altra scuola di pensiero ritiene che fossero uno azzurro e uno nero). Con questo “escamotage” Manfredi riesce ad illustrare la dualità della personalità del re; un attimo è un leone ruggente che si lancia sulla preda per sottometterla, e l’istante successivo è un tenero cucciolo che gioca e scherza con i suoi amici e commilitoni.

Il ritratto che risulta dalla lettura di questo magnifico scritto è sicuramente quello di un uomo geniale, forte, irruente e coriaceo ma al contempo dolce, attento, riflessivo e sentimentale. Un uomo forte nelle avversità della battaglia ma tenero di fronte ai dolori della vita al punto da non vergognarsi di farsi vedere in lacrime dai suoi uomini in svariate occasioni.

Il dualismo del suo animo si ritrova spesso nelle decisioni fulminee che è costretto a prendere in battaglia. A volte il suo animo nobile gli fa percorrere la strada della sottomissione volontaria delle città che desidera conquistare, altre volte invece non ha il minimo dubbio sulla necessità di attaccare la città da conquistare. Queste scelte possono apparire semplici colpi di testa le prime volte ma, continuando nella lettura, ci si rende conto che invece ogni decisione è supportata da ragionamenti ponderati e soprattutto da motivazioni inappuntabili.

Un discorso a parte meritano le donne che in questo libro sono presenti sempre e soltanto come madri di qualcuno, mogli di qualcun altro o amanti. Purtroppo la funzione della donna nell’epoca in cui visse il grande Imperatore non permetteva loro di aspirare a molto di più anche se l’autore tenta di dare spessore e ruolo alle donne che entreranno nella narrazione.

Tra tutti i rapporti interpersonali che si intrecciano nel racconto, tre sono quelli che maggiormente hanno stimolato la mia curiosità: quello di Alessandro con il proprio cane “Peritas” (un molosso che durante una battaglia arriverà a salvare la vita ad Alessandro Magno); quello con il proprio cavallo “Bucefalo” (uno splendido stallone che nessuno riusciva a domare e che il giovane imperatore domerà con alcune parole sussurrate all’orecchio) e quello con il suo più grande amico “Efestione”.

Discorso a parte merita il rapporto tra Alessandro Magno ed Efestione; nel testo non se ne fa menzione ma le fonti storiche raccontano di un rapporto particolarmente forte tra questi due personaggi al punto da ventilare un rapporto d’amore tra loro. Ricordiamo come per la cultura greca dell’epoca fosse perfettamente accettabile e comprensibile l’amore omosessuale. Forse l’unico momento in cui Manfredi dimostra di conoscere questo particolare della vita di Alessandro Magno è quando racconta della disperazione che coglie il Re alla morte del Generale.

Potrei andare avanti a raccontare le meraviglie di questo libro ancora per lungo tempo ma non riuscirei mai a dimostrare quanto questo scritto mi abbia illuminato, emozionato, incuriosito ma soprattutto insegnato. Impossibile per le mie limitate capacità esprime meglio di come ho già fatto tutta la mia meraviglia per il mondo in cui Valerio Massimo Manfredi è riuscito a raccontare così splendidamente questa vita, al punto da far amare anche a me la Storia.

Libro ovviamente con-si-glia-tis-si-mo!