Al limite della notte di Michael Cunningham edito da Bompiani – prima edizione 2010.

Nella New York di oggi, il protagonista di questo racconto Peter, quarantenne, mercante d’arte a Manhattan, crede di essere un uomo realizzato. Ha un bel lavoro, che a breve dovrebbe dargli delle nuove opportunità, un bell’appartamento, una moglie ancora affascinante e una figlia ormai al college.

Peter crede di avere tutto eppure scoprirà che qualcosa manca. Si renderà conto che alla sua vita mancano il senso di movimento, l’aspirazione a qualcosa di superiore, la tensione del rischio e il senso del pericolo.

Tutto questo entrerà, improvvisamente, nella vita di Peter con l’arrivo di Ethan, il fratello minore di sua moglie Rebecca. Peter all’inizio non comprende l’enormità di quello che sta accadendo, infatti canzona Ethan con un nomignolo (lo chiama Erry diminutivo di Errore in quanto non era una gravidanza attesa); lo giudica per la dipendenza da sostanze stupefacenti che ha avuto nel suo passato e, quando è costretto ad ospitarlo, si augura che se ne vada prima possibile.

Ethan è alla ricerca della sua realizzazione professionale e, in questa sua esplorazione pensa di essere portato per “fare qualcosa nel mondo dell’arte” e, per questo, si affianca a Peter per provare ad entrare nel mercato dell’arte.

“Obtorto collo” Peter cerca di aiutarlo contestualmente all’organizzazione della mostra di un’artista emergente e mentre cerca di vendere un pezzo (obiettivamente orrendo) ad una sua affezionata cliente.

Per portare a termine la vendita è costretto ad andare ad assistere al posizionamento dell’opera d’arte nel giardino della cliente e con sé porta Ethan per insegnargli alcuni trucchi del suo lavoro; proprio sulla riva del lago che costeggia la proprietà succederà qualcosa che distruggerà le granitiche certezze di Peter.

Da questo momento il sassolino del dubbio inizierà a rotolare per la china della vita di Peter diventando sempre più una valanga inarrestabile; senza le sue certezze Peter entrerà in una crisi profonda, dalla quale proverà ad uscire tentando prima di fuggire nella propria fantasia e poi pensando di mollare tutta la sua vita (lavoro, moglie, figlia ecc ecc) e di iniziare una nuova esistenza completamente diversa dalla precedente.

Terminata la sinossi del libro, (ridotta al minimo indispensabile per non togliere il gusto della lettura, a chi vorrà avventurarsi nel mondo dalle ambientazioni tenui descritte da Cunningham), esaminiamo i personaggi che sono rappresentati con descrizioni minime ma estremamente caratterizzanti, che permettono al lettore di completare le informazioni con la propria immaginazione e quindi di “vestire” ogni personaggio delle qualità che preferisce.

 

L’unico personaggio che, fin dal principio del libro, mi è stato sinceramente antipatico è Rebecca (la moglie di Peter); la trovo una donna fredda e scostante, che male si accoppia all’immagine mentale che mi sono formato di Peter, che immagino essere un quarantenne affascinante, stretto in una vita un po’ triste e monotona, annegato in una città fascinosa e luccicante come un collier di diamanti.

Cunningham (Premio Pulitzer per Le Ore) crea un romanzo seducente e sensuale, dalla scrittura densa e coinvolgente che conduce il lettore sulle tracce di una bellezza che tutto può salvare e tutto può distruggere.

 

Libro consigliato.