Inheritance di Christopher Paolini edito da Rizzoli – prima edizione 2011.

Come dice il quarto di copertina “Tutto è iniziato con Eragon… tutto finisce con Inheritance”.

E’ stata una attesa molto lunga quella che abbiamo dovuto sopportare noi amanti di Paolini prima che uscisse questo ultimo lavoro che chiude il ciclo dell’Eredità, però la nostra attesa non è stata vana. Ancora una volta Paolini ha dimostrato di essere un abile scrittore, capace di tenerci sulle spine, capace di darci delle emozioni che non si sono esaurite con l’esaurirsi dell’ultimo rigo, capace di raccontarci i personaggi talmente approfonditamente da farceli amare o odiare come se fossero reali.

La tetralogia del ciclo dell’Eredità è composta da “Eragon, Eldest, Brisingr e ora Inheritance”. Nella quadrilogia viene raccontata la storia di Eragon, del popolo dei Varden, degli Elfi, dei Nani, degli Urgali… insomma di un sacco di personaggi ma, a mio modestissimo parere, i veri protagonisti di tutta questa meravigliosa saga fantasy sono i draghi.

Ebbene sì, la cosa che più ha colpito la mia immaginazione in questo ultimo libro, così come nei precedenti, è la straordinaria vita immaginata da Paolini per questi enormi animali.

Come posso spiegare la mia meraviglia davanti a questi colossi grandi come palazzi che però hanno la capacità di volare, ma soprattutto che hanno un cuore talmente ricco di amore da poter continuare a vivere anche dopo che il corpo è morto, attraverso il “cuore dei cuori”?

Tanto per cercare di mettere un po’ di ordine in questo mio scritto comincerò con un breve riassunto di questo ultimo capitolo, cercando di non raccontare troppe cose, al fine di non togliere a nessuno la suspance di scoprire come va a finire.

Dunque, alla fine di Brisingr, Eragon e i Varden hanno conquistato Feinster; Eragon è entrato possesso di Brisingr – la nuova spada costruita apposta per lui con l’acciaioluce trovato sotto l’albero di Menoa; però durante la battaglia Galbatorix ha ucciso il mentore di Eragon, Oromis.

Ora all’inizio della nuova avventura la marcia di Eragon e dei Varden sembra inarrestabile; marciano nel cuore dell’impero verso la capitale, dove Galbatorix siede sul trono, tronfio e sicuro di sé.

Durante la marcia di avvicinamento alla capitale i Varden dovranno combattere svariate battaglie per poter rendere sicuro il loro viaggio. E’ bello vedere come le difficoltà che si presentano vengano risolte con la forza o con l’astuzia e con quella dose di giusta incoscienza che spesso spinge l’uomo a conquistare vette che sembravano irraggiungibili.

Questa ultima, epica, battaglia si combatterà nonostante i Varden siano stanchi, decimati e con le risorse quasi esaurite e, forse, proprio la coscienza di sapere di non avere alcuna via di fuga mette nelle loro braccia e nelle loro armi quella volontà che nasce dalla certezza di non avere nulla da perdere.

Insomma, i Varden avanzano e, inspiegabilmente Galbatorix non cerca in alcun modo di fermare la loro avanzata. Ci si aspetterebbe che, il tiranno, provi a fare delle incursioni o che dissemini lungo il cammino trappole e contingenti di soldati talmente numerosi da esaurire le forze arrembanti; e invece niente. Certo, i Varden trovano nelle città fortificate che devono conquistare degli strenui oppositori che fanno del loro meglio per opporsi, ma a poco giova la loro difesa e soprattutto sono relativamente pochi i danni che gli uomini di Galbatorix riescono ad infliggere ai Varden.

E finalmente si arriva alla battaglia finale!… che non vi racconto ovviamente.

Ripeto quanto già scritto sopra; è un grande libro che conclude degnamente una saga che ha affascinato milioni di lettori in tutto il mondo. I richiami alla saga de “Il signore degli anelli” sono molti ed evidenti; eppure nel ciclo dell’Eredità c’è altro. C’è il grande amore che lega i cavalieri e i draghi, ci sono i rapporti tra nani, uomini, elfi, cavalieri, urgali e draghi che finalmente sono tutti sullo stesso livello; c’è un ragazzino che si trova, suo malgrado, ad essere un Cavaliere di Draghi prima, e poi a dover guidare un esercito formato da tanti “mondi diversi”, in quella battaglia utopica che molti hanno sognato ma che solo pochi coraggiosi hanno avuto la forza di desiderare fino alla realizzazione.

Piccola nota per i lettori. Il libro è oggettivamente un grosso tomo (siamo intorno alle 850 pagine); le prime 150 sono un po’ pesanti da leggere ma non vi scoraggiate. Abbiate fede e vedrete che, ancora una volta Eragon, Roran Fortemartello, Nasuada, Islazandi, Saphira, Murtagh e tutti gli altri splendidi attori di questo racconto, allieteranno le vostre ore di lettura e si congederanno da voi lasciandovi nel cuore un misto di soddisfazione ma anche di tristezza per la fine di una grande amicizia.

Ho detto tutto quello che bisognava dire. Il resto è silenzio”.

Libro molto consigliato.