Viaggio al centro della terra di Giulio Verne disponibile in tutte le case editrici, prima edizione 1864 – prima edizione italiana 1874.

Trattandosi di un pilastro della letteratura contemporanea, la mia flebile voce potrà aggiungere poco a quello che già è stato detto su questo romanzo che ha attraversato i secoli. L’unica nota originale che posso aggiungere è solo il mio personale giudizio sull’opera che però, proprio perché personale non può essere preso a campione.

Intanto una brevissima sinossi: nella città di Amburgo il 24 maggio 1863, nel calore della propria casa, il professor Lidenbrock sta analizzando il preziosissimo libro islandese del XII secolo che ha appena acquistato. Il professore sta mostrando tronfio di orgoglio il suo acquisto al nipote Axel quando una pergamena scivola fuori dal libro. Si tratta di un crittogramma runico che il professore riesce a decifrare e su cui sono indicate le istruzioni vergate da un luminare islandese, tale Arne Saknussemm, per effettuare il viaggio al centro della terra.

Il professore non sente ragioni e immediatamente organizza la spedizione per andare alla scoperta del continente racchiuso dalla nostra terra.

Giunta a Reykjavick, la compagnia improvvisata, aumenta di un elemento; Hans è una guida molto esperta li accompagnerà fino alle pendici dello Sneffels, vulcano che, secondo il crittogramma, è la porta da cui accedere al centro della terra.

Ovviamente, le cose non andranno come il professor Lidenbrock ha pensato. Tutte le sue certezze granitiche si sciolgono come neve al sole mentre avanza all’interno del vulcano seguendo le fumose istruzioni dello sconosciuto professor Saknussemm.

La compagnia dovrà affrontare una serie di pericoli e la spedizione si trasformerà presto da ricerca scientifica a lotta per la sopravvivenza del gruppo stesso.

L’avventura addirittura ha il potere di modificare l’animo delle persone. A riprova di ciò il professore che all’inizio è burbero, nervoso e che tratta il povero nipote come uno zerbino, sarà costretto a rivedere le proprie certezze e sarà anche costretto da dimostrare il proprio affetto.

Nel loro vagabondare all’interno della crosta terrestre vedranno cose straordinarie e terribili, laghi circondati da funghi giganti, animali preistorici ancora vivi, saranno in balia di un tornado che quasi li ucciderà e troveranno anche le tracce del professor Saknussemm… oh se le troveranno!

In questo romanzo però, il vero viaggio non è quello verso il centro della terra bensì verso il centro dell’animo umano perché, le difficoltà cementeranno gli affetti che nel corso della vita normale si erano dati per scontati.

Questo è il primo grande insegnamento di questo libro. Che è nelle difficoltà che vediamo chi ci ama davvero, di chi possiamo fidarci ciecamente.

Questo romanzo è scritto chiaramente con un linguaggio ottocentescopertanto spesso l’autore si “perde” in lunghe descrizioni, anche perché le cose che sta raccontando non erano consuete all’epoca (non lo sarebbero nemmeno alla nostra di epoca in effetti). Verne mescola molta fantasia alle poche informazioni che già all’epoca si conoscevano sulla struttura interna della terra, però il fatto stesso di aver inventato un mondo all’interno della nostra terra ed essere riuscito ad immaginarlo fa, di questa narrazione, un perno attorno a cui ruota tutto un filone letterario fantascientifico, quello del “mondo perduto”.

Considerato, insieme a “Ventimila leghe sotto i mari” un romanzo per ragazzi, alla lettura si squaderna un’opera mirabile e affascinante, piena di colpi di scena e di situazioni di pericolo che incollano il lettore alla storia. I personaggi sono indubbiamente cesellati alla perfezione e, la loro trasformazione è mirabilmente raccontata nel corso degli eventi.

Libro complesso ma sicuramente molto gradevole.